Ferrari, Bianchi: “Vestire la tuta rossa con il Cavallino è il mio sogno”

Alle colonne del sito del noto giornalista britannico James Allen, Jules Bianchi ha parlato della propria esperienza nel mondo delle corse automobilistiche partendo proprio dalla base. Il pilota francese ha guidato la Ferrari nelle prove infrasettimanali di Silverstone e la sua gioia è stata incontenibile: "Realizzare i propri sogni è una delle cose più belle che possono capitare ad una persona e sono felice di aver raggiunto quello più grande e brillante, che è quello di essere riuscito ad arrivare a guidare in F1. L'ho sognato fin da quando ero ragazzino, ma nel momento in cui ho iniziato a correre in monoposto non mi rendevo conto che queste speranze avrebbero potuto tramutarsi in realtà. Se a 13 anni mi aveste detto che tutto ciò sarebbe successo non ci avrei creduto. Ma ce l'ho fatta e adesso sono a metà della mia seconda stagione nella categoria superiore e vorrei cercare di coinvolgere tutti voi per mostrarvi la mia vita dietro le quinte, il mio cammino, per farvi vedere cosa significa essere parte di questo mondo speciale, che sembra così lontano e irraggiungibile". Bianchi è giovanissimo: il 3 agosto compirà venticinque anni. Il pilota francese ricorda l'arrivo a punti a Monte Carlo in nona posizione, il migliore di quest'anno: "Cominciamo con il dire che correre in Formula 1 è una cosa che mi da un sacco di emozioni: questa è la prima parola che mi viene in mente. La seconda è la professionalità: se vuoi eccellere devi esserlo in ogni piccolo dettaglio e questo vale sia per noi piloti che per tutti gli altri che occupano gli altri ruoli. E questa è una cosa che ho capito fin da subito nel momento in cui ho visto da vicino come si lavora alla Ferrari. Anche alla Marussia, sebbene l’entità delle operazioni svolte sia diversa dalla Scuderia, indubbiamente il livello di professionalità è molto alto. Il nostro è uno sport molto duro e se non si dà sempre il 100% si rischia in ogni caso di rimanere subito indietro. Questo significa che è sempre necessario mantenere la massima concentrazione, sia quando si è in pista che quando si è liberi da impegni specifici, perché non si può mai perdere terreno. Tutto ciò, perché se dovessi associare una terza parola alla professione del pilota di F1, direi che sia la stanchezza: non solo fisica – perché ovviamente guidare queste vetture non è un gioco da ragazzi e per fare questo lavoro devi concentrarti molto sulla preparazione atletica durante il week end di gara – ma ancora più importante è la stanchezza mentale".