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F1, GP Messico: la domenica nera di Vettel e Raikkonen

Rabbia e rimpianti nel weekend della Ferrari. Rimpianti per gli errori di Vettel, che girava forte come le Mercedes. Rabbia per l’incidente di Raikkonen, con Bottas non punito dai commissari. Sullo sfondo, il veto di Maranello sui motori biturbo ai team clienti.
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Il peggior weekend dell'anno. Due Ferrari ritirate su due, come non capitava dal GP d'Australia del 2009, Vettel non classificato per la prima volta dopo 27 gare e un Raikkonen che vede svanire i sogni di gloria e di rimonta nella rivincita del duello tutto finnico con Bottas.

Vettel non cerca scuse – Vettel non ha cercato alibi, né scuse. "Oggi ho fatto una gara di m…" ha dichiarato. Una gara iniziata male, con il contatto immediato con Ricciardo, altro deja-vu per il tedesco che ha sofferto e non poco la velocità dell'australiano l'anno scorso in Red Bull. Ha pagato la foratura della posteriore destra, è rientrato, ha montato le medie ed è tornato in pista con 50 secondi da recuperare. Eppure, e qui sono iniziati i rimpianti, col passare dei giri il margine non cresceva di tanto, segno che il potenziale per una gara di testa c'era eccome. A rovinare tutto, però, è arrivato prima il testacoda, anche se dai replay sembra che il volante si spenga all'ingresso della curva, poi alla 7 lo schianto contro le barriere di gomma. Difficile ricordare una gara del tedesco condizionata da due errori. Difficile adesso riprendere 21 punti a Rosberg per tentare di chiudere al secondo posto il Mondiale piloti.

Kimi e la sfortuna – Gli errori, comunque, nel contesto di una stagione che è andata comunque al di là degli obiettivi fissati a inizio anno, si possono concedere e perdonare, anche se non si può negare che Vettel si sia distinto sempre come corridore di testa, capace di dare il massimo con pista libera. Oggi che invece si è trovato nella situazione di dover attaccare sempre, di dover spingere al limite su un asfalto scivoloso, su una pista provata solo al simulatore prima di venerdì, ha mostrato un lato umano che magari i tifosi si sarebbero volentieri risparmiati. Resta, comunque, il valore di un uomo squadra che non si appiglia ad alibi e causa esogene per giustificare le sue mancanze in pista. Lo spirito di gruppo si crea anche così. Peccato anche per Raikkonen, che ormai sembra ripercorrere le strade delle seconde guide un po' sfortunate del Cavallino (rivedere Barrichello per credere). Stavolta, comunque, nel duello tutto finnico con Bottas non c'è solo l'errore del pilota. C'è una sensazione di rabbia che rimane per un'asimmetria nelle decisioni, nelle interpretazioni che, al di là di facili sciovinismi, fa riflettere. Perché a Sochi, per l'incidente dalla dinamica non così dissimile, Iceman che veniva da dietro e attaccava all'interno è stato penalizzato. Oggi invece, a parti specularmente invertite, nessun provvedimento è stato preso per Bottas.

"Bagno di umiltà" – Sarebbe comunque cambiato poco nel giudizio dell'occasione persa da Raikkonen che, dopo i problemi al brake by wire di ieri e il cambio di motore, partito penultimo in un terzo di gara era risalito fino al settimo posto con possibile vista sul podio. "E' stata una lezione di umiltà" ha commentato il team principal Maurizio Arrivabene, "abbiamo toccato il cielo con un dito ma dobbiamo anche tenere i piedi per terra. Oggi siamo finiti per terra e da questo dobbiamo imparare. In F1 queste cose possono succedere, oggi i piloti hanno avuto più problemi di quello che dovevano ma abbiamo capito quello che dobbiamo fare".

Il no sui motori – Di certo, il Cavallino non si smuove dal veto sulle modifiche ai regolamenti e al tetto di spesa per i motori dei team clienti. "È come avere una pistola" ha detto Todt, presidente della Fia, che vorrebbe introdurre dal 2017 un propulsore più economico di quelli forniti da Mercedes, Ferrari, Renault e Honda, un biturbo con kers da 2200 cmc su base Chevrolet. "Cercare di proporre un motore clienti non è contro i loro interessi" ha spiegato Todt. "Abbiamo costi di ricerca e sviluppo che in qualche modo si devono recuperare" si è difeso Arrivabene in un confronto di posizioni ferme con l'ex team principal di Maranello che solo due anni fa è stato tra i principali fautori dei costosissimi motori ibridi con il sogno, finora irrealizzato, di allettare così i grandi costruttori a sfidarsi nel circo della Formula 1. D'altra parte, anche il veto della Ferrari non parte da presupposti del tutto lungimiranti, in quanto la difesa dell'equilibrio competitivo, anche in un contesto elitario come può essere la Formula 1, è sempre un bene per tutti i partecipanti (senza le piccole squadre, la Formula 1 non esisterebbe o comunque non distribuirebbe gli utili che ad oggi garantisce). Ma dopo i milioni spesi per le power unit ibride, a Maranello non vogliono guardare indietro, soprattutto con all'orizzonte una stagione di transizione come la prossima che anticipa la grande rivoluzione tecnica del 2017. La domanda, però, rimane: perché Todt solo adesso si erge a difensore delle piccole squadre, dopo aver varato la Formula 1 ibrida, la più costosa e più ingiusta di sempre? Perché gli interessi delle squadre medio-piccole non sono stati considerati quando si sono battute per eliminare lo Strategy Group e hanno invocato una distribuzione dei proventi da diritti tv meno sbilanciata a favore dei top team?

Rebus 2016 – La questione dei motori alle squadre clienti, poi, ha anche un risvolto più immediato per la scuderia Ferrari. Potrà il Cavallino equipaggiare la Toro Rosso 2016 con l'ultima specifica del motore 2015 della SF15-T? Sotto le stelle del Messico restano al momento solo domande e nessuna risposta.

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