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F1, Gp Ungheria: Hamilton, Mondiale “in fumo”?

Qualifiche maledette per Hamilton, che si ferma dopo pochi minuti con il posteriore in fiamme. Rosberg può allungare ancora nel Mondiale. Dietro le Mercedes, si confermano le Red Bull. La Marussia di Bianchi elimina la Ferrari di Raikkonen in Q1.
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Vanno in fumo le speranze di Lewis Hamilton. Il fumo è quello che vede uscire dal posteriore in fiamme nei primi minuti della Q1 e lo costringerà ancora una volta a dover cercare una rimonta ai limiti dell'impossibile partendo dalle ultime file. Rosberg, invece, domina le qualifiche, stampa la pole all'ultimo giro con parziali record negli ultimi due settori e rifila mezzo secondo a Vettel, che partirà in prima fila per la terza volta quest'anno, come in Malaysia e Gran Bretagna. Per la Mercedes è la 23ma pole position, risultato che consente alle Frecce d'Argento di agganciare le Tyrrell al nono posto nella classifica all-time. Alonso rispetta l'obiettivo minimo, la terza fila, ma resta staccato di 1.2″, un divario molto più alto di quello registrato ieri e stamattina, in cui la Ferrari aveva evidenziato progressi innegabili.

Rimonta impossibile – Quella che si profila per Lewis Hamilton è un'altra missione impossibile. In 13 delle 28 gare qui disputate, ha vinto chi è partito in pole, e nel 93% dei casi ha trionfato un pilota partito dalle prime due file. Le uniche eccezioni significative sono rappresentate dalla risalita di Mansell partito 12mo nel 1989 e di Jenson Button, recordman con 14 partecipazioni in Ungheria, capace di trionfare partendo dalla 14ma posizione nel 2006, nel giorno del suo 200mo GP in carriera: è la più grande rimonta nella storia di questo GP. Lo stop forzato di Hamilton, in pole l'ultima volta nel GP di Spagna, che potrebbe derivare ancora una volta dall'impianto frenante, forse dal brake-by-wire, almeno a giudicare dalle comunicazioni via radio tra il britannico e il box. "Non riesco a fermarmi" dice infatti a chi gli comunicava di parcheggiare subito la Mercedes avendo visto il fumo fuoruscire dal posteriore. Hamilton, che all'Hungaroring ha ottenuto 4 pole e 4 vittorie, secondo solo a Michael Schumacher con 7 successi, aveva battuto Rosberg in tutte le tre sessioni di prove libere, anche se il divario con Rosberg in PL3 si era ridotto a una quarantina di millesimiMa domani potrà solo limitare i danni nei confronti del tedesco, che ha la grande occasione di aumentare ancora il vantaggio nel Mondiale, ora di 14 punti. 

E piove piove – A sparigliare destini e fortune ci pensa in Q3 qualche goccia pioggia, che era attesa da tutte le previsioni per la gara, mentre per oggi le possibilità di precipitazioni non superava il 30%. Rosberg è il primo a scendere in pista con pista più fredda e un po' più umida, caratteristiche su cui i piloti non hanno mai corso nel weekend. E non è una variabile da poco, perché il carico aerodinamico, per quanto elevato, è inferiore a quello dell'anno scorso in virtù dei nuovi regolamenti e dunque le gomme impiegano qualche giro in più per raggiungere la temperatura ottimale. Non a caso nel primo giro Rosberg va lungo e la McLaren di Magnussen si schianta all'ultima curva, dove le gocce di pioggia, che non cadono in maniera uniforme sull'intero percorso, scendono con maggiore intensità. Sull'asfalto scivoloso si conferma a suo agio Bottas, già capace di agganciare un insperato terzo posto in qualifica in condizioni simili nel GP del Canada l'anno scorso con una monoposto molto poco competitiva. Bottas è un "racer", il finlandese rampante che è uscito tra i primi sotto la pioggia, che dà tutto, che mette il cuore e riesce ad andare veloce in tutte le condizioni.

Red Bull più vicine – In queste qualifiche si è rivisto finalmente il miglior Vettel, agguerrito, determinato, veloce, non a caso l'unico insieme ad Alonso a scendere sotto i 24″ nel terzo settore durante le libere di stamattina. Il tedesco ha saputo contenere il distacco da Rosberg a mezzo secondo, un gap rimasto anche più basso sia nelle libere sia in Q1 e Q2 prima dell'ultimo giro record del tedesco. Su un circuito stretto, lento, che richiede un elevato carico aerodinamico e comportamento reattivo in curva, l'eccellenza progettistica e telaistica targata Newey torna a fare la differenza rispetto alla potenza delle power unit.

Bianchi beffa Raikkonen –  Ancora una volta, però, la notizia è il fallimento della Ferrari. E stavolta è un fallimento strategico, di scelte, non tecnico. Dopo sessioni incoraggianti di prove libere, anche per una diversa e più efficiente distribuzione della coppia su cui gli ingegneri sono intervenuti lavorando sul software, Alonso va peggio del previsto e Raikkonen va fuori in Q1. Davvero incredibile, assurdo, inspiegabile, l'errore di valutazione del team Ferrari. Il finlandese non torna in pista negli ultimi minuti, benché il suo 14mo posto provvisorio non potesse certo lasciare margini di serenità e fiducia tali da giustificare questa decisione. Una scelta che non si giustifica nemmeno con la volontà di contenere e controllare col bilancino dell'alchimista il consumo di carburante, anche perché Raikkonen non stava lottando per la pole, ma solo per agganciare la Q2. E infatti all'ultimo secondo, la Marussia di Bianchi, pilota della Ferrari Driving Academy, stampa il miglior giro e per 7 centesimi esclude Iceman dalla Q2. L'ennesima beffa difficile da accettare in una stagione in cui niente funziona a dovere. Una beffa ancora più amara se subita da una vettura più modesta cui la Ferrari fornisce i motori. "Abbiamo corso un rischio, e non ha pagato", l'unico commento dal box Ferrari. Un rischio, però, che davvero non si giustifica alla luce del poco margine di sicurezza e soprattutto considerato che Raikkonen avrebbe tranquillamente potuto scendere in pista per un secondo run con le gomme medie e ottenere un tempo sufficiente a garantirgli il passaggio in Q2 senza "sprecare" un nuovo set di soft. "Ero pronto a scendere in pista" ha confermato il finlandese, "la squadra mi ha detto di restare ai box".

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