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F1, GP Brasile: Raikkonen-Alonso, duello triste e rivelatore

Alonso e Raikkonen si sono dati battaglia per il sesto posto, a 50 secondi dalle Mercedes. Ma senza ordini di scuderia. Nuova filosofia o ennesimo indizio dell’addio di Alonso?
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L'epifania di quel che è stato. E forse di quel che sarà. Il duello finale tra Alonso e Raikkonen per un modesto sesto posto che certifica come il Cavallino sia ormai la quarta forza del Mondiale, è senza dubbio rivelatore. Perché i 50 secondi di distacco tra i ferraristi e i due "litiganti" Mercedes che contemporaneamente si stavano giocando vittoria e titolo mondiale, danno la misura di una stagione malinconica, che l'arrivo di Mattiacci e il divorzio da Montezemolo non hanno certo risollevato. I numeri sono impietosi. Salvo miracoli a Abu Dhabi, questa sarà la prima stagione senza vittorie dal 1993. Alonso  fin qui ha conquistato solo 2 podi in questa stagione, in Cina e Ungheria: dal 2003 non ha mai finito una stagione con meno di tre piazzamenti in top-3. E a Raikkonen non può bastare, come consolazione, la considerazione di essere l'unico pilota ad essersi ritirato solo una volta in stagione insieme a Bottas e Magnussen. Il finlandese è riuscito a piazzarsi tra i primi 5 solo a Spa, ed è il suo record negativo in carriera.

Niente ordini di squadra – Oggi, è vero, è stato anche condizionato da un errore ai box che gli ha fatto perdere troppi secondi preziosi. E alla fine ha visto sfilargli davanti Vettel e Alonso, senza poterli contrastare con le gomme medie usurate, usate ormai da 26 giri. Ma il duello con il compagno di squadra ha, per certi aspetti, sorpreso per un'altra ragione. Perché non c'è stato alcun ordine di squadra, nessuno ha lasciato intendere al finlandese di far passare Alonso che forse, con tempi migliori e gomme più fresche, avrebbe anche potuto pensare di attaccare Button. Un caso? E' un segnale di un cambio di strategia in casa Ferrari? O solo un ulteriore indizio che Alonso l'anno prossimo correrà per un'altra scuderia, leggi McLaren? L'asturiano si è preso anche la piccola soddisfazione di infilare un gran bel sorpasso alla Descida do Lago su Magnussen, che dovrebbe essere il suo prossimo compagno di squadra. Ma è stato tuttavia preceduto sul traguardo da chi con ogni probabilità lo sostituirà, Sebastian Vettel. Troppo poco, comunque, per valutare positivamente le innovazioni, la nuova configurazione dell'ala posteriore e delle sospensioni, propedeutiche allo sviluppo della Ferrari del 2015.

Il Mondiale che verrà – Nel weekend brasiliano, però, si è discusso tanto, forse soprattutto, di politica sportiva e del futuro della Formula 1. La riunione tra i team e Bernie Ecclestone non ha prodotto però risultati. La Ferrari ha insistito ancora sulla questione dello scongelamento dei motori. C'è un accordo di massima, anche con Mercedes, per consentire modifiche alle power unit per il 48% entro fine luglio 2015. Ma la Ferrari avrebbe cercato di tirare ancora un po' di più e spingere la quota di interventi al 67%, su cui però la Mercedes non sembra disposta a cedere. Resta irrisolta anche la questione della terza macchina. A precisa domanda degli inviati di Sky Sports, Ecclestone ha negato di avere già chiesto a Ferrari e Red Bull di presentare tre macchine in griglia l'anno prossimo. Tuttavia, ha rivelato Chris Horner, nel contratto con Ecclestone c'è, per i top team, l'obbligo di presentare tre vetture se il totale delle macchine in griglia è inferiore a una certa soglia (il minimo garantito dalla FIA a tv e organizzatori è 18). Non resta che aspettare e vedere. Di certo, però, non è una soluzione tampone come questa che può risolvere la grave crisi di sistema della Formula 1. E la Ferrari, che riceve più di tutti nella spartizione dei proventi dei diritti tv, ha scelto da che parte stare. Ha scelto di battersi per introdurre modifiche che andrebbero a vantaggio di tutti. Segno che il Cavallino, nonostante i bilanci record del 2013 per fatturato e modelli venduti, anche se meno di prima, ha ancora bisogno della Formula 1. E che la Formula 1 ha ancora tanto bisogno della Ferrari.

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