F1, GP Giappone: esplode la fragilità Ferrari, addio sogni di gloria
Addio sogni di gloria, addio castelli in aria. Il tempo inesorabile traccia il cammino e la Ferrari a testa china annega nel suo destino. L'immagine del Mondiale è il ritiro di Vettel, che in Asia ha vinto 25 gare, più che in ogni altro continente, tradito stavolta da una candela, nel giorno dell'anniversario del primo titolo Mondiale di Schumacher. Le 61 vittorie di Hamilton in carriera gli valgono un vantaggio di 59 punti nel Mondiale e un primo match point a Austin. Splendido secondo Verstappen, a podio per il secondo anno consecutivo a Suzuka, davanti a Ricciardo. La Red Bull, per la prima volta a podio con entrambi i piloti a Suzuka dal 2013, è ormai la seconda forza del campionato. Raikkonen rimonta fino al quarto posto, ma la consolazione di essere il sesto a superare i 1500 punti in carriera è decisamente modesta. Ocon, che si conferma migliore di Perez su piste caratterizzate da curve veloci, chiude davanti al compagno di squadra e rinforza lo status Force India come "best of the rest", la migliore delle altre. A punti anche Magnussen, Grosjean e Massa.
I numeri
Hamilton, alla 39ma accoppiata pole-vittoria, a una dal record Schumacher, va a punti da 21 gare di fila, a sei dalla striscia più lunga di sempre, le 27 di Raikkonen dal GP Bahrain 2012 al GP Ungheria 13. Verstappen festeggia il decimo podio in carriera, una serie avviata proprio a Suzuka l'anno scorso, Ricciardo consegna il 125mo nella storia all'Australia: non lontano il settimo posto degli Usa a 129, irraggiungibile il primato della Gran Bretagna con 646, sette delle quali arrivate in Giappone (Hamilton 2007, 2014, 2015 e 2017; Hunt 1977, Hill 1996 e Button 2011).
Ham eventuale 15mo hat-trick, a dieci anni dal primo Fuji 2007.
Ferrari, un sogno impossibile
Una Ferrari bella e impossibile, di una bellezza che nasconde la fragilità di una squadra che in Asia ha inseguito soluzioni a problemi inattesi, ha messo toppe, ha rimesso in pista in qualifica Raikkonen con una macchina rimontata a tempo record ma senza i controlli, ha cambiato power unit, ha corso in affanno mentre davanti i rivali volano. E adesso Vettel deve guardarsi anche da Bottas, che gli è distante solo 13 punti nel Mondiale.
Candle in the wind
Un problema a una candela, che nell'era delle power unit non si sente quasi più nemmeno nominare in Formula 1 ma in Ferrari e Mercedes contiene anche un micro-iniettore per alimentare una sorta di pre-combustione, fa esplodere la fragilità della Rossa. E rinforza quell'associazione col Mondiale perso da Alboreto nel 1985 quando il Drake decise, per timore di "fregature", di cambiare il fornitore delle turbine, o le bielle costruite in Austria che mandarono in fumo il primo posto di Massa in Ungheria e il sesto posto di Raikkonen in Spagna nel 2008. Allora, si trattava di un difetto al trattamento metallurgico, stavolta ritorna una problematica di componentistica da migliorare, come già Marchionne indicava di recente.
"Non c'era il tempo di cambiarla, immaginiamo che sia questo" ha detto a caldo a Sky Alberto Antonini, "non è un problema simile a quello che abbiamo avuto la scorsa settimana. Il problema ha tolto potenza al motore già dalla partenza. E' una cosa da corse, Sebastin ha avuto un problema analogo nel 2010" quando correva per la Red Bull. Problema che emerse nel finale di gara e gli consentì di salire comunque sul podio dietro le due Ferrari di Alonso e Massa.
Hamilton in controllo
Vettel parte cauto, si accoda a Hamilton ma è in difficoltà. Verstappen lo infila con troppa facilità poi via via sfilano anche Ricciardo e Ocon, che dà il meglio sulle piste con alta velocità di percorrenza in curva come Suzuka, partito meglio di tutti. E' il preludio al 31mo ritiro in carriera, il primo in Giappone dal 2007, quando si correva sul circuito del Fuji.
L'uscita di Sainz, al mesto addio alla Toro Rosso prima di passare dal prossimo GP in Renault per Palmer, fa entrare la safety car. Per il Mondiale cambia poco.
Ocon, pilota in orbita Mercedes, sembra difendersi con più vigore su Ricciardo rispetto a quanto visto su Bottas, il primo dei piloti con le soft dopo un terzo di gara, che dopo 17 giri comincia a girare più veloce di chi gli sta davanti con mescole più morbide.
La prima sosta cambia lo scenario
Hamilton ha solo 3.7 secondi su Verstappen. D'accordo che le temperature più alte non sono le più indicate per le Frecce d'Argento, ma la Red Bull mantiene un passo anche migliore del previsto e si conferma, ormai sistematicamente dopo la pausa estiva, la seconda forza del campionato.
Verstappen è il primo a fermarsi. Hamilton, che prima della gara aveva percorso 3405 giri al comando (secondo alltime) rientra al giro 21 e rientra davanti all'olandese, che però comincia a recuperargli sei-sette decimi anche al giro. "Non riesco ad avere passo" commenta via radio un preoccupato Hamilton, che fa fatica soprattutto a mantenere la temperature delle gomme posteriori su un tracciato in cui ha spiegato di aver spostato il bilanciamento dei freni verso l'anteriore nel corso dei giri da qualifica, ripreso da un Verstappen che a metà gara fa segnare il miglior tempo nel secondo settore.
"Ha avuto un po' di degrado nell'ultima parte dello stint, le due safety car all'inizio hanno allungato il primo con le supersoft" ha detto Mario isola responsabile car racing di Pirelli. La strategia di Ricciardo, che si è fermato al 25mo giro con le Supersoft e la macchina più pesante, convincono Raikkonen, rientrato al 29mo passaggio e partito con le soft, ad arrivare al traguardo con una sola sosta. Al giro 33 Iceman prende la scia di Hulkenberg che però a 11 tornate dalla fine si ritira per un problema al DRS (quinto ritiro in stagione, 26mo in F1).
Il finale
La gara si accende solo nelle retrovie. Magnussen, che si è lamentato delle troppe regole e ha chiesto per i piloti più libertà di dar battaglia in pista, firma un sorpasso fin troppo muscolare su Massa.
A sei giri dalla fine esplode l'anteriore destra sulla Williams di Stroll, per sua fortuna in un punto in cui può sfruttare la ghiaia per rallentare e fermarsi senza conseguenze. Con la Virtual Safety Car, Hamilton guadagna un secondo su Verstappen e Bottas ne recupera quasi due su Ricciardo. Verstappen ci prova fino alla fine, ma anche condizionato da Alonso che nel doppiaggio fa passare prima Hamilton e una curva dopo l'olandese, resta ottimo secondo. E Lewis Hamilton, a quattro gare dalla fine, mette le mani sul Mondiale.