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Formula 1, i top e i flop dei test a Barcellona

Raikkonen firma il miglior tempo nei test al Montmelò dal 2008. La Ferrari migliora con tutte le mescole e lancia la sfida alle Mercedes. Fallimento Renault e Honda. Alonso è già sull’orlo di una crisi di nervi.
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La Ferrari è la vera vincitrice dei test al Montmelò. Le Rosse si sono dimostrate superiori alle Frecce d'Argento sul giro singolo, con un Raikkonen unico a scendere sotto il muro dell'1'19. Per Niki Lauda, le Ferrari sono le vere favorite ma si sa queste dichiarazioni lasciano il tempo che trovano. Al di là dei tempi, le Red Bull mostrano un potenziale e innovazioni aerodinamiche decisamente di rilievo. Renault e soprattutto la McLaren, afflitta da una serie infinita di problemi alla power unit Honda, sono le vere sconfitte di questo primo assaggio di 2017.

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I top

Ferrari, il Cavallino è finalmente rampante

Bluff o no, è la Ferrari la vera vincitrice dei test a Barcellona. L'1:18.634 di Raikkonen è il secondo miglior tempo registrato al Montmelò dal 2007, l'anno dell'ultima modifica al tracciato, di tre decimi più lento rispetto all'1:18.339 di Felipe Massa, sempre sulla Ferrari, nei test del 2008.

Raikkonen ha firmato i migliori tempi anche nei singoli parziali e vince la prima battaglia con Vettel che firma il suo miglior tempo a quasi mezzo secondo da Iceman. La Rossa, è questa la vera differenza rispetto ai test della scorsa stagione, dimostra una maggiore uniformità di prestazioni al variare delle mescole, anche sul long run. A parte qualche piccola magagna nell'ultimo giorno, che ha lasciato alla Mercedes il primato per il numero di chilometri percorsi a Barcellona, la Rossa ha rivelato un telaio robusto, senza problemi nemmeno al cambio come nel 2016, e un assetto leggero per gli pneumatici. Il motore 062 rappresenta l'essenza di un progetto senza ingegneri di grido, tutto puntato sull'interpretazione delle nuove regole nel senso della semplicità.

I motoristi hanno lavorato soprattutto sull'ERS, che ora consente un recupero più efficiente dell'energia elettrica sfruttabile ora per quasi 50 secondi a giro. Un motore che si è dimostrato decisamente affidabile: negli ultimi due giorni, infatti, la Ferrari ha girato con una sola power unit. In questa seconda parte di test, poi, i tecnici hanno già sperimentato le prime modifiche alla SF70H soprattutto al diffusore e al fondo per migliorare i flussi d'aria all'esterno della vettura. Certo, la prima vera prova sarà a Melbourne ma dai primi segnali il Cavallino è di nuovo, finalmente, rampante.

Mercedes, percorsi 16 gran premi

Le Frecce d'Argento hanno percorso l'equivalente di sedici gran premi: praticamente un intero Mondiale in pochi giorni. La W08, la vettura col passo più lungo in pista (3,691 metri, 20 centimetri più dell'anno scorso), rimane impressionante nei tratti veloci ma fatica nell'inserimento nelle curve lente. L'evidente sottosterzo può essere anche il risultato delle limitazioni alle sospensioni a controllo idraulico imposte dalla FIA. La Mercedes che ha testato anche una power unit in una configurazione pensata per Melbourne, ha raccolto una notevolissima mole di dati anche se Hamilton, entusiasta alla presentazione, non è apparso del tutto soddisfatto. “Non so se posso andare forte come le Ferrari” ha detto a Autosport, “non ho ancora trovato la giusta finestra per rendere al massimo. Dobbiamo capire la macchina e tirar giori il meglio. Il tempo ci dirà se abbiamo altro potenziale da esprimere”.

I tanti interventi, le piccole modifiche che hanno scandito le giornate a Barcellona hanno influito sull'equilibrio complessivo della vettura, ha detto Bottas. “Abbiamo ancora da migliorare, serve solo lavorare duro. Il finlandese avrà il compito più duro, quello di non far rimpiangere il campione del mondo Rosberg dopo il suo ritiro dalla Formula 1, e con poco tempo per imparare. “Valtteri dovrà reggere il confronto con Hamilton, lavorare con il team per guidare la direzione degli sviluppi e migliorare la velocità della vettura” ha detto Wolff al quotidiano finlandese Turun Sanomat. Un compito non facile, da cui dipende il futuro della stagione delle Frecce d'Argento.

Red Bull, potenziale ancora da scoprire

Nonostante il settimo tempo nella classifica generale dei test, Daniel Ricciardo è convinto del potenziale della Red Bull. “Abbiamo avuto un po' di confusione nella determinazione del set-up” ha spiegato, “e non abbiamo dimostrato di avere lo stesso ritmo della Ferrari. Noi comunque siamo più vicini a loro e alle Mercedes di quanto sembra. Ci manca poco, ma dobbiamo trovarlo”.

La risposta sta, e non è la prima volta, nella convivenza fra un motore Renault poco affidabile e performante e scelte aerodinamiche un po' estreme: un conflitto che ha portato al cedimento degli scarichi e ai guai per l'unità MGU-K. La RB13 si è presentata con un S-duct innovativo caratterizzato da un triplo condotto interno e da pochissime appendici aerodinamiche aggiuntive, nella ricerca della massima downforce, oltre a un posteriore dalle dimensioni particolarmente ridotte.

L'ultima giornata ha regalato però buone soddisfazioni alla Toro Rosso, con Carlos Sainz che si è spinto a quattro decimi da Verstappen nell'ultima giornata. "Una volta che inizi a girare con questa regolarità entri finalmente in sintonia con la vettura, inizi a prendere il ritmo non solo con l'auto ma anche con te stesso” ha spiegato. Non sarà facile, però, lottare per il quinto posto nel Mondiale costruttori e l'ingresso in Q3 per la STR12 di James Key che curiosamente non ha seguito l'idea realizzativa della Red Bull e disegnato una vettura che assomiglia non poco alla Mercedes. "Non credo che a Melbourne vedremo delle modifiche sostanziali” ha concluso Sainz. “Quello che abbiamo portato qui basta per l'inzio della stagione. Sarà fondamentale procedere con uno sviluppo rapido ed efficace”.

I flop

Renault molto sotto le aspettative

Sarà fondamentale anche per la Renault, che a dispetto delle parole è uno dei team più in affanno. I motori hanno manifestato ancora problemi di affidabilità, anche quelli ufficialmente griffati Tag Heuer ella Red Bull, anche se il direttore Cyril Abiteboul ostenta ottimismo. “Avevamo progettato di migliorare di tre decimi al giro rispetto all'anno scorso” ha detto a Motorsport.com, “e abbiamo raggiunto e superato questo obiettivo. Ci viene richiesta un'architettura completamente diversa, ed è una grande sfida, soprattutto in termini di affidabilità. Ci aspettavamo di incontrare questo tipo di difficoltà”.

Tuttavia il neo arrivato Nico Hulkenberg è molto meno soddisfatto. “Non penso che siamo stati all'altezza delle nostre aspettative” ha ammesso, “abbiamo scoperto molte cose che non sono andate come avremmo voluto. Ma abbiamo ancora potenziale per essere più veloci, penso che siamo più vicini al centro del gruppo”. Tuttavia sarà complicato vedere il team lottare stabilmente per un piazzamento a punti, raggiunto solo tre volte nel 2016.

Sauber, sotto l'affidabilità niente

Il motore Ferrari 2016 si rivela ancora affidabile. La Sauber con questa power unit ha percorso 788 giri e 3668 chilometri (quarto posto complessivo) ma le prestazioni di Ericsson, Wehrlein e Giovinazzi lasciano a desiderare. La solidità è certamente un dato positivo e l'arrivo dell'ingegnere Jorg Zander, artefice del successo della Brawn nel 2009 tornato nel team svizzero dopo 10 anni, può aprire sviluppi interessanti. A patto però che il budget del team principal Monisha Kaltenborn, alimentato da nuovi finanziatori, consenta di effettuare ricerche lungo tutto l'arco della stagione.

McLaren, nuovo disastro Honda

Ma il vero flop a Barcellona è la McLaren. Il motore Honda, ha detto Alonso a uno stupefatto inviato della televisione giapponese, “vale zero” e non solo per i guai al serbatoio dell'olio, alla MGU-K, al motore termico. Le McLaren hanno percorso solo 1978 chilometri, oltre 10.500 in meno delle Mercedes, senza mai riuscire a infilare stint più lunghi di 11 giri. Per Vandoorne questo vuol dire che la vettura presenta problemi non ancora scoperti perché “ancora non sappiamo come evolve la temperatura del motore dopo 40 o 50 giri. Non ci aspettavamo tutti questi problemi, ma non possiamo certo stare a guardare senza fare niente”.

Vandoorne, però, non vuole parlare di frustrazione come il direttore esecutivo Zak Brown. “La parola crisi è un po' troppo forte” ha detto. “A Melbourne sarà dura, sarei sorpreso se dovessimo trovarci dove vorremmo essere. Sappiamo quali sono i problemi e come risolverli”. Anche Boullier insiste sui possibili progressi futuri. “Abbiamo imparato molto sulla macchina” ha spiegato, “sappiamo che problemi abbiamo e come affrontarli”. Parole che però sembrano troppo simili a quelle sentite per tutto il 2015, che suonano già come una resa anticipata.

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