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GP Gran Bretagna: un giro a Silverstone, dove si fa la storia

Con sei tratti in piena potenza e solo tre grandi frenate, Silverstone è uno dei tracciati più veloci del Mondiale. Si viaggia per il 67% del tempo in piena accelerazione, ma serve un carico elevato per i cambi di direzione e per il complesso Maggots-Becketts-Chapel.
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Qui si fa la storia del motorport. A Silverstone, dove Vettel vorrebbe farsi il più bel regalo di compleanno, si è corsa la prima gara del Mondiale di Formula 1, nel 1950. Il circuito attuale conserva poco dell’originario aeroporto militare del Norhamptonshire, con le tre piste di decollo come d’abitudine nella Seconda guerra mondiale. Alla conclusione del conflitto, l’interessamento del Royal Automobile Club trasforma la zona da fattoria con campi coltivati a grano a circuito per le corse automobilistiche in due mesi. Così il 2 ottobre 1948, davanti a migliaia di persone, può ospitare il RAC Grand Prix.

Le modifiche – Dopo il ridisegno della curva Bridge nel 1987, prima dell’edizione del 1991 il circuito viene pesantemente rivoluzionato e rallentato, privato delle storiche curve Stowe, Club e Woodcote. Riasfaltato nel 1997, il tracciato è stato modificato alla Priory, resa più veloce, e al complesso Luffield, che ora è ridotto a una singola curva. Gli ultimi interventi risalgono al 2010, quando il percorso viene allungato di 760 metri con il rettilineo di partenza spostato tra la Club e la Abbey, mentre la vecchia pitlane, tra la Woodcote e la Copse, è ora il rettilineo internazionale.

Le caratteristiche – Con sei tratti in piena potenza, solo tre curve lente e altrettanti punti buoni per cercare il sorpasso, Silverstone è un tracciato che richiede un alto carico aerodinamico e pesa molto sulle gomme, sottoposte a forti accelerazioni laterali su un asfalto ondulato e abrasivo. Per questo, come l’anno scorso, Pirelli ha deciso di portare le mescole più dure del range, le P Zero Orange Hard e P Zero White Medium. “A Silverstone sono ai massimi livelli sia lo stress sia i carichi laterali a cui sono sottoposti gli pneumatici ha dichiarato Paul Hembery, direttore di Motorsport Pirelli-. Questo è uno dei pochi circuiti in cui i piloti dicono che si possa effettivamente sentire la folla anche in velocità”. Ma la velocità va controllata, va curata.

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Primo settore – Si parte leggermente in salita, e si arriva alla Abbey, a destra, a 306 kmh: è una frenata non troppo potente, da cui si esce a quasi 170 kmh, sempre in leggera salita e sfiorando i cordoli. Passata la Farm Curve, a sinistra, da percorrere a 275 kmh (con accelerazione di 3,5G per due secondi), si arriva alla curva Village a 290 kmh, in sesta. È la prima grossa staccata, una frenata da 1920 kW, che porta al tornantino The Loop. Da qui, dopo una breve frenata, si procede verso la Aintree, la curva a destra da cui si esce a 215 kmh, con l’obiettivo di portare la massima velocità possibile nel rettilineo Wellington, il primo tratto in cui è possibile utilizzare l’ala mobile, con il motore in piena potenza per oltre 10 secondi. Qui si superano i 315 kmh in gara, e si sfiorano i 330 kmh in qualifica, grazie al DRS e si può sfruttare per 3 secondi la potenza elettrica di 120 kW grazie all’unità MGU-K.

Secondo settore – Il Wellington Straight si chiude con la “frenatona” da 2700 kW per il complesso della Brooklands e della Luffield, che si può interpretare come una S sinistra-destra da affrontare con una sequenza di brevi accelerate e frenate, da cui si esce a quasi 140 kmh, in terza marcia, per proseguire verso la Woodcote, a destra, che si percorre in accelerazione, a 275 kmh in sesta. Si entra così nel secondo rettilineo del tracciato, il National Pit Straight, dove si raggiungono i 320 kmh prima della staccata della Copse, una curva a destra dalla frenata brusca ma breve (2560 kW fino ai 228 kmh), con un’accelerazione laterale di 3,5G per quasi tre secondi. Si esce con un allungo in leggera discesa verso la sequenza di curve più caratteristico e affascinante dell’intero percorso: Maggotts, Becketts e Chapel. Su questo complesso di velocissime S si scontrano opposte filosofie di guida, anche perché si tratta di curve larghe e “piatte”, senza riferimenti: trovare la giusta traiettoria, mantenere il ritmo migliore senza suriscaldare le gomme, diventa ancora più complesso e insieme determinante. Alla Maggots, dove si trova il secondo detection point per l’attivazione del DRS, si arriva a 205 kmh, le Becketts si percorrono a 160-180 kmh, come la Chapel che si affronta in quarta marcia per entrare nel più lungo rettilineo del tracciato.

Terzo settore – L’inizio del terzo settore è scandito dall’Hangar Straight, di 820 metri, che permette di utilizzare in piena potenza il motore per 10,6” e immette alla staccata della Stowe, in leggera salita. È una curva a destra cui si arriva a 330 kmh (diventano quasi 340 con il DRS in qualifica) e da cui si esce a 170 kmh, in quarta. Da qui si scende, con un tratto in piena potenza della durata di 5 secondi e mezzo, verso la Vale, una curva a sinistra da affrontare in seconda a 100 kmh dove la precisione in staccata risulta essenziale. Si arriva infine alla Club, in terza, che immette sul rettilineo d’arrivo.

Le chiavi – Il mix di curve lente e sequenze veloci richiede un carico aerodinamico piuttosto elevato e un perfetto bilanciamento meccanico, soprattutto per non perdere terreno nella sequenza Maggots-Becketts-Chapel. Le vetture con le power unit meno performanti potrebbero anche decidere di ridurre un po’ il carico, per aumentare la velocità di punta e ridurre leggermente il consumo di benzina, che è fattore critico a Silverstone: servono infatti 96 kg per finire la gara. Il circuito, che si percorre per il 67% del tempo sul giro in piena accelerazione, esalta la trazione nelle curve a medi regimi e consente di guadagnare fino a 2”5 a giro e 20 kmh di velocità di punta grazie all’ERS. Con sole tre frenate rilevanti, i dischi saranno leggermente più piccoli del solito per evitare che rimangano troppo freddi. Anche il cambio è poco sollecitato, si calcolano 1924 cambi di marcia sulla distanza di gara con l’ottavo rapporto utilizzato per il 18% (solo a Monza si usa di più). I piloti potrebbero anche scegliere di inserire prima l’ottava per ridurre i regimi e il consumo di benzina.

GP GRAN BRETAGNA – LA SCHEDA

Lunghezza: 5,891 km

Giri: 52

Distanza di gara: 306,198 km

Giro record: 1:33.401 (Webber, 2013)

Giro più veloce in gara 2014: 1:37.176 (Hamilton, Mercedes)

Velocità più alta in gara 2014: 329,5 kmh (Bottas, Williams-Mercedes)

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