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F1, GP Spagna: come si guida in Catalogna

Il GP di Spagna si corre in Catalogna dal 1991. E’ una pista ondulata, molto amata dai piloti. La parte finale è stata ridisegnata dal tedesco Hermann Tilke per aumentare la sicurezza. Vento e sabbia rendono la corsa imprevedibile. Qui Schumacher vinse la sua prima gara in Ferrari.
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Il GP di Spagna si corre in Catalogna dal 1991. Il circuito è stato costruito in occasione delle Olimpiadi di Barcellona dell'anno successivo, in cui ha ospitato la partenza e l'arrivo della cronometro a squadre di ciclismo. L'impianto, che non va confuso con la pista di Montjuic sede del GP dal 1969 al 1975, contiene tre tracciati: il circuito dell'Escuela di 1703 metri, il il Nacional di 3067 metri, e la pista su cui si corre il GP di Formula 1, lunga 4655 metri da percorrere in senso orario. Segnato da un asfalto ondulato, e in più punti sporcato dalla sabbia spinta dal vento dalla vicina campagna, il circuito è tra i più apprezzati dai piloti. È una pista che richiede un elevato carico aerodinamico e una accurata scelta degli pneumatici che soffrono nelle curve più strette. Dopo gli incidenti a Imola, e la morte di Ratzenberger e Senna, si è deciso di allargare le vie di fuga e modificare la variante Nissan. Ulteriori modifiche si sono succedute nel 2004, quando una svolta molto stretta è stata introdotta al posto della successione di curve "La Caixa-Banc de Sabadell", e nel 2007, quando una nuova variante è stata inserita tra le due ultime curve, la "Europcar" e la "New Holland".

L'accordo con Barcellona – Anche se il tracciato non ha sede a Barcellona, dal 2013 il nome ufficiale del circuito è diventato Circuit de Barcelona-Catalunya. L'aggiunta si deve al contratto di sponsorizzazione firmato con la municipalità del capoluogo catalano. A seguito dell'accordo, è stato modificato il logo del circuito, che ora contiene l'immagine stilizzata del layout della pista, della mappa della Catalogna sullo sfondo di una bandiera a scacchi e il nome della città di Barcellona.

Guida al tracciato – I piloti conoscono bene la pista, spesso sede dei test prima e durante la stagione, Eppure, le incognite non mancano mai, soprattutto per il vento che qui cambia direzione in maniera inaspettata: così una vettura puà soffrire di sottosterzo al mattino in un determinato punto del tracciato e al pomeriggio sperimentare episodi di sovrasterzo lungo le stesse curve. Dopo il lungo rettilineo di partenza e di arrivo, i piloti devono affrontare la prima forte frenata per entrare in quella che si può considerare una chicane di media velocità. Si può ritardare la staccata per entrare nella prima curva, da affrontare in seconda, cercando di mantenersi all'esterno per ritrovarsi così all'interno della seconda curva che si può affrontare in accelerazione. I piloti arrivano così alla curva 3 (Renault), a destra con una forza gravitazionale vicina ai 4G. Un breve rettilineo conduce alla curva 4, la Repsol, simile alla Parabolica di Monza: frenata, ingressi in terza marcia e uscita in accelerazione verso la lenta curva 5 (Seat), a sinistra, da affrontare in seconda marcia. Si scende leggermente verso la 6 per poi ritrovarsi alla chicane sinistra-destra, in leggera salita (curve 7 e 8), in terza marcia. Qui le vetture devono controllare la posizione in uscita perché il cordolo alla fine della 8 potrebbe danneggiare le sospensioni. Alla 9, la Campisa, i piloti girano a destra ad alta velocità. È una curva particolarmente insidiosa, perché i piloti non ne vedono la fine: si entra infatti in leggera salita ma si esce in discesa, ed è facile finire fuori pista. Un lungo rettilineo conduce al tornante della Caixa, una virata a sinistra da effettuare in seconda marcia, e poi al complesso delle curve 11 e 12: la prima, leggera, a sinistra, poi una lunga svolta a destra a media velocità. La parte finale del tracciato è stato ridisegnato dall'ingegnere tedesco Hermann Tilke, che ha realizzato i circuiti della Malaysia, del Bahrain, della Cina e non solo, per ridurre la velocità e aumentare la sicurezza dei piloti nel rettilineo dei box. La 13 è una stretta curva a destra che i piloti devono percorrere cercando di portarsi rapidamente dalla parte opposta del tracciato per mantenere la traiettoria ideale in vista della lenta chicane sinistra-destra che segue. Serve una buona trazione perché qui si determina la velocità all'ingresso del rettilineo dei box. La facile curva New Holland, verso destra, guida al rettilineo di arrivo.

Momenti memorabili in Catalogna – Dal 1991, il circuito ha vissuto parecchi momenti memorabili. Già nella prima edizione del GP su questa pista, il pubblico si è entusiasmato per il duello tra Senna e Mansell, che hanno percorso affiancati l'intero rettilineo di arrivo: il britannico è riuscito a completare il sorpasso finendo poi per vincere la gara. Nel 1994, Damon Hill vince e si commuove sul podio per la morte del compagno di squadra Ayrton Senna; Michael Schumacher riesce ad arrivare secondo nonostante abbia corso metà gara tutta in quinta marcia per la rottura del cambio. Due anni dopo, il tedesco conquista qui la sua prima vittoria in Ferrari al termine di una gara dominata sotto una pioggia torrenziale: Schumi arriva sotto la bandiera a scacchi con 45 secondi di vantaggio sul secondo. Nel 2001 il tedesco deve ringraziare per la vittoria il motore della McLaren che tradisce Mikka Hakkinen alla curva 3 durante l'ultimo giro. Il 2006 vede il trionfo di fernando Alonso, il primo spagnolo a vincere nel circuito di casa. Dell'edizione 2008 resta soprattutto lo schianto di Heikki Kovalainen alla curva 9: il finlandese si schianta contro le barriere, perde conoscenza per qualche minuto ma i tifosi possono tirare un sospiro di sollievo quando lo vedono alzare il pollice al cielo. Strepitosa, infine, la prestazione di Pastor Maldonado nel 2012: il venezuelano regge la pressione di Alonso per tutta la gara e firma la sua finora unica vittoria in Formula 1, la prima per la Williams dopo oltre sette anni.

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