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F1, GP Belgio: un giro a Spa-Francorchamps, dove la velocità fa la differenza

Diciannove curve e otto frenate scandiscono il circuito più lungo del Mondiale. L’Eau Rouge resta un punto iconico del Mondiale. Serve aderenza in curva, ma non troppo carico sui lunghi rettilinei. Non è un tracciato impegnativo per i freni, ma le sollecitazioni sulle gomme sono elevate. Pirelli sceglie medie, soft e supersoft.
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La Formula 1 torna all'università del circus, a Spa-Francorchamps, sul più lungo tracciato del Mondiale. “Il giro è lungo, e senti che puoi anche fare un errore qua e là ma avrai la possibilità di rientrare, visto che non è mai finita fino alla linea del traguardo”. Gli attuali 7.004 del circuito rappresentano solo la metà del tracciato originario inaugurato nel 1924. La configurazione attuale esiste, con qualche modifica, dal 1979. Restano però molte delle curve di quel mitico percorso, come Raidillon e l'Eau Rouge dove i piloti affrontano prima una discesa e poi una compressione in salita a velocità elevatissime con carichi verticali estremi. “E' una pista unica, nei boschi” sottolinea Verstappen, che qui ha sempre moltissimi tifosi, "è diversa da qualunque altra.

L'impegno dei freni

Il tracciato è scandito da 19 curve, anche se sono solo quattro le frenate caratterizzate da elevatissime energie. Per questo, e per la presenza di curvoni veloci come l’Eau Rouge e il Blanchimont che facilitano il raffreddamento dell'impianto, secondo i tecnici Brembo, che hanno classificato le 21 piste del Mondiale, il Circuit de Spa-Franchorchamps rientra nella categoria dei circuiti poco impegnativi per i freni, sollecitati infatti solo 8 volte al giro, per meno di 13 secondi in totale.

La decelerazione media sul giro è di 4 g e questo fa scendere la quantità di energia dissipata in frenata durante l’intero GP a 135 kWh, poco più della metà dell’Hungaroring.

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Un giro di pista

“Non è facile trovare il set-up giusto su un circuito complesso, con lunghi rettilinei, considerevoli cambi di pendenza e curve ad alta velocità” ha spiegato il team principal Mercedes, Toto Wolff. “Vuoi abbastanza aderenza per essere veloce in curva ma allo stesso tempo non avere troppo carico sui tratti veloci”.

Il fascino dell'Eau Rouge

La prima frenata, al tornante della Source, è già impegnativa. Le monoposto perdono oltre 200 km/h, passando da 284 a 80 km/h in 2,53 secondi e 121 metri. La Source, grazie all'ampia via di fuga all'esterno, consente diverse traiettorie e immette in una delle curve iconiche del tracciato, l'Eau Rouge. La vecchia curva a sinistra, così chiamata per il flusso d'acqua ricca di ferro che vi scorre sotto, portava i piloti verso il confine con la Germania. I rischi per la sicurezza, nel punto dove persero la vita Stefan Bellof nel 1985 su una Porsche e di Guy Renard nella 24 Ore del 1990, avevano fatto ipotizzare di trasformare l'Eau Rouge in una chicane. Ayrton Senna, però, si oppose: togliere l'Eau Rouge, diceva, è come cancellare la ragione per cui faccio il pilota.

A Les Combes la frenata più dura

In entrata bisogna spostarsi verso destra alla Raidillon, a sua volta portata dieci metri verso destra nel 1983 e resa così ancora più veloce. Dopo un brusco cambio di pendenza si vola per 1,8 chilometri e 23 secondi in accelerazione lungo il rettilineo del Kemmel che conduce all'entrata di Les Combes, la frenata più violenta del tracciato. Le monoposto arrivano a 311 kmh e scendono fino ai 168 in 89 metri. “Da qui fino al backstraight di curva 15, tutta la parte centrale del circuito è molto più veloce” ha ammesso Romain Grosjean. “Con le nuove monoposto e il maggiore carico abbiamo avuto questa chiara sensazione”.

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Dal Pouhon al traguardo

I piloti, che dal 2010 possono sfruttare anche le vie di fuga asfaltate, salgono verso Malmedy, il punto più alto del tracciato. E da qui scendono verso il tornante del Rivage, dal fondo ondulato, e il Pouhon, una curva veloce a sinistra che si affronta con un leggerissimo tocco sul freno e sottopone i piloti a sollecitazioni più elevate. La frenata successiva conduce al Blanchimont, presente anche nella vecchia configurazione del tracciato. È qui che Senna si fermò nel 1992 per soccorrere Erik Comas dopo l'incidente durante le prove del venerdì. La chicane, spostata indietro dopo i lavori costati 19 milioni di euro fra il 6 novembre 2006 e il maggio 2007, anticipata dalla leggera curva 17 da percorrere in pieno, è l'ultima frenata impegnativa del tracciato. Le monoposto perdono oltre 200 kmh, passando dai 300 agli 80 in 2,45 secondi e 130 metri. Elevato è lo sforzo per i piloti: 142 kg di carico sul pedale e 4,6 g di decelerazione, sottolineano i tecnici Brembo. I piloti si immettono così lungo il rettilineo dei box, il secondo tratto in cui è possibile usare il DRS.

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La scelta delle gomme

Pirelli ha nominato medium, soft e supersoft, formalmente uno step più dure dell'anno scorso, ma essendo le gomme di quest'anno più morbide della stagione 2017, si tratta nella sostanza di una dotazione equivalente alle soft, supersoft e ultrasoft di dodici mesi fa. Nonostante l’aumento delle performance assicurato dalle monoposto attuali, sottolinea Pirelli, le mescole scelte per questa gara promettono di rispondere meglio alle caratteristiche di Spa-Francorchamps, famoso per il meteo variabile e i carichi multi-direzionali sugli pneumatici.

“Per questa gara, i Team hanno optato per scelte diverse di set disponibili, con alcune variabili che potrebbero portare a numerose strategie, grazie anche al fatto che quello di Spa-Francorchamps è un circuito che favorisce i sorpassi” ha detto il responsabile car racing, Mario Isola. “Questa gara è sempre un’incognita, soprattutto per quanto riguarda il meteo, quindi i Team saranno chiamati a reagire in modo tempestivo alle diverse circostanze. Dal punto di vista dei pneumatici è un gran premio molto impegnativo. Nel 2017 la nomination per questa gara è stata abbastanza aggressiva, e la gara ha confermato la validità di questa scelta. Per questo motivo abbiamo deciso di portare mescole dello stesso livello anche quest’anno, seppur con un nome diverso”.

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Le scelte dei piloti

Mercedes è l'unico dei top team che non differenzia le strategie fra i due piloti: Hamilton e Bottas portano tre medie, quattro soft e sei supersoft. I due piloti Ferrari, la scuderia più vincente su questo tracciato (16 vittorie), hanno entrambi sette treni di supersoft, ma Vettel porta due medie e Raikkonen, che qui ha vinto 4 dei suoi 20 gran premi, cinque soft. Un solo set di medie per i due piloti Red Bull: Ricciardo sceglie otto treni di “rosse” (unico dei top team), Verstappen, che non manca mai di provare waffles e patatine quando torna su un circuito dove si sente a casa, uno in più di soft rispetto al compagno, sicuro di lasciare il team a fine stagione. Solo la disastrata Williams sceglie nove supersoft. In controtendenza la McLaren, in quanto Alonso, che qui non ha mai vinto, e Vandoorne dispongono di appena quattro supersoft, quattro medie e cinque soft.

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