GP Australia, Ferrari: anno nuovo, vecchi problemi
È la Formula 1 dei motori, quella del 2014, più che dei progettisti. Ma nonostante i motori siano da sempre la forza del marchio Ferrari, il Cavallino sembra ancora doversi accontentare di un ruolo di retroguardia. Non è facile danzare, però, con la faccia da ballerino di fila per la Rossa di Maranello. Non è facile quando sei l'unica scuderia che ha due ex campioni del mondo in squadra.
I proclami della vigilia, “puntiamo a vincere il Mondiale”, stonano un po' alla luce della prima gara del 2014. Certo, il verdetto australiano è sempre prematuro, ancor di più quest'anno, nella stagione della rivoluzione, dei cambiamenti epocali cui nessuno è ancora abituato. Pensare che per tutti il “work in progress” sia solo cominciato è l'unica consolazione che Alonso e Raikkonen possono trarre dal weekend di Melbourne.
L'affidabilità non è in discussione. La solidità del propulsore, tuttavia, può essere un valore di per sé per Sauber e Marussia, le altre vetture a motore Ferrari (tutte arrivate alla bandiera a scacchi, anche se Bianchi è classificato pur con 6 giri di ritardo), ma non per il Cavallino.
"IL POSTO CHE CI MERITIAMO" – Alonso è partito quinto ed è arrivato quinto (prima della promozione d'ufficio per la squalifica di Dani Ricciardo), costretto per oltre 30 giri dietro la Force India di Hulkenberg, anche per alcuni inconvenienti al motore elettrico nelle prime tornate, poi, dopo averlo passato con le gomme intermedie, a vedersi sfrecciare davanti Jenson Button capace in poche tornate di staccarlo di quasi 5 secondi. Il personal best fatto segnare al penultimo giro, con il miglior intertempo assoluto nel terzo settore, è la ciliegina beffarda su una torta amara per lo spagnolo, che sperava di dimenticare i malumori della seconda parte della scorsa stagione. Invece si ritrova di nuovo una monoposto poco competitiva, che perde mezzo secondo a giro dalle Mercedes, e che già dalle qualifiche ha mostrato di consumare di più e di pesare maggiormente sulle gomme. Ritardi pienamente confermati in gara, con Alonso staccato di oltre 30 secondi da Rosberg (nonostante la safety car) e di 5.2 secondi da Button, quarto. Suonano così più veritiere che mai le parole del campione di Oviedo dopo le qualifiche: “La quinta posizione è il posto che ci meritiamo”. La posizione guadagnata "a tavolino" cambia poco.
Soprattutto nel primo settore, lo spagnolo ha faticato ad attaccare chi gli stava davanti. Vedere Hulkenberg che riusciva a stargli davanti quasi con agio nei tratti veloci, turbo o non turbo, dà la misura del lavoro che aspetta il nuovo aerodinamico di casa Ferrari, Dirk De Beer, arrivato dalla Lotus. Quei giri passati dietro la Force India possono almeno essere utili per capire dove intervenire in vista del GP di Malesia.
E ADESSO GUIDA – Su un circuito in cui serve molto carico aerodinamico, le Rosse hanno pagato, nonostante qualche modifica sui diffusori al posteriore, già testata in galleria del vento e nei test a Sakhir, proprio per migliorare il flusso d'aria. Per il capo progettista Nick Tombazis, la F14T rappresenta l'ultimo prezioso tentativo di stupire dopo i sostanziali fallimenti delle ultime stagioni. I risultati, però, sono stati ben al di sotto delle attese, e hanno purtroppo smentito chi pensava che le Rosse si fossero “nascoste” in Bahrain.
Sono tutt'altro che nascoste anche le difficoltà di adattamento di Raikkonen, che ha di nuovo bloccato le ruote alla curva 9, come gli era successo in qualifica, e si è trovato così stretto praticamente per tutta la gara fra le Toro Rosso di Kvyat e Vergne a dar battaglia per l'ottavo posto. Lui che l'anno scorso ha visto la bandiera a scacchi prima di tutti, sulla Lotus, costretto a sudare per qualche punto in più utile al massimo per il Mondiale costruttori. Finora il suo ritorno in Ferrari, con cui aveva debuttato vincendo proprio a Melbourne nel 2007, ha lasciato più dubbi che certezze. Adesso, però, il tempo dell'adattamento è finito. Adesso deve tornare a fare bene la sola cosa che davvero gli piace della Formula 1: guidare.