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F1, GP Russia: Sochi, la pista multiforme dove il compromesso vince

Il circuito presenta due tratti veloci: passano 820 metri dalla partenza alla prima frenata. Ma ci sono otto staccate pesanti, e la curva a raggio costante più lunga del Mondiale. Due gli aspetti critici: il consumo di carburante e la temperatura dei freni.
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Prima volta in primavera a Sochi per la Formula 1, sul tracciato semi-permanente disegnato da Tilke intorno ai luoghi simbolo delle Olimpiadi invernali. Un circuito caratterizzato da due tratti ad alta velocità (T18-T2, T10-T13) e quattro curve lente (T2, T5, T13, T15), da percorrere in senso orario su un asfalto scivoloso e dalla bassa aderenza. Qui la Ferrari starebbe programmando l'esordio di due nuove power unit, costati tre gettoni sui 9 disponibili in combustione: si tratterebbe del terzo motore per Vettel su quattro gare, anche se l'unità utilizzata a Shanghai si potrà sempre riutilizzare su circuiti cittadini come Monaco o Singapore dove l'incidenza del motore non è poi così determinante. “E' una pista moderna con poche curve che sembrano simili ma non son mai facili come potrebbero apparire, perché devi comunque spingere sempre la macchina al limite” ha detto Kvyat, cui è intitolata una delle tribune, che proprio a Sochi ha corso la sua prima gara a 10 anni, nel gennaio 2005. “Credo che la curva 4 sia in assoluto la più bella del circuito”. La pista, ha sottolineato Pat Symonds, “è molto larga, con cordoli bassi, e questo permette ai piloti di attaccare in curva. In passato, le gomme dure si sono rivelate molto competitive mentre le supersoft che vediamo in qualifica potrebbero non essere così performanti nella parte finale, tra la curva 13 e la 18”.

La scelta delle gommePirelli ha confermato la stessa articolazione di mescole della scorsa edizione: medie, soft e supersoft. Le scuderie, nonostante la bassa aderenza, hanno tutte optato per una strategia aggressiva con un solo set di medie (a eccezione della Manor che porta due treni di gomme a banda bianca). Hamilton e Rosberg avranno a disposizione ben 8 set di supersoft, due in più di Vettel e Raikkonen. Estrema, infine, la scelta di Red Bull e Haas: 10 treni di supersoft, due di soft e uno solo di medie per ciascun pilota.

Primo settore – Il Sochi Autodrom rivela la sua prima peculiarità già sulla linea di partenza. Dal via alla prima frenata passano 820 metri, l'intervallo più lungo del Mondiale. La frenata è di fatto alla curva 2, perché la prima è solo una piega leggera a destra. La prima frenata è la più dura del tracciato: si arriva a 330 kmh, anche 340 con l'ala mobile aperta, e si rallenta fino agli 80 kmh, in prima. Da qui, si arriva alla 3, a sinistra, che si percorre a 170 kmh costeggiando l'Olympic 4 e si arriva alla splendida quanto temuta curva a raggio costante (182 metri) più lunga del Mondiale, ancora più dura della T8 di Istanbul e della T3 di Barcellona. “Sembra non finire mai” ammette Kvyat. In effetti, mentre lasciano a destra la Adler Arena fino all’Ice Dome Bolshoi, i piloti restano in curva 10 secondi, sottoposti a un'accelerazione centrifuga superiore ai 3G per quasi sei, con le gomme in appoggio a destra in evidente sofferenza. Un breve allungo conduce alla curva 5, alla seconda frenata impegnativa del tracciato, da oltre 2000 kW. I piloti rallentano fino a 105 kmh per ripartire poi in accelerazione verso la curva 6, ad angolo retto, che supera l'Ice Dome.

Secondo settore – Il secondo settore si apre con una veloce a destra (T7), da affrontare in sesta, in accelerazione, prima di una nuova brusca frenata e di una seconda curva a 90°, a destra: si entra a 280 kmh, si esce a 130, in quarta, con una staccata da poco più di 1500 kW. Un allungo conduce alla curva 9, qui si passa dai 260 ai 150 kmh, e dopo un nuovo strappo si arriva alla 10, a destra: è un'altra curva secca, che richiede una decelerazione da 260 a 125 kmh. I piloti poi affrontano il secondo tratto veloce, in cui è possibile utilizzare l'ala mobile. La curva 11 è poco più di una piega, velocissima, a destra, che si affronta a 290 kmh e porta verso la 12. Qui i piloti arrivano anche sopra i 330 kmh con il DRS aperto e si trovano ad affrontare una frenata non violenta, ma abbastanza lunga, con un picco da quasi 2000 kW per scendere fino ai 95 kmh in uscita e immettersi nel settore finale.

Terzo settore – La parte conclusiva è la più lenta del tracciato. Dalla curva 14 si esce in terza, a 120 kmh, e si entra in una chicane sinistra-destra: si scende da 230 a 115 alla curva 15, si accelera leggermente fino ai 125 kmh, sempre in terza, in uscita della 16. Dopo un breve rettilineo in sesta, si arriva alle ultime due curve, a destra, dove sarà importante trvare il giusto punto di frenata per trovare la massima accelerazione, partendo dai 90 kmh in uscita dall'ultima curva, lungo il rettilineo che porta al traguardo.

Power unit – “E' una bella pista, un mix fra un circuito cittadino e uno tradizionale” ha detto Massa. È un tracciato impegnativo per il motore, e non solo per la potenziale criticità della curva 4. Con la lunga percorrenza a pieno regime, con i 15” di accelerazione continua prima della curva 2 e l'altro tratto in pieno tra la 10 e la 13 influiscono sulla power unit, più facile da calibrare comunque rispetto a Barcellona o Silverstone. Critico sarà anche il consumo di carburante, bilanciato però dalle elevate possibilità di recupero dell'energia. Servono, infatti, oltre 96 kg di benzina per completare la gara, ma l'ERS consente un surplus di quasi 4200 kJ per giro, che si traducono in un miglioramento del tempo di quasi 3 secondi e un incremento della velocità di punta fino a 20 kmh.

Le chiavi – Dal punto di vista aerodinamico, l'ala anteriore deve riuscire a garantire un elevato carico per non far ballare l'avantreno alla T4 e nelle numerose curve lente. Il settaggio del posteriore non dovrebbe differire troppo dalle soluzioni che si vedranno a Singapore, anche se Sochi presenta rettilinei decisamente più lunghi che richiedono un compromesso diverso nell'assetto della vettura per non perdere troppo in termini di velocità. Uno degli aspetti più critici, considerate le otto frenate violente, sarà la temperatura dei dischi, che non dovranno mai raffreddarsi troppo. E con lo spostamento in calendario, le squadre hanno ancora meno dati su cui basarsi. Il quid di imponderabile potrebbe di conseguenza far crescere l'interesse e sparigliare, almeno un po', destini, fortune e gerarchie consolidate.

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