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GP Brasile 1991, la prima volta di Senna non si scorda mai

Nel 1991, Ayrton Senna finalmente vince per la prima volta il GP di casa. Memorabili gli ultimi sei giri percorsi con il cambio rotto, solo con la sesta marcia. Storia e numeri del GP del Brasile.
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C'è ancora l'eco del botto premeditato di Suzuka all'inizio del Mondiale di Formula 1 1991. Eppure, a Interlagos si trova ancora più di un Prost che fa il tifo per Senna. Non ha certo cambiato idea il Professore, su una Ferrari che senza mezzi termini ha definito “un camion”. Ma Johana Prost e tutta la sua famiglia, arrivata una settantina di anni prima dalla Germania, si schiera compatta per Ayrton. Johana è una lontana parente del pilota, espressione di una famiglia di origini armene e votata al nomadismo: i suoi cugini, qualche anno prima, erano partiti per la Francia, dove sarebbe nato Alain. "Tiferemo per lui– dichiarava come riferito dall'inviato dell'Unità-, soltanto se Senna non avrà più la possibilità di superarlo”.

Ferrari ottimista – Il brasiliano, che compie 31 anni il giovedì alla vigilia delle libere, riporta il sorriso alle migliaia di spettatori che affollano il circuito di Interlagos. Fa dimenticare le preoccupazioni per gli uragani che hanno squassato il Paese: l'ultimo, proprio nella settimana del gran premio, ha provocato 15 morti, una novantina di dispersi e crescenti polemiche contro il prefetto Luiza Erundina, accusata di aver minimizzato le carenze delle strutture di San Paolo, nel caos anche per lo sciopero del trasporto pubblico. Senna, però, dopo aver firmato il rinnovo del contratto da 900 mila dollari l'anno con il Banco National, ha festeggiato in famiglia a Sao Paulo con la speranza di regalarsi la prima vittoria nel GP di casa. Dopo il successo a Phoenix, dunque, per la McLaren la seconda gara della stagione è già un esame. “Sono tranquillo e ottimista” commenta Prost, che in Brasile ha già vinto sei volte, anche se la Ferrari non presenta grandi novità. C'è molto interesse, invece, per le “minigonne”, al limite della norma ma non irregolari, montate dalle Williams per ritrovare l'effetto suolo e bilanciare gli effetti del nuovo regolamento tecnico che ha imposto le «bandelle» sull'alettone anteriore a 2,5 centimetri d'altezza da terra.

Senna, pole n.54 – Il clima è il più adatto per il mago della pioggia: il primo giorno di prove è bagnatissimo, e Senna firma il miglior tempo, con sei decimi di vantaggio su un fiducioso Alesi. “Ho fatto il tempo con gomme da gara e nel traffico” spiega il ferrarista, “ci sarà una bella lotta per partire primi nella griglia di domani”. Ma non sarà così. Al sabato, le condizioni della pista migliorano, Senna vola a 1:16.392 e conferma la pole, la 54ma in carriera, la quinta in Brasile, la seconda in stagione, davanti a Patrese. In seconda fila partono Mansell e Berger, solo in terza le Ferrari di Prost e Alesi che si ritrovano a lottare con una macchina di vecchia generazione. Perché, nonostante il nuovo regolamento, a Maranello si decide di continuare con il telaio progettato da John Barnard prima della riforma, e pesano gli addii di Enrique Scalabroni (passato poi alla Lotus) e dell'aerodinamico francese Henri Durand, l'uomo che ha disegnato la carrozzeria della McLaren MP4/6, e il mancato rientro dalla Tyrrell di Jean Claude Migeot, l'inventore della vettura a ali di gabbiano.

Il sogno di Ayrton – Senna va a dormire presto quella notte, sogna di guidare in un mondo blu dipinto di blu, con la pista e il cielo fusi in un unica piacevole atmosfera. “L'asfalto sembrava un tappeto che scorreva sotto la macchina” racconterà in un'intervista a Playboy del marzo 1994. Quando si sveglia, riconosce bene quel che stava sognando: era in testa e veleggiava verso la prima vittoria in Brasile, a Interlagos.

Duello con Mansell – Per oltre metà gara, quello da cui si è svegliato sembra nient'altro che un sogno premonitore. La Ferrari si risveglia troppo lenta. “Per me non solo il telaio non andava, ma anche il motore. In qualche occasione perdeva colpi e la velocità massima era limitata, tanto che non potevo passare Piquet” dirà un triste Prost, che non ha mai nemmeno potuto pensare di confermare il secondo posto di Phoenix. E' la Williams la vera rivale della McLaren, ma al 26mo giro Mansell si ferma ai box per una sosta fin troppo lunga, da 13 secondi, mentre Senna, dopo una prima sosta senza intoppi, avverte i primi problemi al cambio: prima perde la quarta marcia, poi si bloccheranno la terza e la quinta. Dietro Senna e Mansell c'è il vuoto. Piquet supera Patrese, ma riesce a stargli davanti solo per cinque giri, poi l'italiano lo brucia in rettilineo e recupera la terza posizione. Prost, che ha guadagnato due posizioni dopo la prima sosta, deve tornare ai box dopo soli 19 giri per cambiare ancora gli pneumatici e rientra in pista solo settimo.

Sei giri in sesta – Davanti, intanto, Mansell è in rimonta su Senna, distante solo 3 secondi. Ma ha chiesto troppo alle gomme, e deve fermarsi al 50mo giro: rientra sempre secondo, ma ora il gap è di mezzo minuto. Alle sue spalle, Berger supera Piquet che perde il quarto posto prima di fermarsi ai box. Rientra quinto, dietro a Prost ma davanti ad Alesi, che finisce doppiato da Senna. Il brasiliano ha perso 10 secondi, ma a dieci giri dalla fine ne mantiene 20 di vantaggio su Mansell. Il Leone, però, tradito dal cambio, va in testacoda e si ritira, per la seconda volta di fila in stagione. La trasmissione tradisce anche Senna, che deve completare gli ultimi giri solo con la sesta marcia. “Dovevo rallentare da 300 a70 km orari nei tornanti senza alcun freno motore che anzi spingeva. Ho dovuto spingere più del previsto perché Mansell mi attaccava in continuazione. Non avevo mai sofferto così: ho trovato dentro di me una forza che veniva certamente da Dio” spiega nel dopo gara.

Il trionfo – Credo fermamente in Dio” dirà Senna anni dopo, “in molti gran premi mi sono trovato in situazioni difficili e Gesù mi ha mostrato la giusta velocità in rettilineo e il punto giusto di frenata”. Dai box, intanto, gli mostrano un cartello, “+7 L6”: a sei giri dalla fine, ha sette secondi di vantaggio su Patrese. Gli ultimi giri sono una sofferenza quasi insopportabile per le spalle e per le braccia di Senna, che a tre giri dalla fine mantiene solo 4 secondi di vantaggio. A quel punto prende una decisione. Non ascolta le istruzioni via radio, accelera per accorciare l'agonia. “In un altro gran premio, mi sarei controllato di più. Ma a Interlagos, con tutta quella gente venuta per me no. Dovevo vincere”. Senna ha deciso: il sogno deve prevalere sulla realtà. E prevale, anche su Patrese, per 2 secondi e 999 millesimi.

La festa – E' la più bella vittoria della sua vita, una vittoria che ha un suono preciso. A fine corsa Gastao Bueno, il telecronista di Rete Globo, è in contatto via radio direttamente con Senna. Ma quel che sente è solo un lungo, liberatorio urlo, un grido che viene dal profondo, un impasto umano, troppo umano, di sofferenza fisica e di gioia. Senna fa impazzire i tifosi impazienti sotto il podio a Interlagos, che lo vedono sollevare appena il trofeo, con le braccia troppo doloranti per poter concedere di più. Una vittoria che gli regala altri tifosi in tutto il mondo, come Marco Caccianiga, ora delegato provinciale CONI a Varese. “Senna in pista era ritmo, era Samba, era Bossanova, era Brasile. Lui erano le urla di gioia registrate dalla cameracar dopo la vittoria a Interlagos nel 1991, pietra miliare dello sport mondiale e della mia vita. Tanto che in onore di quella vittoria ho chiamato mio figlio, nato nel 1991, Alessandro Ayrton”. È un Senna quasi mistico in conferenza stampa. “E' stata una corsa difficilissima, da ricordare insieme con la mia prima vittoria in Portogallo nel 1985 e il primo mondiale. Ho urlato a Dio e gli ho chiesto una vittoria che meritavo. Dedico a Lui questo successo. Dopo l’arrivo ero stravolto, non sapevo se ridere o piangere”.

GP BRASILE – STORIA E NUMERI

Edizioni: 43ma (33 Interlagos, 10 Rio)
Gp più lungo: 1981 Jacarepagua (2h 00m 23.66s)
GP più breve: 1974 Interlagos (1h 24m 37.06s)
Vittorie dalla pole: 13/42
Vittoria dalla più bassa posizione in griglia: 8° (Giancarlo Fisichella, Jordan, Interlagos 2003)

Le vittorie Ferrari
1976 Lauda
1977 Reutemann
1978 Reutemann (Jacarepagua)
1989 Mansell (Jacarepagua)
1990 Prost
2000 Schumacher
2002 Schumacher
2006 Massa
2007 Raikkonen
2008 Massa

ALBO D'ORO PILOTI
Vittorie
6 – Alain Prost
4 – Michael Schumacher
3 – Carlos Reutemann
2 – Emerson Fittipaldi, Nelson Piquet, Nigel Mansell, Ayrton Senna, Mika Hakkinen, Juan Pablo Montoya, Felipe Massa, Mark Webber, Sebastian Vettel
1 – Carlos Pace, Niki Lauda, Jacques Laffite, Rene Arnoux, Damon Hill, Jacques Villeneuve, David Coulthard, Giancarlo Fisichella, Kimi Raikkonen, Jenson Button, Nico Rosberg

Pole position
6 – Ayrton Senna
3 – Mika Hakkinen, Rubens Barrichello, Felipe Massa
2 – Ronnie Peterson, James Hunt, Alain Prost, Nigel Mansell, Damon Hill, Sebastian Vettel
1 – Emerson Fittipaldi, Jean-Pierre Jarier, Jacques Laffite, Jean-Pierre Jabouille, Nelson Piquet, Keke Rosberg, Elio de Angelis, Michele Alboreto, Jacques Villeneuve, Michael Schumacher, Juan Pablo Montoya, Fernando Alonso, Nico Hulkenberg, Lewis Hamilton, Nico Rosberg

ALBO D'ORO COSTRUTTORI
Vittorie
12 – McLaren
10 – Ferrari
6 – Williams
4 – Red Bull
2 – Brabham, Renault, Benetton
1 – Lotus, Ligier, Jordan, Mercedes

Pole position
11 – McLaren
10 – Williams
7 – Ferrari
4 – Lotus
3 – Renault
2 – Red Bull
1 – Shadow, Ligier, Brabham, Brawn, Mercedes

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