GP Abu Dhabi: la guida allo Yas Marina Circuit
Le luci di Abu Dhabi si accendono sull'ultimo atto della stagione. La Formula 1 saluta il 2015 allo Yas Marina Circuit, sull'omonima isola artificiale, fra le più grandi dell'arcipelago, prodotto di un investimento di 40 miliardi di dollari effettuato dall'Aldar Properties, proprietaria anche del parco tematico della Scuderia Ferrari. La location, con l'hotel Yas Viceroy, illuminato da 5389 pannelli a LED dai colori cangianti, sotto cui passano le monoposto, è senza dubbio affascinante. Ha forse il solo difetto di essere un po' lontana, 40 minuti, da Dubai, il più popoloso dei sette Emirati Arabi Uniti. Il tracciato, disegnato da Hermann Tilke, si presenta stretto, tortuoso, con 21 curve, tre punti per il sorpasso (in staccata alle chicane) e due tratti su cui usare l'ala mobile: nel back-straight e fra le curve 10 e 11.
Le gomme – Pirelli conferma, come l'anno scorso, la combinazione supersoft e soft, scelta in questa stagione già a Monaco, in Canada, in Austria, a Singapore e in Russia, con un gap previsto tra 1 e 1,2 secondi. "Con il Titolo già assegnato, i team potranno spingere al massimo con le nostre gomme. Abu Dhabi fornisce loro una sfida interessante: nonostante la superficie sia molto liscia, gli pneumatici vengono particolarmente sollecitati a causa della conformazione del tracciato” ha spiegato Paul Hembery. “La gestione delle gomme diventa una parte importante della strategia, in particolare sotto accelerazione nelle zone di trazione, in cui è molto facile slittare”. La vera sfida, su uno dei pochi tracciati che si percorre in senso antiorario, sarà la gestione delle temperature degli pneumatici, che tendono a riscaldarsi nel primo settore e a raffreddarsi sul lungo rettilineo dopo la curva 7: un fenomeno destinato ad accentuarsi in gara con il tramonto che via via lascia posto alla sera e a modificare la curva di comportamento delle due mescole. “Appena due giorni dopo la fine della stagione 2015” ha concluso Hembery, “iniziamo già a pensare al prossimo Campionato: martedì 1° dicembre ci saranno 12 ore di test Pirelli, dalle 9 alle 21, tutte le squadre testeranno alcune nuove costruzioni slick in ottica 2016, nonché la nuova mescola ultrasoft".
Primo settore – La prima parte del tracciato richiede un buon bilanciamento tra il carico aerodinamico e la trazione nei tratti veloci. Alla prima curva, a destra, si arriva a quasi 300 kmh, in settima, per la prima staccata, già impegnativa (2100 kW) anche perché non è semplice trovare il punto esatto di frenata, fino ai 130 kmh. Un leggero tratto in salita porta alla curva 2, a sinistra, preludio alla prima “esse”, una chicane destra-sinistra che si percorre tra 220 e 250 kmh in cui i piloti si trovano a contrastare un'elevata accelerazione laterale.
Secondo settore – Il secondo settore si apre con la seconda delle frenate pesanti del tracciato (2250 kW): alla 5 si passa dai 300 ai 130 kmh, dalla settima alla quarta, con una decelerazione di 5,4G. Qui si apre la variante, che prosegue alla sei, e con il tornantino successivo (curva 7) va a comporre una sezione di curve strette, lente, in cui sarà essenziale lasciar scorrere la vettura sui cordoli. Proprio il tornante rappresenta uno dei punti in cui si può cercare il sorpasso. Dalla 7 si esce a 75 kmh per entrare nel backstraight, il rettilineo più lungo del tracciato, in cui il motore viaggia a pieni giri per 14 secondi fino a toccare i 330 kmh (con l'ala mobile si sfiorano anche i 345 kmh). Questo tratto conduce alla “frenatona” da 2535 kW in cui si scende agli 80 kmh, in prima. È un tratto molto delicato della pista, perché dopo la curva 9 si entra nel penultimo tratto veloce, che porta i piloti sotto il ponte e comprende la T10, a sinistra, da percorrere a 210 kmh. Si entra così nel secondo punto in cui i piloti possono utilizzare il DRS.
Terzo settore – Questo tratto conduce a una delle staccate più importanti del circuito, la curva 11, a sinistra: qui i piloti sfruttando il DRS o la scia dietro una vettura con l'ala mobile aperta, possono tentare di ritardare la frenata e cercare così l'attacco. La frenata è dura, si esce a 90 kmh in seconda per entrare in una chicane destra-sinistra (T12-13) che, dopo una breve accelerazione, conduce alla curva, a 90 gradi a sinistra. Il tornante immette in un tratto veloce, che comprende due leggere pieghe a destra (la 15 e la 16) e si percorre in sesta, con un'accelerazione laterale da 4G. Si apre un'ultima sezione di curve lente, a partire dalla 17, ad angolo retto, a destra, che gira intorno al porto di Yas Marina. I piloti escono a 90 kmh, in seconda, per entrare nella combinazione delle curve 18 e 19, sotto l’hotel Yas Viceroy. Da qui le vetture escono per affrontare l'ultimo tratto di pista: entrano alla 20 a 250 kmh e ne escono a 160 kmh e si preparano all'ultima curva, da percorrere in terza, per immettersi sul rettilineo principale.
Le chiavi – Le caratteristiche del tracciato rendono inevitabile un assetto ad alto carico aerodinamico per le monoposto che possono guadagnare fino a 16 kmh sfruttando la scia della vettura che precedede grazie all'ala mobile. Allo stesso tempo, il motore viene utilizzato a pieno regime per il 57% del tempo. Un mix che mette sotto pressione la trasmissione: sono infatti necessari 3960 cambi di marcia per completare la gara. Nonostante le quattro staccate impegnative, i freni soffrono più per l'usura e per le alte temperature, ma la successione delle 21 curve consente di recuperare energia cinetica per 3900 kJ a giro, uno dei valori più elevati del Mondiale (superato solo in Belgio, a Austin e a Sochi). Complessivamente, l'ERS garantisce un miglioramento di 2,6 secondi del tempo sul giro e fino a 18 kmh in termini di velocità di punta. Possibile, infine, che si riveda una strategia a due soste, come l'anno scorso. Nel 2014, infatti, Hamilton iniziò con le supersoft per poi passare alle morbide al 10mo e al 31mo giro.