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F1, Vettel: “Montreal, circuito molto duro. Importanti frenata e trazione”

Il tedesco sulle insidie del semi-cittadino: “Tracciato vecchio stile, con brusche frenate e chicane che obbligano a repentini cambi di direzione”. Binotto: “Pista interessante e particolare per i muri che ti sfiorano”.
A cura di Valeria Aiello
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Sebastian Vettel / Getty
Sebastian Vettel / Getty

Archiviato l’amaro quarto posto di Montecarlo con cui lasciava, per la prima volta in questa stagione, la Ferrari giù dal podio podio, Sebastian Vettel guarda con cauto ottimismo al settimo appuntamento del calendario sul circuito di Montreal. Sede del Gp del Canada da trentasette edizioni, il tracciato intitolato a Gilles Villeneuve è un semi-cittadino, ricavato sulle strade perimetrali dell’isola artificiale di Notre Dame e tratti destinati esclusivamente all’utilizzo agonistico. In carriera, il tedesco ha colto una sola vittoria a Montreal, nel 2011, e due podi, secondo nel 2011 e terzo nel 2014 sempre al volante della Red Bull. Lo scorso anno, alla guida della Ferrari, aveva invece chiuso quinto al traguardo dopo un’incredibile rimonta dalla 18esima posizione in griglia.

Rispetto ai precedenti round, quello di Montreal è una vera sfida in termini di power unit, ma anche per l’impianto frenante e gli pneumatici, in considerazione del mix di lunghi rettilinei, grandi frenate e uscite dai tornantini che caratterizzano la pista canadese.

È una gara che piace a tutti i piloti e agli appassionati di Formula 1 – spiega Vettel – E poi Montreal è una città molto bella. È fantastico correre in Canada.

È un bel circuito anche se non nel senso tradizionale del termine, in quanto semi permanente. È uno di quei tracciati vecchio stile, anche se i muri sono vicini, ci sono brusche frenate e le chicane obbligano a repentini cambi di direzione.

A Montreal è incredibilmente importante calcolare il punto di frenata – aggiunge – Per un pilota è una prova molto dura, ma lo è anche per la macchina, per i freni e per le gomme, perché in frenata si decelera molto, per poi accelerare di nuovo. Quindi è davvero importante avere anche una buona trazione”.

Dello stesso avviso Mattia Binotto, direttore del reparto power unit della Scuderia di Maranello.

È sempre stato uno dei miei circuiti preferiti – racconta Binotto – è fatto di lunghi rettilinei, uscite dei tornantini, grandissime frenate, parte mista.

È una pista molto interessante anche per chi guida, in particolare perché ci sono dei muri che spesso i piloti sfiorano. Per le sue particolarità, quali safety car, pioggia, asciutto, regala sempre gare molto emozionanti.

Dopo Monza e Belgio è uno dei più importanti anche da un punto di vista motore – prosegue – Il lungo rettilineo, quello che precede il traguardo, è un tratto particolare, perché si arriva da un tornantino molto lento, serve molta trazione e si passano tutte le marce, dalla prima fino all’ottava.

Qui nei sorpassi i migliori motori possono esprimere la propria potenza. Poter scaricare tutta la potenza implica anche la gestione della componente ibrida. Poi, nella parte mista, bisogna essere in grado di recuperare l’energia e prepararsi ad avere la batteria pronta al massimo per poter utilizzare al meglio su quel rettilineo la potenza elettrica e accelerare il più possibile”.

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