F1, GP Monaco: guerra fredda in casa Mercedes
Rosberg e la legge del due. Per la seconda volta in stagione, il tedesco parte davanti al compagno di squadra Hamilton, ancora furioso dopo l'incidente sospetto alla fine delle qualifiche. Per la seconda volta consecutiva, Rosberg si incorona nel Principato e adesso vanta più successi del britannico nel circuito più peculiare dell'intero Mondiale. Un bis che fa la storia della scuderia: era dal GP di Italia del 1954-1955, infatti, che la Mercedes non vinceva la stessa corsa per due anni di fila. Il tedesco ha mantenuto dietro il compagno di squadra, rivale come gli altri, più degli altri, per tutta la durata della corsa. Si è riportato in testa al Mondiale con 4 punti di vantaggio proprio su Hamilton e rinforzato la legge Mercedes che ha assunto i tratti di una monarchia assoluta. In ogni giro, infatti, di ognuno dei sei gran premi corsi finora c'è stata sempre in testa una Freccia d'Argento.
Tensione in Mercedes – Le Mercedes impongono subito una strategia diversa dall'anno scorso, quando Rosberg ha fatto “da tappo” per salvaguardare le gomme. La coppia Rosberg-Hamilton costruisce un vantaggio di 4 secondi su Raikkonen dopo 10 giri. Il britannico, però, dopo poco più di una decina di giri inizia ad avvertire segni di graining e qualche problema al freno motore. Tuttavia, grazie a due bloccaggi di Rosberg al Mirabeau, riduce il distacco a un secondo o poco più. Non è l'unico, comunque, ad avere problemi di tenuta delle gomme alla vigilia della prima sosta. Il britannico deve spingere, difendersi dall'attacco del compagno, senza danneggiare troppo le gomme. I due sono sempre più ai ferri corti, e la tensione si traduce anche nelle comunicazioni via radio. "Usa marce più lunghe" dicono via radio al tedesco, "rischiamo di non arrivare alla fine". Hamilton risparmia più carburante a ogni giro. Evidente come Nico, che quasi certamente non è partito con il pieno di carburante, abbia tirato al limite per tenere dietro il compagno di squadra che gira più veloce a ogni curva a eccezione del Casinò. Quando qualcosa entra nell'occhio del campione del mondo 2008 e lo costringe a un paio di giri lenti, la battaglia per la vittoria di fatto finisce. Hamilton sente le gomme raffreddarsi e vede Ricciardo avvicinarsi sempre più, ma lo scambio via radio con gli ingegneri chiarisce a perfezione le sue priorità e il clima in casa Mercedes. “Lewis, Ricciardo è a cinque secondi da te!” gli dicono. “Non mi interessa dov’è Ricciardo, voglio sapere qual è il distacco da Nico!".
Sfortuna Raikkonen – Raikkonen parte bene, passa all'esterno mentre Alonso cerca senza successo di sopravanzare le Red Bull. Il finlandese difende il terzo posto fino al 25mo giro, fino allo schianto di Sutil e all'ingresso della safety car. “Sembra che tutti facciano fatica adesso, dovremmo rimandare la mia prima sosta di quattro giri” chiede via radio. All'ingresso dei box, Alonso deve aspettarlo ma tornato in pista Iceman finisce tamponato da una Marussia autorizzata a sdoppiarsi. Deve perciò fermarsi di nuovo e montare un altro treno di soft: da terzo, però, si ritrova tredicesimo. Raikkonen guadagna quattro posti e si ritrova nel quartetto che lotta per l'ottavo posto con Bottas, che però si ritira e per la prima volta non va a punti nel 2014, Gutierrez, che però fora e va a sbattere alla Rascasse, e il sorprendente Bianchi (chiude ottavo, ma scivolerà nono viste le penalizzazioni) che regala alla Marussia i primi punti della sua storia con il giallo di una penalità di 5 secondi da scontare due volte perché ha effettuato il primo drive-through in regime di safety car. La giornata storta di Raikkonen si completa con il contatto con Magnussen al tornantino del vecchio Loews che lo costringe a sostituire l'ala anteriore e dire addio ai punti.
Il cuore di Alonso – Lo spagnolo ha continuato a guidare come un disperato per restare attaccato alla Red Bull di Ricciardo con una monoposto molto meno stabile delle altre. Cambiano le regole, cambiano le macchine, ma anche oggi Alonso ha dato tutto, non si è risparmiato e ha portato la Rossa a risultati ben superiori rispetto al livello del Cavallino che ha meno mezzi e meno sperimentazioni sui motori ibridi ad alte prestazioni.
Ottimo Ricciardo, disastro Renault – Dura meno di un quarto d'ora, nove giri, la corsa di Vettel, tradito ancora dalla power unit. Dopo l'ingresso della safety car, deve già rientrare ai box e se la prende con i meccanici via radio: “E andiamo ragazzi! So che state facendo del vostro meglio, però…”. Vettel è stato costretto già a sostituire le unità MGU-K e CU-K, le componenti di recupero e controllo dell'energia cinetica che costituiscono l'ERS, dopo i problemi nelle qualifiche di ieri. Ha montato unità già usate in passato e non potrà più montare quelle con cui era partito qui a Monaco fino all'ultima gara della stagione. Ma i problemi non sono affatto finiti. "Sembra che il turbo non giri a dovere" ammette prima di arrendersi all'ordine dai box e ritirarsi. Ricciardo, che da terzo si ritrova quinto dopo la prima curva, dimostra ancora una volta che si trova più a suo agio alla guida di una Red Bull con meno grip dell'anno scorso. Una Red Bull che, comunque, sta colmando il gap con le Mercedes grazie a un telaio performante e a un comportamento forse addirittura migliore delle Mercedes in ingresso di curva. Ricciardo è l'unico pilota motorizzato Renault nei primi 10. Degli 8 al via, oltre all'australiano vedono la bandiera a scacchi solo Grosjean e le due Caterham
Incredibile Hulk – Avrebbe certo sperato in una prima volta diversa a Monaco, Kvyat, che aveva impressionato in prova e centrato la Q3 dopo l'incidente alla chicane del porto. Il russo, costretto a parcheggiare con il motore spento, la prende con filosofia: “Ok…”. In avvio di gara lo show lo regala Sutil, che sfata tutti i miti su Monaco e infila Grosjean al tornantino del vecchio Loews, salendo praticamente sul marciapiede, poi replica su Ericsson al Grand Hotel e su Chilton alla chicane del porto, dove però si va a schiantare dopo 26 giri. Entra la safety car. Hamilton deve aspettare dietro Rosberg, e si infuria con i meccanici. Al semaforo verde, Magnussen infila Vergne alla Rascasse, prima della linea che consentiva ai piloti di sorpassare, è costretto a lasciargli strada ma si vede infilato anche da Hulkenberg, che si prende gli applausi al Portier e si guadagna un quinto posto virtuale: diventerà reale con le soste ai box di Massa e il drive-through dello stesso Vergne, che dovrà comunque ritirarsi con il motore in fumo. Il tedesco, tornato in versione Incredibile Hulk dopo un paio di gare appannate, ha retto bene con le morbide, ha sofferto un po ‘nel finale con le super-soft ma è riuscito a contenere il ritorno di Magnussen.
Pubblico in calo – Per il sesto Gp consecutivo, una Mercedes rimane in testa per l'intera durata della corsa. È la misura di un campionato sempre più scontato, e dunque meno interessante. Il 30% di spettatori in meno registrato ieri rispetto alle qualifiche del 2013 è eloquente. Un indizio che si combina alla scelta di molti spettatori di rivendere il proprio biglietto per la gara a 80 euro, una cifra più bassa rispetto agli anni passati.