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F1, GP Cina: come si guida a Shanghai

Il circuito di Shanghai è una creazione del tedesco Hermann Tilke. E’ stato inaugurato nel 2004. Ha il rettilineo più lungo del Mondiale, equivale a 11 campi da calcio messi in fila. Serve la giusta alchimia tra il carico aerodinamico e la velocità di punta. Determinante il consumo delle gomme.
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Dopo Sepang e Sakhir, anche il circuito di Shanghai su cui si corre il GP di Cina è una creazione del tedesco Hermann Tilke. E anche qui torna il suo marchio di fabbrica: il lungo rettilineo da affrontare in direzione contraria rispetto al senso di marcia seguito da uno stretto tornante. Misura 5.451 km, e il record della pista resiste dal 2004: è l'1:32.238 firmato Michael Schumacher.

COSTRUITO NEL 2004 – I lavori per la realizzazione del tracciato sono iniziati tra aprile e maggio del 2003. In 18 mesi, il circuito era terminato grazie al lavoro di 3 mila ingegneri. Costato 450 milioni di dollari, lo Shanghai International Circuit è stato finanziato da una joint-venture di proprietà pubblica tra Shanghai Juss Corporation, Shanghai National Property Management Co Ltd, e Shanghai Jia'an Investment and Development Co Ltd. Per l'edizione inaugurale, il 26 settembre 2004, si sono registrati 260 mila spettatori. I problemi, però, non sono mancati. Nel 2007 l'ex manager del circuito, Yu Zifei, è stato arrestato nell'ambito di uno scandalo di corruzione che ha costretto alle dimissioni diversi deputati del Partito Comunista Cinese. E il pubblico pagante è sceso fino ai 155 mila spettatori del 2010. Comunque, l'anno successivo, gli organizzatori hanno esteso l'accordo per ospitare il GP di Cina fino al 2018.

PRIME CURVE DETERMINANTI – Il tracciato inizia con la successione di curve più difficile dell'intero circuito, il complesso che va dalla 1 alla 4, in cui il pilota perde progressivamente velocità mentre il percorso si avvita su se stesso. Le prime due, una coppia di curve a destra che a metà diventa una svolta cieca in cui non si vede l'uscita, sono particolarmente insidiose: il pilota deve combinare acceleratore e freno e ridurre al massimo il contributo del freno motore. Il bilanciamento è fondamentale, soprattutto al posteriore: le “scodate” sono un rischio concreto sia per il tempo complessivo sul giro, sia per il consumo delle gomme. La 3 e la 4 si possono sintetizzare come una lunghissima curva a sinistra, molto meno difficile delle prime due, in cui è essenziale avere una buona traiettoria in uscita per avere la massima velocità sul rettilineo che segue e porta alla curva 5.

IL TRATTO MISTO – La 6 è un tornante a destra da affrontare in seconda che fa da preludio alla chicane veloce, sinistra-destra, in cui il pilota affronta una forza gravitazionale di 3G. Segue una successione di due svolte a sinistra, la 9 e la 10, due curve lente che richiedono una buona uscita per affrontare il rettilineo che segue e che porta a una chicane lenta, sinistra-destra, in cui i piloti hanno poca trazione ma possono sfruttare le zone asfaltate oltre i cordoli per trovare una traiettoria migliore in uscita di curva.

L'ULTIMA PARTE – La curva 13 è un'altra svolta a destra che diventa sempre meno stretta e introduce al rettilineo tipico di Tilke, che riporta i piloti “indietro” fino al successivo tornante. La coppia di curve 12 e 13 sono in sostanza lo specchio delle prime due del tracciato, e richiedono agli ingegneri di trovare un'alchimia non semplicissima, ovvero mantenere la stabilità della vettura, e dunque un po' più carico aerodinamico per evitare di “perdere il posteriore” in uscita, senza penalizzare il tempo sul giro. Una delle soluzioni potrebbe essere intervenire sulla modulazione della coppia trasmessa alle ruote. La curva 13 immette al più lungo rettilineo nel mondiale di F1, che equivale a 11 campi di calcio uno in fila all'altro, che porta a un tornante strettissimo che avvia alla parte finale. Il tracciato si chiude con una veloce curva a sinistra, che si può affrontare anche in quarta con un colpetto di freno in entrata per avere più velocità in uscita, lungo il rettilineo dei box.

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