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F1, GP Gran Bretagna: un giro nella storia a Silverstone

La F1 torna nel tempio del motorsport. L’efficienza nelle curve veloci, come l’affascinante successione della Maggots, della Becketts e della Chapel, conta di più della velocità massima allo speed trap. Pirelli rinuncia alle Hard. La Ferrari, scuderia più vincente in Gran Bretagna, sceglie più Supersoft della Mercedes.
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La Formula 1 torna nel tempio inglese della velocità, che ha ospitato il primo GP nella storia moderna del circus. Il presente, però, riserva perdite economiche vicine ai 5 milioni di sterline l'anno scorso, con un passivo atteso per quest'anno nello stesso ordine di grandezza. Un effetto dell'incremento annuale del 5% sulla fee, la tassa d'ingresso, che ha portato i proprietari del circuito, il British Racing Drivers Club, a esercitare la clausula di rottura del contratto che a questo punto scadrà nel 2019. La configurazione attuale non è più quello delle origini. Nel 2010, infatti, è stato modificato, allungato di 760 metri con l'introduzione del rettilineo Wellington e dei nuovi box e la partenza spostata sull'International Pit Straight.

Un giro di pista

Il tracciato inizia con la frenata della Abbey, distante solo 209 metri dalla linea di partenza. La prima curva, così chiamata per l'antica abbazia di Luffield, soppressa da Enrico VI nel 1493 le cui rovine sono state ritrovate nelle vicinanze, comporta un'accelerazione laterale di circa 4G. I piloti poi si preparano alla Farm Curve, un punto chiave perché dalla traiettoria in uscita dipende l'efficacia in frenata alla Village Curve, a destra, una delle nuove curve introdotte dopo le modifiche del 2010, intitolata al piccolo villaggio da 2 mila abitanti a nord del circuito. È la prima staccata impegnativa e conduce dopo un breve affondo al tornantino a sinistra del Loop, l'unica curva di tutto il tracciato che prende il nome dalla sua forma, di gran lunga la più lenta della pista.

Da qui si entra alla Aintree, la curva a destra che porta il nome dell'ippodromo sede del concorso Grand National, cornice fra gli anni Cinquanta e Sessanta di cinque edizioni del British Grand Prix, dove nel 2014 si spense la corsa del Cavallino Rampante di Kimi Raikkonen, che l'anno scorso ha festeggiato i 100 gran premi in Ferrari. Il Wellington Straight, su cui il motore resta in piena potenza per una decina di secondi, primo punto per usare il DRS, segna la fine del primo settore.

Alla conclusione del rettilineo, i piloti affrontano la seconda frenata pesante alla Brooklands, la prima casa del motorsport britannico. È una curva a sinistra, energica, che di fatto apre una sostanziale chicane chiusa dalla Luffield, inizialmente divisa in due poi unita dopo i lavori del 1991. Si prosegue poi per la Woodcote, a destra, da affrontare in accelerazione. È una curva adrenalinica, chiamata come un club nel Surrey di proprietà del Royal Automobile Club, che ha organizzato i primi GP e ha avuto molta voce in capitolo nella denominazione dei punti del tracciato. È avvenuto qui nel 1973 il tamponamento a catena scatenato da Jody Scheckter al secondo giro, che porterà alla sospensione di un'ora per ripulire la pista da tutti i detriti.

Il National Pit Straight conduce poi alla Copse, per oltre mezzo secolo la prima curva del tracciato, dove nel 1960 finì il sogno di Graham Hill. La Copse (così si chiamano i piccoli campi verdi intorno al tracciato) è una curva a destra che sollecita le gomme con un'accelerazione laterale superiore ai 3G. È la terza staccata pesante del circuito, breve ma potente. E in uscita, dopo un leggero tratto in discesa, si arriva alla combinazione di curve più affascinante della Formula 1: la Maggotts, la Becketts e la Chapel. La prima porta il nome della vicina Maggots Moore, le altre due fanno riferimento alla cappella di St Thomas à Beckett, costruita in memoria dell'assassinato arcivescovo di Canterbury e distrutta nel 1943 per far spazio all'aeroporto militare. La Maggots, dove c'è il secondo detection point per il DRS, apre la rapida serie di esse da cui si esce a circa 240 kmh per entrare nel rettilineo più lungo del tracciato.

Sugli 820 metri dell'Hangar Straight, nome che evidentemente ripercorre la storia della base della RAF, il motore viaggia a piena potenza per 10 secondi e mezzo. Si arriva poi alla staccata della Stowe (così si chiama la scuola del villaggio vicino), in leggera salita, un punto sempre particolarmente delicato per i piloti. È la frenata più dura che immette verso l'ultimo tratto del tracciato. Un breve rettilineo da sei secondi conduce alla Vale, a sinistra, e alla Club, l'ultima curva da affrontare in terza prima degli 8,6 secondi in piena potenza del rettilineo di arrivo.

Le chiavi

Non sarà quella ancora più pittoresca delle origini, ma la pista di Silverstone è ancora uno di quei centri magici dove il pilota torna a fare la differenza, dove la qualità conta, dove la velocità massima allo speed trap non è affatto indicatore delle possibilità di vittoria. Vedere, per credere, i dati dell'anno scorso con le Ferrari allineate alle Mercedes ma poi staccate di un secondo e mezzo (Raikkonen) e di oltre due secondi (Vettel) in qualifica per poi soffrire in gara anche contro le Red Bull per l'incapacità di scaldare le gomme che ha segnato tutto il 2016.

Le gomme: Pirelli rinuncia alle Hard

Le gomme saranno ancor più decisive quest'anno. Visti i dati raccolti in Spagna, Pirelli ha deciso di modificare la composizione delle mescole, di rinunciare alle Hard, e verrebbe da chiedersi se hanno ancora senso le dure visto il poco degrado anche delle più morbide. I piloti avranno quindi a disposizione Medium, Soft e Supersoft, che farà il suo debutto sull'asfalto abrasivo di Silverstone che molto esige dagli pneumatici per le alte velocità e gli elevati carichi soprattutto laterali. "La decisione di portare mescole più morbide a Silverstone – rispetto alle previsioni iniziali – è stata presa da Pirelli con il massimo accordo di piloti, FIA, team e degli organizzatori, i quali hanno apprezzato la scelta di una nomination più aggressiva” spiega il responsabile Mario Isola. “Questo apre a possibilità extra per quanto riguarda le strategie, e porterà i team verso opzioni con più di un pit stop, anche se, ovviamente, avremo dati più precisi dei livelli di degrado e usura solo dopo le prove libere”.

Le scelte: Ferrari con più Supersoft delle Mercedes

Tra i top team, Ferrari ha scelto una dotazione più aggressiva, con nove treni di Supersoft, 3 di Soft e 1 solo di Medium per Vettel e Raikkonen. Solo sei i set delle mescole più morbide in Mercedes, dove però i due piloti hanno optato per allocazioni disomogenee: Hamilton ha un treno in più di morbide (6 a 5), Bottas ha preferito due set di medie. Otto, invece, i treni di Supersoft in Red Bull.

Come spesso capita quest'anno, per provare a massimizzare il rendimento in qualifica e controbilanciare il gap di potenza della power unit Honda, è la McLaren il team con la dotazione più estrema: 10 i set di Supersoft per Alonso e Vandoorne, come per Kvyat alla Toro Rosso.

Storia e numeri

La Ferrari, che qui ha centrato la prima vittoria in Formula 1 con l'argentino Froilan Gonzalez nel 1951, è la scuderia più vincente al GP d'Inghilterra con 16 vittorie, di cui 13 a Silverstone, due a Brands Hatch e una, con Von Trips, sul circuito di Aintree.

Sono 19 le vittorie dei piloti britannici nelle prime 50 edizioni del GP su questo tracciato (più altre sei sugli altri due circuiti che l'hanno ospitato), a cominciare dal successo nel 1958 di Peter Collins, primo pilota di casa a trionfare a Silverstone. Da record i tre podi tutti britannici tra il 1963 e il 1965, sempre con Jim Clark davanti a Graham Hill e John Surtees. Memorabile l'esibizione di superiorità dell'anno scorso di Lewis Hamilton, che firmò la pole a una media di 233.521 (la seconda più alta dell'anno) e si è imposto per la quarta volta a Silverstone, come Nigel Mansell. Dovesse ripetersi, raggiungerebbe Prost e Clark fra i più vincenti di sempre nell'albo d'oro del GP.

Sono ben 17 le occasioni in cui chi è partito dalla pole ha poi vinto. Mai nessun vincitore si è imposto partendo dietro la quarta fila (il primato spetta a Emerson Fittipaldi, settimo in griglia su Mclaren nell'edizione 1975, che vinse con un giro di vantaggio su tutti gli altri).

Sei i piloti che qui hanno festeggiato la prima vittoria: Farina (1950), Froilan Gonzalez (1951), Tony Brooks (1957, shared drive with Moss), Jo Siffert (1968), Peter Revson (1973) e Johnny Herbert (1995). La gara più lunga resta l'edizione 1956, vinta da Fangio in 2h 59m 47s. La più breve nel 1985: vinse Prost in 1h 18m 10.436s.

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