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Ferrari rinata nel 2017, per la Rossa una stagione da salvare anche senza mondiale

Il Cavallino, nonostante la sconfitta nel mondiale, ha messo in mostra progressi importanti rispetto alla precedente stagione: dalla vittoria in Australia fino alla resa in Messico passando per la ruotata di Baku e il trittico asiatico, ecco le istantanee del 2017.
A cura di Matteo Vana
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Sebastian Vettel - Getty images
Sebastian Vettel – Getty images

Blindato il secondo posto dagli attacchi di Bottas, in casa Ferrari è tempo di bilanci. Sebastian Vettel anche in Brasile, dove ha ottenuto la quinta vittoria stagionale, ha dimostrato che la SF70H era la macchina giusta per puntare con decisione al Mondiale, quella con la quale spazzare via il campo dalle Frecce d'argento e magari aprire un nuovo ciclo rosso. Ci riproverà il prossimo anno, il tedesco, consapevole che nel 2018 la lotta potrebbe non essere solo con la scuderia di Brackley; ma soprattutto conscio del fatto che gli errori commessi in questa stagione dovranno essere evitati sia da lui che dalla squadra.

Il Cavallino si era presentato ai blocchi di partenza in grande spolvero: i test precampionato non sono mai veritieri, ma difficilmente sbagliano. E infatti in Australia ecco subito la prima gioia, un successo che interrompe il digiuno che durava da Singapore 2015. La Rossa è tornata, in Cina arriva un secondo posto dietro Lewis Hamilton che conferma la bontà del progetto. Se tre indizi fanno una prova è il GP del Bahrein a dare la certezza: la vittoria di Vettel lo porta a +13 rispetto al rivale, un divario che si allunga leggermente in Russia per poi volare a una vittoria esatta – 25 punti – grazie al trionfo di Montecarlo, con la doppietta Ferrari e il tedesco ancora sul gradino più alto. Sognare diventa lecito, la Rossa sembra volare anche se è solo la sesta gara di un mondiale lunghissimo.

La ruotata di Baku e il rischio squalifica per Vettel

I problemi arrivano in Canada dove per la prima volta Vettel finisce fuori dal podio, ma è la tappa di Baku a segnare la prima svolta della stagione. Quello che era stato solo un duello, diventa una vera e propria battaglia: con la safety car in pista Hamilton rallenta vistosamente, Vettel lo tampona e poi lo affianca dandogli una ruotata. Il tedesco viene penalizzato, la temperatura si surriscalda, ma riesce a chiudere 4°, ancora davanti all'inglese. E' qui però che il dubbio comincia ad insinuarsi, le polemiche e il rischio squalifica – scongiurato grazie alla pubblica ammenda – tolgono quella serenità che aveva caratterizzato l'avvio. Nonostante questo, in Austria, la Ferrari azzecca la combinazione vincente: non arriva la vittoria, ma il 2° posto di Vettel vale comunque l'allungo a +20 e Seb sembra poter prendere il largo. Neanche il tempo di pensarlo però che Hamilton diventa profeta in patria, dominando il GP di Silverstone e approfittando della giornata no del tedesco. L'Ungheria, però, serve a risistemare le cose con la doppietta che sembra lanciare la Ferrari verso il trionfo: si iniziano a stilare le prime tabelle, le calcolatrici sono roventi, ma sarà l'ultima zampata del Cavallino prima di quella, ininfluente ai fini della lotta mondiale, del Brasile.

Il trittico asiatico che interrompe il sogno mondiale

Sembra incredibile, ma proprio sul più bello qualcosa si rompe; il destino decide di voltare le spalle, o forse solo di mettere mano a quel disegno che era già scritto negli astri. Al rientro dalla pausa estiva è il Belgio a far capire che l'aria è cambiata – grazie anche a una nuova power unit della Mercedes che aggira i vincoli sul consumo dell'olio – il duello è sempre vivo, ma il mancato sorpasso di Vettel ad Hamilton in rettilineo fa capire al tedesco che forse la Freccia d'argento è quasi impossibile da superare se non in partenza. Monza ricalca lo stesso copione, ma stavolta la Rossa costretta ad accontentarsi del 3° posto: è il punto di non ritorno della stagione, a vederla ora la fotografia di Hamilton che festeggia in casa Ferrari rende bene l'idea. A condannare definitivamente la Ferrari ci pensa il trittico asiatico con Singapore, Malesia e Giappone a lanciare la Mercedes verso il trionfo e lasciando la scuderia di Maranello a fare i conti con i rimpianti. Ad Austin la gara della Rossa è arrembante, ma vince sempre Hamilton che manca il primo match point. L'inglese si rifà in Messico, andando a prendersi il quarto titolo della carriera e rilanciando la sfida al 2018.

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