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F1, GP Messico 1992, il primo podio di Michael Schumacher

Dopo 23 anni, la F1 torna in Messico. Nell’ultima gara, Michael Schumacher celebrò il primo dei suoi 155 podi in carriera. Il ricordo di quella gara.
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La primavera del 1992 fa cadere l'inverno sul GP del Messico. Per la prima volta, si corre a marzo sul circuito dedicato ai fratelli Rodriguez: Ricardo, morto proprio su quella pista l'1 novembre 1962 alla curva Peraltada, la più celebre del tracciato, e Pedro, che qui ha conquistato il suo primo punto in D1, scomparso l’11 luglio del 1971 nel rogo di una Ferrari 512M in una gara del campionato interserie al Norisring. Ma lo stato dell'asfalto è pessimo e i soldi scarseggiano. Prima che la F1 abbandoni la faccia triste dell'America per quasi un quarto di secolo, però, Michael Schumacher fa in tempo a festeggiare il suo primo podio in Formula 1.

Storia – In Messico, la F1 ha vissuto due stagioni. È arrivata nel 1963. Un anno dopo, Jim Clark si è preso il Mondiale per la Ferrari su Graham Hill e John Surtees, grazie al compagno di squadra Bandini che tampona Hill e si lascia sfilare all'ultimo giro. Nel 1965, Richie Ginther regala la prima vittoria nella storia alla Honda e alla Goodyear. Qui si sono assegnati anche i titoli piloti del 1967 (a Denny Hulme, che batte il suo datore di lavoro, Jack Brabham) e nel 1968 a Graham Hill. Resta per altre due edizioni, prima di tornare nel 1986, subito dopo il terremoto che ha messo in dubbio anche l'organizzazione del Mondiale di calcio. “Ricordo che per alcuni di noi avevano messo a disposizione degli elicotteri” ha ricordato Mansell per il sito della Formula 1, “per evitare i problemi di traffico. Era una sfida fantastica. L'altitudine toglieva il 20% di aderenza, ma il turbo funzionava benissimo e avevamo comunque molta potenza”. Il nuovo esordio coincide con la prima vittoria in F1 di Gerhard Berger e della Benetton. Memorabile il duello del 1990, con le Ferrari di Mansell e Prost lanciate all'inseguimento di Senna, costretto al ritiro a sei giri dalla fine, e il controsorpasso del Leone su Berger al penultimo passaggio per certificare una splendida doppietta per la Rossa. Due anni dopo, il Leone continua a ruggire per la Williams, ma il Cavallino appare tutt'altro che rampante.

1992: l'incidente di Senna – L'ultima edizione nella storia del GP si apre nel segno del giallo. Le prove sono iniziate da 17 minuti quando Senna, già protagonista di un botto dodici mesi prima alla Peraltada, per questo riasfaltata, perde il controllo della McLaren, che per l'ultima volta porta in pista la MP4/6B, nelle esse che anticipano il curvone prima del rettilineo finale. Tocca il cordolo, controlla in controsterzo e all'iprovviso parte in testa-coda fino all'impatto con le barriere. Pesante il colpo alla gamba del campione del mondo tradito da uno di quegli avvallamenti che abbondano sull'asfalto di questo circuito. I messicani si sono sempre difesi sostenendo che la colpa è delle forze della natura, perché l'autodromo sorge su un terreno vulcanico che cede e cambia in continuazione forma. È triste vederlo il sabato festeggiare il suo 32mo compleanno solo con i suoi pensieri e con quel dolore alla gamba che all'inizio delle qualifiche lo fa andare piano, molto piano. “Sai qual è il pericolo?” sostiene un giornalista brasiliano, come scrive l'inviato della Repubblica, “che lui anche in queste condizioni non è capace di andare piano”. A un certo punto, la classifica recita: ultimo Ayrton Senna, penultimo Ivan Capelli, terzultima Giovanna Amati. Alla fine, Amati non si qualifica, Capelli rimane ventesimo, Senna esce di nuovo, completa tre giri e chiude sesto. Davanti, irraggiungibili, le Williams, che girano almeno un secondo più forte di tutti: Mansell parte in pole, anticipa Patrese di appena 16 millesimi.

Delusione Ferrari – A Maranello, l'aria è cupa. Nessuno ha capito bene che problemi abbia la F92A, ma una cosa è certa: “In rettilineo andiamo piano” ammette Harvey Postlethwaite. Basta un esempio per capire come stanno le cose. Capelli ed Herbert transitano sul traguardo a 260 chilometri ora. Poi, alla fine di quel rettilineo, Herbert passa a 301, Capelli a 290. Non sappiamo se tutto ciò dipende dal motore o dall' aerodinamica. Escluderei il motore perché funziona sempre bene, non mette in mostra alcun difetto. Adesso seguiremo la pista dell' aerodinamica. Ma c' è un fatto curioso: questa perdita di velocità aumenta man mano che si sale di quota. Va tutto bene al mare, meno bene a 1600 metri, molto male ai 2200 di Città del Messico. Ma il perché non lo sappiamo ancora”.

La gara – La gara è un monologo delle due Williams, che partono prima e seconda e così arrivano, nel medesimo ordine. Come in Sudafrica, nel primo GP della stagione, le gomme Goodyear si rivelano eccessivamente conservative: nessuno dei piloti a punti ha bisogno di rientrare ai box per cambiarle. Al primo giro, Capelli si tocca con Karl Wendlinger e finisce subito la sua gara. Senna risale rapidamente e si inserisce al terzo posto, davanti alle Benetton, ma l'illusione dura dodici giri. Non è la gamba a metterlo ko, ma la rottura del cambio, che promuove Schumacher al terzo posto. Alesi, sull'altra Ferrari, riesce a rientrare in zona punti prima di arrendersi all'attacco della Tyrrell di Andrea De Cesaris e a una fatale perdita d'olio al giro 32. Si accende solo la battaglia per il quarto posto fra la Benetton di Brundle e la McLaren di Berger. L'inglese resiste a lungo, ma non basta. Berger passa alla fine del rettilineo e al giro 48 Brundle diventa il tredicesimo, e ultimo, ritirato della corsa quando il motore Ford-Cosworth HB si ammutolisce. Così, insieme a Berger, in zona punti chiudono De Cesaris e Mika Hakkinen. Davanti, Mansell e Patrese sfilano in parata. “Non è stato comunque facile” ricorda ancora Mansell. “Su quel circuito un problema può capitare sempre, perciò per mantenere il vantaggio devi solo spingere, sempre, giro dopo giro. Tra l'altro avevo avuto un inconveniente nel warm-up che mi aveva causato un po' di sottosterzo. I meccanici sono stati grandi a risolverlo”. Sul podio sale anche Michael Schumacher, per la prima volta in carriera. Una scena destinata a ripetersi altre 155 volte.

Come finirà il Mondiale – Un inizio così è il preludio a una stagione dominata dalla Williams. Alla sua ultima stagione con la scuderia inglese, Mansell vincerà finalmente il titolo con cinque gare d'anticipo. Vince alla sua maniera, con 9 successi, 14 pole position e 108 punti conquistati. Un regno iniziato tra Messico e nuvole, nella faccia triste dell'America.

GP MESSICO – STORIA E NUMERI

Edizioni: 16ma
Gp più lungo: 1963 (2h 9m 52.1s)
GP più breve: 1986 (1h 26m 24.207s)
Vittorie dalla pole: 7/15

Le vittorie Ferrari

1970 Ickx

1990 Prost

ALBO D'ORO PILOTI

Vittorie

2 – Jim Clark, Alain Prost, Nigel Mansell

1 – 1 – Dan Gurney, Richie Ginther, John Surtees, Graham Hill, Denny Hulme, Jacky Ickx, Gerhard Berger, Ayrton Senna, Riccardo Patrese

Pole position

4 – Jim Clark

3 – Ayrton Senna

2 – Nigel Mansell

1 – John Surtees, Jo Siffert, Jack Brabham, Clay Regazzoni, Gerhard Berger, Riccardo Patrese
ALBO D'ORO COSTRUTTORI

Vittorie
3 – Lotus, McLaren, Williams

2 – Ferrari

1 – Honda, Brabham-Climax, Cooper-Maserati, Benetton

Pole position
6 – Lotus

3 – Mclaren, Williams

1 – Cooper-Maserati, Brabham, Ferrari

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