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F1, GP Cina: è crisi Hamilton, anche i ricchi piangono. Ricciardo, che show!

La Red Bull indovina tutto. Ricciardo festeggia la sesta vittoria in carriera. Verstappen sperona Vettel, che chiude ottavo. Raikkonen sale a 93 podi in carriera. Iceman sacrifica la prima parte di gara per il tedesco, ma dopo la safety car cambia tutto. Hamilton in crisi con le gomme.
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Due indizi sono più di una coincidenza. Per la prima volta nell'era dell'ibrido, Lewis Hamilton è in crisi. Come a Sakhir, e stavolta senza ordini e strategie, è Bottas a salvare almeno un posto sul podio per le Frecce d'Argento che non volano più come prima. Chiude secondo Bottas, davanti a Raikkonen che festeggia il podio numero 93 in carriera. E' in top 3 in due delle prime tre gare della stagione, non gli capitava dal 2013. Hamilton è quarto e lontano. L'Oscar del giorno va a Ricciardo, che vince alla sua maniera, con le soft dopo la safety car, con un paio di sorpassi da applausi, e la staccata vincente su Bottas, senza DRS, ostentato come un manifesto. Anche perché Verstappen fa di tutto per imitare il Marquez d'Argentina, peraltro riuscendoci alla grande. Soprattutto quando sperona Vettel, si prende dieci secondi di penalità e chiude quinto. Ma rovina la monoposto e il finale del tedesco, tristemente ottavo. In 93 delle ultime 100 gare, uno fra Hamilton e Vettel era sempre andato sul podio. Oggi, lasciano ad altri le luci del proscenio.

La rivincita di Alonso e Ricciardo

L'immagine malinconica di Vettel è il sorpasso subito da Alonso, che d'orgoglio quasi lo accompagna fuori. Lo spagnolo, ultimo vincitore qui con la Ferrari, si prende un settimo posto che sa di vittoria per una McLaren efficace in curva nelle piste ad alto carico. Notevole il sesto posto di Hulkenberg, misura dei progressi dei motori Renault, che ha presentato mappature un po' più aggressive a Shanghai (si parla di miglioramenti dell'ordine di un decimo, non di più), e si gode anche il nono posto di Sainz.

A punti, decimo, va anche Magnussen ma la copertina è tutta per Ricciardo. In Red Bull azzeccano tutte le scelte, di strategia e di tempismo. L'abbraccio ai tifosi dell'australiano, il pugno agitato in segno di riscatto, è un messaggio a Marko, al team che non sempre l'ha supportato, che ha preso le parti di un Verstappen ancora, al solito, immaturo nelle decisioni che contano. Non è un caso che l'australiano abbia centrato tutte le sue sei vittorie in carriera senza partire in pole, secondo in questa speciale classifica dietro Hulme (8 su 8).

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Vettel, partenza aggressiva

Il furore da proverbio in Cina lo vedi dalla prima curva. Anzi, dalla partenza muscolare di Vettel che va a chiudere aggressivo sul compagno di squadra. Raikkonen ha avuto uno spunto inizialmente migliore nei 300 metri e poco più che passano dal semaforo alla prima curva ma, chissà se memore del disastro di Singapore o della prima curva di Sakhir, alza un po' il piede. Così la seconda partenza consecutiva con due rosse in prima fila, non succedeva dal 2006, rimane un fiore colto solo a metà. Raikkonen si vede infilato da Bottas e Verstappen, che non ha certo bisogno di motivazioni per andare all'attacco. Il cowboy che all'avventura va da solo ma si perde un po' più spesso del dovuto sfrutta le gomme viola per guadagnare una posizione rispetto al finlandese che parte con le Soft. E se le gomme sono un po' più fredde, sembra questo il caso di Iceman, il primo curvone a raggio decrescente diventa davvero interminabile.

Le Ultrasoft scelte da Verstappen mostrano meno degrado di quanto suggerivano le simulazioni di gara al venerdì. Anzi, dopo una decina di giri i tempi migliorano. Vettel si mantiene sui due secondi e mezzo di vantaggio rispetto a Bottas, che si avvicina di qualche decimo nel terzo settore. Ritmi e distacchi convincono il team di Maranello a rimanere fedele al "piano A", ma l'asfalto rispetto alle qualifiche è di 20 gradi più alta. E la Ferrari non ha treni di Ultrasoft nuove, ha solo quelle usate per due terzi di giro in Q2, mentre in Mercedes hanno conservato un treno nuovo delle mescole più morbide.

L'undercut di Bottas

Più anonima la condotta di Raikkonen e Hamilton, sospesi nell'attesa di qualcosa che non succede, già a dieci secondi da Vettel dopo dieci giri. L'invito a Iceman è di avvicinarsi a Verstappen, mentre all'undicesimo giro Hartley è il primo a fermarsi rinunciando alle mescole più morbide per le bianche, le medie, e andare lungo nelle intenzioni, fino all'arrivo. Anticipa molto la sosta anche Ocon, bloccato anche nel traffico. Alonso dà spettacolo con Grosjean, lo attacca invano all'ultima curva, ma esce largo, torna sotto alla 7 con il francese nervoso per l'invito via radio a preoccuparsi di non consumare le gomme. Dopo sette giri, però, è un po' presto nota il francese.

Le posizioni si cristallizzano, Raikkonen con aria pulita davanti gira oltre mezzo secondo più lento di Vettel ma è Hamilton il primo a fermarsi dei due. "Fai l'opposto di Raikkonen" gli dicono. Rischia non poco la Red Bull che richiama Verstappen e Ricciardo uno via l'altro. Al rientro Hamilton vola, e fa intuire una differenza fra gomma nuova e usata che sarà decisiva. Perché il gap prestazionale è davvero troppo elevato, e i sei secondi che Bottas guadagna di fatto in un paio di tornate, danno la chiara misura di quanto il fattore gomme pesi nella Formula 1 di oggi, sempre più cerebrale, forse troppo artificiale, in cui le distanze, le gerarchie, si decidono anche attraverso fattori esterni e decadimenti programmati.

L'iniziale sacrificio dello scudiero Raikkonen

Vettel, se si guardano ai parziali migliori, perde quattro decimi rispetto alle Mercedes nel secondo settore. Raikkonen, che perso l'attimo per rientrare allunga il primo stint e diversifica la strategia, a metà gara ormai gira quasi due secondi più lento di chi gli sta dietro, rimane ancora in pista. Pensa anche al discorso Mondiale, al gap da Hamilton, pensa anche a far rientrare Vettel che Iceman lascia passare. Il tedesco si fa vedere dietro Bottas ma è lontano per tentare un attacco in zona DRS. La mossa di Raikkonen è il sacrificio dello scudiero. Perché, come avrebbe detto il Drake, quel che conta è che vinca una Ferrari. Dal punto di vista del team, la logica rimane inappuntabile. Dal punto di vista del pilota, che è lì per correre e per vincere, non è esattamente la stessa cosa. E non serve tornare al precedente di Villeneuve per capirlo.

Raikkonen, che non passava così tanti giri in testa dal GP di Montecarlo dell'anno scorso, con una gara che sembra ormai sacrificata entra al giro 28 e monta le medie. Quando meditava una prima sosta anticipata, Iceman chiedeva via radio una riduzione dell'incidenza dell'ala anteriore per evitare un sottosterzo eccessivo. Sembra, perché Gasly sperona Hartley, e si lamenta perché gli ha "chiuso la porta in faccia", ma la porta non era mai stata aperta. Entra la safety car, rientrano Verstappen e Ricciardo che montano la Soft.

Entra la safety car, inizia lo show Red Bull

Restano fuori i quattro in lotta per il Mondiale. Bottas allunga, prende subito un secondo e mezzo su Vettel. Hamilton si lamenta delle gomme più fredde, troppo fredde. Raikkonen s'affanna per tener dietro Ricciardo, ma al giro 38 se lo trova davanti alla staccata dell'ultima curva e l'australiano in trazione, sul rettilineo d'arrivo, allunga.

Alonso stampa un sorpasso vintage su Grosjean, ulteriore capitolo del duello più adrenalinico di un gran premio cerebrale quanto passionale era stata la notte del deserto a Sakhir.

Guarda e impara come si fa, sembra dirgli qualche curva più in là Ricciardo. Lui il sorpasso lo studia, lo prepara meglio, non esce dalla scia e all'ultima curva illumina la scena con una delle sue staccate al limite e di trazione gli si mette davanti. Verstappen guarda, impara e applica subito alla curva 4, all'interno. Ma è solo un attimo, un fugace sacrificio di un'indole solitaria, di chi magari farebbe anche volentieri a meno degli avversari, che avverte come un ostacolo chiunque si ponga sulla sua traiettoria ideale. Poi dimentica tutto al tornante e sperona Vettel. Ha attaccato in ritardo, il tedesco davanti era semplicemente nella sua traiettoria. "Mi ha chiuso" dice Verstappen. Non ha bisogno di dire nulla, Vettel, via radio. E' la fotocopia dell'episodio fra Gasly e Hartley: identica anche la sanzione, 10 secondi di penalità per il francese e l'olandese.

Ha bisogno di affermare una superiorità sul campo Ricciardo, anche per ridefinire le gerarchie interne in un team che continua ad appoggiare vistosamente Verstappen. E anche senza DRS si infila da pilota che conosce il limite tra precisione e velocità, infila Bottas in curva 5 con il sorpasso decisamente migliore della giornata. La scelta delle Red Bull di montare le soft in regime di safety car paga. Ricciardo si porta in testa, e il resto è storia.

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