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F1, Rosberg: “I piloti vivono come criceti. La chiave del mio successo? La meditazione”

Il campione del mondo in carica torna anche del rapporto con Lewis Hamilton: “Per batterlo ho dovuto portare in pista il 100% di quello che avevo. Tornare amici? Mi piacerebbe. Molti dicono che è un ragazzo strano, io penso sia unico” ha dichiarato.
A cura di Matteo Vana
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Nico Rosberg - Getty Images
Nico Rosberg – Getty Images

Una favola a lieto fine quella di Nico Rosberg: l'ormai ex pilota della Mercedes si gode il relax dopo aver conquistato il titolo mondiale. Una battaglia intensa quella con il rivale Lewis Hamilton che lo ha visto trionfare dopo una stagione vissuta da protagonista grazie a 9 vittorie su 21 Gran Premi. Poi la decisione di appendere il casco al chiodo per vivere a pieno la tranquillità della propria famiglia e degli amici.

Adesso che la stagione di Formula 1 sta per ripartire, Rosberg può godersi lo spettacolo senza nessuna ansia. A tre mesi dal ritiro il tedesco è sempre più convinto della propria scelta, come confessato in una intervista a La Repubblica.

Il sacrificio che si deve fare per vincere un mondiale è mostruoso in termini fisici, personali e relazionali.  È un gioco bellissimo – dichiara – che io stesso ho scelto e che io per primo volevo, ma ora che ho vinto posso dire ‘grazie a tutti, basta così'. Adesso mi godo tutte le altre cose belle che ci sono lì fuori. La vita non può essere solo girare in cerchio dalla mattina alla sera, tutto l'anno, su una macchina. Sono un uomo non un criceto.

Il rapporto con Lewis Hamilton

Quello con il compagno di squadra Lewis Hamilton è stato un rapporto importante per Rosberg. Una rivalità, quella tra i due piloti delle Frecce d'argento che molti hanno paragonato al duello tra Prost e Senna. Cresciuti insieme sulle piste di kart, i due si sono ritrovati a sfidarsi per il mondiale in svariate stagioni: nel 2014 e nel 2015 vinse l'inglese, nell'ultima stagione invece è toccato al tedesco. La  sfida per il titolo ha incrinato il loro rapporto, in pista sono state scintille sia in Spagna- dove i due si sono toccati finendo entrambi nella ghiaia – sia in Austria.

Lewis non si batte con il talento, ma con tutto quello che nello sport c'è oltre a questo: se mi fossi posto sul suo stesso piano lo avrei raggiunto, ma non battuto. Per batterlo c'è voluto altro. Ho dovuto lavorare fuori dalla macchina, ottimizzare tutto, assicurarmi di portare in pista il 100% di quello che avevo tutte le volte che gareggiavo.

Eravamo migliori amici, una storia da film. Me la ricordo ancora quella sera, eravamo in vacanza in Grecia. Dopo cena, guardando il mare, mi fa: ‘Ma ci pensi quanto sarebbe bello se un giorno ci ritrovassimo a combattere per il titolo?'. Era il mio sogno, pensavo che sarebbe stata la cosa più bella del mondo. Poi è successo e posso dire che forse è stato così anche se l'amicizia ne ha risentito. Un sogno che si realizza è sempre strano, non è mai come te lo immaginavi. Tornare amici? Mi piacerebbe. Molti dicono che è un ragazzo strano, io penso sia unico.

Nico Rosberg e Lewis Hamilton / GettyImages
Nico Rosberg e Lewis Hamilton / GettyImages

Meditazione e mental coach le chiavi del successo

Un successo, quello di Rosberg, che parte da lontano. La stagione 2016 è stata una delle più combattute, il duello tra Mercedes ha infiammato gli spettatori e riportato entusiasmo in uno sport che rischiava di vedersi abbandonare anche dai fan più affezionati. Battere il suo rivale storico è stata una vera e propria impresa, ma dietro il trionfo del tedesco ci sono molti fattori: filosofia, meditazione e anche un mental coach.

La meditazione – ha concluso il campione del mondo in carica –  è stata l'arma in più quest'anno. Non è una magia, ma un lavoro: se si pratica con serietà e costanza a poco a poco aiuta a migliorare. A me è servita: dieci anni fa, in una situazione come quella di Abu Dhabi, la gara decisiva, con Lewis davanti che rallentava e io schiacciato tra le due Red Bull e Vettel, sono certo che sarei andato a sbattere. E invece ero pronto. Non dico che fossi sereno, anzi ricordo che durante la manovra su Verstappen vedevo tutto rosso ed ero tesissimo. Però ero pronto. E l'ho portata a casa.

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