GP Giappone: Vettel perfetto uomo squadra
Vettel che si scusa per il terzo posto. Arrivabene che si dichiara soddisfatto perché si aspettava una gara peggiore. Sono i due fotogrammi che testimoniano una domenica da seconda fila, da spettatori del duello che conta per le Ferrari. Una domenica come era logico aspettarsi, perché a Suzuka si gira con la farfalla aperta per più del 60% del tempo sul giro e Singapore non ha cancellato per magia la differenza di prestazioni fra le power unit.
Impossibile fare di più – Quella di Singapore rimane una gara eccezionale, fuori dall'ordinario. Questa riporta sui binari della normalità. Hamilton domina. Rosberg partito dalla pole delude e sembra ormai sempre più rassegnato al ruolo di comprimario in scuderia. Vettel, che comunque ha una vittoria più di Senna e di Hamilton, fa quel che può e fino al secondo pit stop spera anche di poter difendere il secondo posto. Ma la sua gara finisce lì. Rosberg si è fermato un giro prima e ha stampato un giro perfetto con le gomme nuove, ha ridotto lo svantaggio quel tanto che basta da sfilargli davanti all'uscita della corsia box. E a quel punto, non c'è niente da fare, se non sperare nel traffico. In quell'elastico finale, con Vettel che si avvicina appena le Mercedes si ritrovano la pista occupata dai doppiati e si allontana appena torna libera, c'è l'icona del vorrei ma non posso che oggi ha caratterizzato la gara delle Rosse, che comunque festeggiano il podio numero 692 nella storia in Formula 1. Una gara condizionata anche dalle gomme, tanto criticate alla vigilia per le soglie minime di pressione imposte dalla Pirelli, più alte dell'anno scorso. Non è una novità che la SF15-T faccia più fatica a raggiungere livelli di prestazione ottimali con le medie. E anche oggi, Raikkonen e Vettel hanno girato molto meglio dopo il passaggio alle Hard: vedere per credere il sorpasso di Iceman, con le dure, a Bottas, che montava le medie.
Vettel visto da Horner – "E' bello essere di nuovo sul podio qui" ha commentato Vettel, "credo sia una delle mie gare preferite. Peccato che non sia riuscito a vincere un trofeo più grande oggi. Ci abbiamo provato. Sapevamo che la stagione sarebbe stata dura, ma stiamo andando molto meglio di quanto in tanti si sarebbero aspettati". E' un Vettel rinato, un Vettel ridiventato uomo squadra in Ferrari dopo le difficoltà in Red Bull, quello che emerge dal ritratto del suo ex team principal Chris Horner alla Gazzetta dello Sport. “Non riusciva ad accettare che la macchina non fosse allo stesso livello" ha spiegato, parlando di quanto sia stato complicato per il tedesco doversi adattare l'anno scorso alle nuove regole e alle diverse implicazioni regolamentari che questo ha comportato. Vettel, prosegue, sfrutta in profondità la frenata e controlla la macchina un po' in sovrasterzo in uscita, ma col brusco motore Renault non riusciva più a mantenere il suo solito stile di guida. In Ferrari, però, ha ritrovato le sensazioni perse, merito anche del grande lavoro dei motoristi di Maranello per mettere a disposizione dei piloti una power unit più guidabile dopo le ombre della scorsa fallimentare stagione. E con Vettel, la Ferrari ha ritrovato un team leader, che cementa lo spirito, che carica e motiva, un campione dal carattere diverso da Alonso, tanto abile i pista quanto divisivo nel team, e non solo nel suo ultimo anno e mezzo al Cavallino. “Sebastian è il pilota più completo in Formula 1. Quando è nelle condizioni giuste, in gara è implacabile. Zero errori, zero cali di concentrazione, zero incertezze. Un robot. Per la Ferrari si sta rivelando il perfetto uomo squadra".
Carattere solare – Pensieri e parole che si ritrovano anche nel ritratto di chi l'ha conosciuto solo da poco, Maurizio Arrivabene. “Molti dicevano che Seb vinceva solo perché aveva la macchina migliore, e in certo momenti l’ho pensato anche io" ha ammesso al Corriere della Sera. "Oggi che lavoro con lui posso dire che, sotto certi aspetti, è anche meglio di Schumacher. Seb è più solare, i ragazzi lo sentono uno di loro. Poi quando deve dire la sua non cede di un millimetro”.
Contento Raikkonen – Ma questa non è solo la domenica di Vettel. E' anche il giorno della conferma di Kimi Raikkonen, capace qui di vincere partendo diciassettesimo nel 2005 (è ancora il pilota partito più indietro in griglia ad aver concluso primo su questo tracciato). E' uno vecchio stampo, Iceman, e gli piacciono le piste della vecchia scuola, della vecchia generazione: Montecarlo, Spa e l'impianto di casa Honda. "Abbiamo fatto il massimo che si poteva vista la posizione di partenza. Qui era difficile superare. Ci siamo riusciti con Bottas" spiega. Ha fatto la sua gara, come si direbbe se questa fosse una delle sfiancanti tappe di montagna di ciclismo, è andato su del suo passo. Lontano dalle Mercedes, ma a lungo troppo forte perché gli inseguitori potessero stargli dietro. E l'aver chiuso davanti a Bottas non è così secondario. Non c'è solo l'orgoglio un po' patriottico di aver battuto il connazionale. C'è la convinzione di aver chiuso davanti a una Williams motorizzata Mercedes particolarmente brillante venerdì e sabato. E non era così scontato. "Certo, vogliamo sempre far meglio del quarto posto" ammette. "Ma stiamo facendo progressi. Stiamo andando nella direzione giusta".
Red Bull-Ferrari: si fa? – Ma c'è anche un'altra partita in gioco, che ha vissuto un altro capitolo forse interlocutorio a Suzuka. Qui, però, la direzione non è ancora chiara, il futuro è sempre più incerto. E' la partita che porta alla fornitura di motori alla Red Bull. Il no della Mercedes e l'evidente incapacità di Renault di sostenere le ambizioni del team austriaco, ancor di più l'anno prossimo quando la scuderia francese rileverà la Lotus, sembra portare dritto alla Ferrari. Una scelta che farebbe crescere la concorrenza, che andrebbe ad alimentare la macchina dal telaio probabilmente migliore di tutte. Proprio dopo l'incontro di ieri con Mateschitz e Marko, è emersa una scuola di pensiero per cui la Ferrari potrebbe garantire alla Red Bull non l'ultima evoluzione, ma tenere il team austriaco un passo indietro rispetto allo sviluppo dei motori del Cavallino. Ma all'ex ferrarista Gerhard Berger, molto vicino a Mateschitz, lo scenario non è allettante. "Per me è abbastanza chiaro che Bernie Ecclestone dovrebbe intervenire" ha detto a Sky Deutschland, "non è possibile che il miglior team, che ha vinto il campionato per quattro volte negli ultimi anni, possa restare indietro per il terzo anno consecutivo soltanto per questioni legate ai propulsori”. La Red Bull minaccia di andarsene dalla F1 se i motori non saranno all'altezza. E questo sì che sarebbe un problema, anche per Ecclestone.