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F1: quando la Ferrari ha fatto la storia a Spa

In Belgio, la Ferrari ha il record di vittorie, pole e giri veloci. Riviviamo i successi del Cavallino a Spa. Da Ascari a Surtees, dall’era Schumacher ai trionfi di Raikkonen e Massa.
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In Belgio, dove si respira la storia, è la Ferrari a fare la storia. Il Cavallino ha il record di vittorie, 16, accompagnate da altri 28 piazzamenti sul podio, di pole position, 13, e di giri più veloci, 17. Dodici i successi della Rossa sul circuito di Spa: una serie aperta nel 1952 da Alberto Ascari, che ha dominato quella stagione con 6 successi su 7 GP su sette e conquistato il suo primo titolo mondiale.

La stella di Ascari – L'anno dopo, concede il bis. A sorpresa parte secondo, la pole va alla Maserati di Fangio. Le Maserati, però, sono fragili: si fermano prima Gonzalez, terzo in griglia, poi il Maestro, che viene allora fatto salire sulla vettura del belga Claes. Fangio riparte e rimonta, ma al 35mo giro scivola su una macchia d'olio alla Stavelot. Ascari trionfa ancora davanti a Villoresi e Marimon, l'allievo di Fangio, e si avvia a conquistare il secondo mondiale di fila. È un pioniere del metodo scientifico e della preparazione, al limite del maniacale. Usava lo stesso caschetto e gli stessi guanti, non correva mai col numero 13 o col 17, mai di giorno 26, mai con la tuta, le mutande e i calzini usati in prova. Perennemente insonne, colpito spesso da ulcera, morirà il 26 maggio 1955 a 36 anni, in un giorno in cui ha inspiegabilmente violato tutte le sue regole. È un segno del destino. Anche suo padre Antonio morì a 36 anni, il 26 luglio 1925. Entrambi hanno vinto 13 GP e sono morti su una curva veloce a sinistra, quattro giorni dopo essere sopravvissuti ad un altro incidente, e lasciando una moglie e due figli, che Alberto ha amato molto ma ha trattato duramente. “Non voglio che si affezionino troppo a me, soffrirebbero troppo se un giorno dovessi morire” confessava a Enzo Ferrari.

L'anno del poker – Il 18 giugno 1961, il Cavallino monopolizza la corsa: piazza 4 vetture ai primi 4 posti. Vince Phil Hill davanti a Wolfgang von Trips e Richie Ginther, con il belga Oliver Gendebien ai piedi del podio. John Surtees, su Cooper-Climax, duella a lungo per il quinto posto con Graham Hill che però deve ritirarsi per una perdita d'olio al 24mo giro. Resta così il “primo degli altri”.

L'ultima di Surtees – Il britannico passerà poi in Ferrari. Resta nel team fino al GP del Belgio del 1966, che rimane la sua ultima gara e la sua ultima vittoria “in rosso”. È una corsa drammatica, che si apre con un improvviso diluvio al primo giro: all'epoca non c'erano pneumatici da bagnato, e otto piloti si fermano prima di passare per la prima volta sul rettilineo d'arrivo. È un'epifania per Graham Hill, uno degli otto ritirati, che si ribalta al Masta. Va fuori pista, sbatte contro un palo del telegrafo e finisce con la macchina distrutta sul retro di una fattoria. Il serbatoio perde benzina, che invade l'abitacolo: Stewart è imprigionato, lo sterzo non viene via e non ce la fa a uscire. Non ci sono stewart, così passa 25 lunghissimi minuti. A soccorrerlo arrivano il compagno di squadra Graham Hill e Bob Bondurant, finiti entrambi in testacoda. Riescono a estrarre lo sterzo facendosi prestare un cacciavite da uno spettatore. Stewart ha qualche costole rotte e varie bruciature sul corpo. Gli tolgono la tuta, lo mettono su un'ambulanza per la clinica sulla pista dove lo abbandonano su una barella sul pavimento sudicio finché non arriva una seconda ambulanza che impiega tantissimo ad arrivare all'ospedale di Liegi perché il guidatore non conosce la strada. Per questo si batte perché la F1 diventi più sicura, per avere gli stewart sulle piste, per i caschi integrali e le tute ignifughe, e da presidente dell'associazione piloti si batte per il boicottaggio dell'edizione 1969 del GP a Spa. In pista Jochen Rindt resta davanti per 20 giri su 28, ma inizia a perdere terreno per un problema al cambio. Surtees coglie l'occasione e passa in testa, chiudendo con 42 secondi di vantaggio sull'austriaco, uno dei cinque piloti al via quel giorno che moriranno in pista nei cinque anni successivi. Dopo la gara, Surtees litiga un'ultima volta con il team manager Eugenio Dragoni e decide di lasciare la Ferrari prima della fine del Mondiale.

L'era Schumacher – Dopo gli anni a Zolder, la Ferrari torna a trionfare a Spa con Michael Schumacher. Per lui questa è sempre stata una pusta speciale. Qui ha debuttato con la Jordan nel 1991 perché Gachot, il secondo pilota della scuderia, era stato arrestato per aver usato spray urticante durante una lite con un tassista a Londra. Schumi, rookie puro ina F1, fa la ricognizione del circuito in bicicletta. Gli basta per piazzarsi davanti al compagno di squadra De Cesaris in prove libere e in qualifica: parte settimo ed è già risalito al quarto posto quando la frizione lo tradisce. Quei pochi giri però bastano a Flavio Briatore a portarlo in Benetton, con cui l'anno dopo ottiene il primo podio, in Messico, e nel 1995 proprio a Spa, entra nella storia. Trionfa con le slick sul bagnato, e diventa il quinto pilota dopo Peter Collins (1956); Jim Clark (1962); Gunnar Nilsson (1977); Didier Pironi (1980) a celebrare il primo successo in carriera in Belgio. Nessuno ha aspettato così pochi GP, 52, per celebrare la prima vittoria. Partiva sedicesimo quel giorno: a tutt'oggi nessuno nella storia ha vinto con una posizione così bassa in griglia a Spa. Schumi si ripete, in Ferrari, per due anni di fila, nel 1996 e nel 1997, prima della collisione e la rissa sfiorata con Coulthard nel 1998, e del sorpasso subito da Mika Hakkinen nel 2000, uno dei più belli nella storia della F1. Nel 2001, Schumi torna a vincere sul tracciato che più lo esalta, in una corsa dall'avvio decisamente tribolato. Prima si fermano sia Tarso Marques cheHeinz-Harald Frentzen, e si riparte, poi è Montoya a spegnere il motore. Al quarto giro va a sbattere il brasiliano Burti, che riporta solo una commozione cerebrale: viene esposta la bandiera rossa e si deve ripartire. La corsa viene ridotta a 36 giri; Schumi conquista la 52ma vittoria in carriera e supera Prost nella classifica all-time. Nel 2002 firma il quinto successo a Spa, a una lunghezza da Senna nell'albo d'oro del GP. Due anni dopo non vince, ma festeggia lo stesso: diventa l'unico pilota nella storia a laurearsi campione del mondo all'università della F1.

Raikkonen nella storia – Sul gradino più alto del podio sale per la prima volta Kimi Raikkonen, unico pilota in attività nell'élite di sei campioni con più di tre successi a Spa. Il finlandese domina per tre edizioni di fila, nel 2004, 2005 e 2007 (non si è corso a Spa nel 2006), quando ha sbaragliato la concorrenza sulla strada verso il titolo mondiale al volante della Rossa. Iceman ha messo anche l'ultimo sigillo del Cavallino nelle Ardenne, allo sprint sulla Force India di Giancarlo Fisichella: è l'unica vittoria per il Cavallino nel Mondiale 2009.

La vittoria a tavolino – In mezzo, la vittoria a tavolino di Felipe Massa. Al penultimo giro del GP del 2008 Hamilton taglia la chicane che precede il rettilineo d'arrivo e passa Raikkonen. Gli restituisce la posizione subito dopo ma per i commissari, dato che lo ha sorpassato immediatamente alla staccata, ha tratto vantaggio dalla posizione. Iceman viene tradito da un’escursione a Blanchimont, Hamilton arriva primo ma viene penalizzato di 25 secondi. Nonostante l'appello della McLaren, la vittoria viene assegnata a Felipe Massa.

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