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F1, GP Canada: Vettel fa 50, ma per il Mondiale c’è anche la Red Bull

Vettel completa la 50ma vittoria in carriera, la prima in Canada per la Ferrari dal 2004. Hamilton affonda: alla settima gara il motore accusato un calo di potenza. Solido Bottas, bene Verstappen. La Red Bull non fa la differenza con le Hypersoft. Ma col nuovo motore c’è anche sulle piste veloci. 300ma gara amara per Alonso.
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Nel "suo" Canada, Hamilton abdica. L'edizione numero 39 del GP del Canada a Montreal regala a Sebastian Vettel la 50ma vittoria in Formula 1. Il secondo posto di Bottas, al quarto podio sul tracciato dove si esprime meglio, non bilancia la delusione in Mercedes per il quinto posto di Hamilton, che accusa dall'inizio un calo di potenza. Funziona ma non del tutto la scommessa delle Red Bull di partire con le Hypersoft. Verstappen, che senza regolarità e a intervalli imprevedibili continua a stampare intertempi record nel secondo settore, corre d'orgoglio, con la voglia di riscatto. E la risposta è da campione. Arriva in volata, a un decimo da Bottas. Stacca anche Ricciardo, quarto, mentre a Raikkonen manca lo spunto della punta, ancora una volta.

Capolavoro Ferrari, primo successo dal 2004

La Ferrari torna a vincere in Canada come non succedeva dal 2004. Il Cavallino ha lavorato poco con le Supersoft nel weekend, ma il ritmo di Vettel rimane costante, martellante, fin dai primi passaggi. Dopo una decina di giri, dà un secondo anche a Bottas, gira su tempi che con questa gomma non faceva segnare nemmeno nella long run di venerdì. Anche se non è una novità constatare che la Ferrari, come la Mercedes, non spinge al massimo nelle prime sessioni di libere.

Mentre Raikkonen peggiora i tempi intorno al ventesimo giro, Vettel passa al piano B, così almeno gli viene indicato via radio. Aspettano al massimo in ferrari per fermare il finlandese, fino al giro 33. E l'undercut su Hamilton non riesce per questione di qualche metro, con tanto di brivido per il rientro appena dietro al campione del mondo impegnato a doppiare Sirotkin.

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Rispetto al passato, la Ferrari che sta davanti e può giocare con due assi contro Bottas, con un Hamilton in difficoltà, non vuole lasciare che sia la Mercedes ad avere il vantaggio strategico nella scelta dei pit stop. Chi per primo si ferma, consente al rivale l'ultima mossa, la possibilità di adattarsi, la reazione che può sparigliare destini e fortune.

Vettel, che in Canada ha perso una gara fermandosi troppo in anticipo, va a coprire le mosse di Bottas e rientra al giro 37. Torna in pista da leader il tedesco, terzo pilota nella storia a superare i 200 giri in testa su questo tracciato, con un vantaggio che nasce anche dal perfetto lavoro al box. Continuano a marcarsi, Vettel e Bottas, in una gara che si è sviluppata con più di qualche deviazione rispetto alle attese, con le gomme che hanno registrato meno degrado, con le Frecce d'Argento meno dominante su una pista di "motore".

Ma non c'è storia. Se però Vettel si riavvicina nel Mondiale, a un Raikkonen costante continua a mancare lo spunto nel momento chiave, in Q3 ieri e nel tentativo di sorpasso al box oggi.

Mercedes: rischia con Bottas, affonda con Hamilton

Han messo le mani avanti in Mercedes. Han rimpianto la scarsa dotazione di Hypersoft, il team ne ha portate meno di tutti temendo il forte degrado emerso nei test di Abu Dhabi. I piloti le han provate solo a partire dall'ultima sessione di libere sabato mattina. Poco tempo per raccogliere informazioni su una mescola sottosterzante che richiede un assetto diverso al posteriore. Hamilton, fuori dalla prima fila in Canada solo per la seconda volta in undici gran premi, ha lamentato una macchina troppo instabile alla curva 10 in qualifica, e non è riuscito a fare la differenza nel terzo settore, suo abituale puto di forza all'Isola di Notre Dame.

Lamenta poi una perdita di potenza, su una power unit stressata da oltre 5 mila chilometri e costretta agli straordinari per la nuova specifica ha mostrato qualche problema al banco nelle ultime verifiche e ha convinto il team a ritardare l'upgrade al prossimo GP. Ma le Frecce d'Argento pare si siano comunque presentate qui con mappature meno estreme per questo in gara.

Non sono solo fantasmi per Hamilton, che continua ad agire sul volante per cercare regolazioni che non cambiano la sostanza. E' anonima la sua gara nel Canada dove inseguiva il settimo successo e il record di Michael Schumacher. Perde un secondo a giro rispetto a Vettel, la sosta al 17mo giro in contemporanea con Verstappen per montare le Supersoft non aiuta. Lo fermano troppo presto, accusa via radio, ma è una mossa che serve anche ad aprire le prese d'aria per tentare di tamponare il problema evidenziato nel primo stint.

La Supersoft è gomma Mercedes, il ritmo del campione del mondo migliora ma anche in regime di DRS non ce la fa a passare Ricciardo, che come tutte le monoposto motorizzate Renault monta la nuova specifica della power unit. Non si vede l'effetto positivo di quei 7-10 kmh di differenza in termini di velocità al traguardo in qualifica, che permetteva a Bottas e Hamilton di guadagnare in maniera determinanten nel terzo settore.

Così a brillare è Bottas, che fa la gara migliore della stagione in un momento e in una gara chiave per le prospettive e le scelte anche in prospettiva Mondiale 2019, con Ocon che avrà pensato col "favore" di Montecarlo di guadagnare punti per un possibile passaggio in Mercedes.

Verstappen, orgoglio di campione

Non funziona la scommessa red Bull. "Con le Hypersoft abbiam tenuto un nuon ritmo venerdì" spiegava a Sky poco prima della partenza Christian Horner. "Per lottare con Ferrari e Mercedes dobbiamo fare qualcosa di diverso. La differenza la faranno le gomme posteriori". Tuttavia, dopo 13 giri, Verstappen scivola dietro di un paio di secondi rispetto a Bottas, che vola nel secondo settore con le Supersoft. Han provato ad arrivare vicino al limite, ma la mossa del cavallo stavolta non paga.

Ricciardo riesce nell'undercut su Hamilton, gli basta fermarsi un giro dopo e volare su pista libera. Crto, le gomme erano ormai al limite, lo sottolinea più volte via radio l'australiano, ma con un passaggio in più avrebbe probabilmente passato anche il compagno di squadra.

Hamilton, però, per qualche giro torna ad avvicinarsi con le Supersoft, ma Ricciardo allunga. L'australiano però perde sistematicamente e significativamente da Verstappen.  Quel che è chiaro, già dai soli due decimi di distacco in qualifica rispetto al secondo pagato in griglia l'anno scorso, è che Red Bull non fa la differenza solo sulle piste lente, Montecarlo o Budapest, o nei settori lenti dei tracciati. Certo, han chiuso a 12 e 20 secondi da Vettel, ma la presenza nella lotta per il podio su una pista di motore è un indizio: la lotta per il Mondiale sarà a tre.

Safety car, è un'abitudine

Il tredicesimo ingresso della safety car negli ultimi 21 anni, perché Stroll perde il posteriore e chiude Hartley, tamponato già a Monaco da Leclerc senza freni, contro le barriere in curva 5, spinge Ericsson e Vandoorne a fermarsi subito e cambiare strategia. E' una curva che si fa in pieno, ma non difficile, Stroll, al primo ritiro dopo 10 gare concluse di fila, pensa a caldo a una foratura. Ma di fatto rovina il gran premio di Hartley, a rischio taglio in Toro Rosso, che ha completato la qualifica col motore Honda evoluto poi montato prima della gara anche sulla vettura di Gasly perché considerato più affidabile.

La safety car facilita la strategia Red Bull che ha spinto la gomma Hypersoft, fattore del sorpasso di Ricciardo su Raikkonen, per qualche giro meno rispetto ai 22-25 fissato come limite massimo per riuscire nel colpo a sorpresa.

Alonso e il canto delle sirene Indycar

Sarà il canto delle sirene dell'Indycar che innamorerà Fernando Alonso? Dopo il GP del Canada probabilmente sì. Il trecentesimo GP in carriera dell'asturiano si chiude con una altro ritiro, il 61mo in carriera, per un inconveniente agli scarichi. Un anno fa, Alonso qui stava ottenendo i primi punti della stagione ma si fermò per un problema di power unit. L'unico problema della McLaren, diceva allora, era il motore. Evidentemente, a un anno di distanza, Zak Brown ha scaricato sui motoristi, di certo con molte responsabilità, anche colpe non loro. La McLaren, ha spiegato Boullier, ha sofferto sulle curve lente. Manca aderenza, e per tamponare la mancanza la macchina è più carica, ma così facendo aumentano drag e resistenza all'avanzamento. Tradotto, va più piano. Ora che c'è da continuare a sviluppare la macchina per il 2018 e iniziare a lavorare per il 2019, lo scenario si complica. E Alonso sembra sempre più tentato dal passaggio negli Usa, magari proprio con McLaren.

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