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F1, GP Ungheria: è l’efficienza in curva la chiave all’Hungaroring

Quattordici curve segnano l’Hungaroring. Un tracciato che sollecita le gomme anteriori, in cui il carico aerodinamico conta più della velocità di punta. Pirelli porta Supersoft, Soft e Medie. Stesse dotazioni per Mercedes e Ferrari. Hamilton insegue le 68 pole di Schumacher.
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Come Monaco, ma senza le barriere. L'Hungaroring, pista al confine con il villaggio di Mogyoród, a 19 km da Budapest che segna l'inizio della seconda parte della stagione, è un tracciato da alto carico, in cui l'efficienza aerodinamica e la deportanza hanno l'influenza maggiore sul tempo finale. Scandita da 14 curve e appena tre rettilinei, di cui solo quello di fronte ai box sufficientemente lungo per tentare un attacco, richiede 44 cambi di marcia per giro e si percorre per il 44% con la farfalla dell'acceleratore tutta aperta. È un circuito che sollecita molto le gomme, soprattutto quelle anteriori, e induce al sottosterzo in gara, e i freni.

Un giro di pista

Il primo settore

Si comincia subito con la staccata più dira del tracciato. La prima curva, a destra, aumenta di raggio e conduce alla curva 2 dopo un tratto in accelerazione da cinque secondi su cui si può nuovamente ricorrere all'ala mobile (uno solo il detection point, alla curva 14). Alla seconda curva, a sinistra, i piloti devono contrastare un'accelerazione laterale vicina ai 2,5 g e un costante sottosterzo. Si prosegue poi in leggera discesa verso la curva 3, a destra, che si percorre in pieno per arrivare, dopo un rettilineo di 380 metri, alla curva 4 che chiude il primo settore. Gli organizzatori hanno modificato i cordoli, come in tutto il resto del tracciato, e i commissari presteranno particolare attenzione ai piloti che dovessero superare con tutte le quattro ruote la linea bianca in uscita come Grosjean nel 2013, punito per quella manovra su Massa che ha comunque definito nella conferenza stampa della vigilia “il sorpasso più emozionante di tutta la mia carriera, anche perché quello non è un punto in cui i piloti si aspettano di essere attaccati”.

Il secondo settore

La combinazione delle curve veloci 4 e 5 apre il secondo settore. Particolarmente delicata la 5, ad ampio raggio, con una forte accelerazione laterale, in cui sarà importante il brake-by-wire per non scomporre il bilanciamento della monoposto. La trazione in uscita, infatti, diventa elemento dirimente nel tratto in leggera salita verso la chicane successiva (6 e 7) in cui fare attenzione ai cordoli. Piuttosto veloce anche la combinazione della 8, a sinistra e della 9 che richiede una frenata parzializzata. Alla 10, a sinistra, i piloti affrontano una staccata particolarmente complicata, con la forza laterale più elevata, e si proiettano verso la 11, a destra, che li costringe a un'altra staccata impegnativa.

Il terzo settore

Il terzo settore racchiude le ultime tre, cruciali curve. Comincia con la 12, a destra di novanta gradi, prosegue con la terza in cui non è scontato trovare il giusto punto di frenata, e si conclude alla 14, un tornante a destra di 180 gradi che si affronta in salita e in terza. Serve la linea perfetta in entrata e in uscita, sul rettilineo più lungo, per mantenere la posizione nell'allungo verso la prima curva.

Le gomme

Su un circuito così tortuoso, dove l'anno scorso si sono registrati appena 11 sorpassi a fronte di una media stagionale di 52, le gomme avranno un ruolo determinante anche nella definizione delle strategie. Pirelli conferma, come l'anno scorso, le mescole già portate a Silverstone e in altre quattro occasioni in stagione: P Zero White medium, P Zero Yellow soft e P Zero Red supersoft. “Il circuito è stato riasfaltato nel 2016 poco prima del Gran Premio: sarà interessante vederne l’evoluzione” ha detto Mario Isola, responsabile car racing Pirelli, che ha sottolineato anche come la temperatura della pista è risultata fra le più alte di tutto il 2016 in gara. “Lo scorso anno abbiamo notato che l’asfalto nuovo era più liscio e veloce rispetto al precedente. La scelta dei set di mescole disponibili da parte dei Team ha favorito in particolare le mescole soft e supersoft. In questo Gran Premio la strategia fa la differenza, anche perché è difficile sorpassare; per i Team sarà dunque importante acquisire il maggior numero di dati possibili durante prove libere e qualifiche. Con la nuova generazione di monoposto più veloci questo fattore dovrebbe essere ancora più importante del solito”.

Le scelte dei team

La Ferrari e la Mercedes hanno fatto scelte identiche per quanto riguarda i set di gomme che avranno a disposizione a Budapest: 9 set di gomme supersoft, 3 di gomme soft e solamente 1 di gomme medie. Nell'identità della fornitura, saranno i dettagli a fare la differenza per il Cavallino, che anche a Silverstone al netto della sfortuna finale, ha dimostrato miglioramenti di oltre 4 secondi rispetto ai tempi in qualifica del 2016 e un'efficienza in curva paragonabile alle Frecce d'Argento. Non a caso, rispetto a un anno fa, il gap in qualifica è sceso di quasi mezzo secondo nel secondo settore a Silverstone, segnato dalla successione delle tre curve veloci più affascinanti del motorsport.

La Mercedes, invece, ha dimostrato di riuscire a gestire molto meglio rispetto a inizio anno la temperatura delle gomme, un aspetto che sarà determinante all'Hungaroring, considerato che la sostanziale assenza di rettilinei rende difficile il raffreddamento. In Red Bull Ricciardo, uno dei migliori piloti nelle ultime cinque gare, sceglie la stessa dotazione dei top mentre Verstappen, rilanciato in Gran Bretagna anche grazie a un assetto più scarico, porterà un set di supersoft in più e uno di soft in meno (10 e 2). Una scelta ripetuta anche dalla Force India, da tenere d'occhio Ocon con la sua guida sottosterzante, Williams e McLaren. In controtendenza la Haas con quattro set di morbide per i due piloti, confermati anche per il 2018.

Numeri e curiosità

Dopo Silverstone, l'uomo più atteso è sempre lui, solo lui, fortisssimamente lui: Lewis Hamilton. È l'unico che abbia vinto cinque volte a Budapest, e sabato potrebbe toccare le 68 pole position di Michael Schumacher, unico insieme a Senna e al britannico ad aver trionfato più di tre volte all'Hungaroring.

Schumi vanta il record di pole in Ungheria, sette contro le cinque di Hamilton che qui ha vinto per la prima volta nel 2007, nonostante Alonso avesse rallentato il suo ultimo giro in qualifica, subendo una penalizzazione di cinque posizioni in griglia. Partire in pole conta più che altrove, ma soprattutto è importante trovarsi davanti alla prima curva. In ogni caso, nella storia del gran premio solo in due sono riusciti a vincere qui partendo oltre la seconda fila: Mansell, scattato dodicesimo nel 1989, e Button, che firmò la memorabile rimonta da 14mo nel 2006.

La Ferrari cerca riscatto dopo Silverstone. Raikkonen cerca l'ottavo podio, che vorrebbe dire primato assoluto nella storia del gran premio. Vettel l'anno scorso qui partì solo quinto, la sua peggior posizione in griglia a Budapest dal 2008. Ma nel 2015 riuscì a rompere il suo personale tabù con questo tracciato, uno dei quattro su cui aveva gareggiato più di una volta senza ancora vincerr allora, e regalare alla Ferrari il sesto successo, il primo dalla vittoria di Michael Schumacher nel 2004. Quello rimane comunque l'ultimo dei soli otto casi in cui il vincitore a Budapest conquisterà il titolo mondiale a fine anno.

In quattro hanno celebrato qui la prima vittoria in carriera: Damon Hill nel 1993, Fernando Alonso nel 2003, Jenson Button nel 2006 e Heikki Kovalainen nel 2008. Nel 1990, invece, Thierry Boutsen conquistò la sua unica pole position e chiuse davanti a tutti con il margine più ristretto nella storia del GP d'Ungheria, solo 0.288 secondi su Ayrton Senna.

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