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GP Malesia, Ferrari, allarme rosso: si pensa già al 2017?

La Ferrari vede allontanarsi il secondo posto nel Mondiale costruttori. Troppo lento Raikkonen, nel confronto con Mercedes e Red Bull. La frustrazione di Vettel e del team fa aumentare gli errori. Crescono i rumors intanto sul possibile arrivo di Paddy Lowe.
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Ciao ciao 2016. Altro che occhio della tigre in Malesia. La gara esacerba e semplifica le condizioni di un Cavallino sospeso in un pendolo fra il nervosismo e l'errore, nell'infinito tendere verso quel che non si ha, verso quel che di più manca. Verso quella vittoria attesa e rimandata ormai da inizio stagione, verso un podio saltato per la settima volta nel 2016: abbondantemente peggio rispetto al 2015 quando furono solo quattro le gare senza un ferrarista sul podio. Manca nonostante la penalizzazione di Rosberg, nonostante i 10 secondi aggiunti sul tempo finale del tedesco.

Botto Vettel – "Ero partito bene – ha detto Vettel – ho cercato il passaggio di Verstappen in frenata, la Mercedes davanti a me stava chiudendo l'interno e non sono riuscito a rallentare. Impatto inevitabile, un peccato per me e per Nico, è stata una reazione a catena. Non potevo fare molto, ero fianco a fianco con Max che mi portava verso destra, ho fatto del mio meglio in frenata ma sono scivolato troppo lungo". L'impatto alla prima curva è l'epifania di una frustrazione che arriva da lontano, per il gap accresciuto fra l'aspettativa e la realtà, fra l'attesa e la resa, fra l'immagine di sé costruita in quattro anni di dominio con la Red Bull.

Troppa frustrazione? – E' da un lato l'accettazione di un'inferiorità ormai palese, lampante, che costringe alle mosse estreme, a rischiare anche troppo e di conseguenza a sbagliare di più. Anche i grandi, quando hanno avuto macchine non all'altezza, sono caduti negli stessi errori. Ma in questa Formula 1 moderna, dove la macchina conta di più rispetto al passato, dove è più difficile misurare il talento, Vettel sta vivendo una stagione un po' come l'ultimo Alonso in Ferrari, che però è stato decisamente più criticato. E i paragoni con leggende come Senna, Schumacher, o Mansell, cominciano un po' a svaporare. Anche se il talento di Vettel non si discute. "E' stata una reazione a catena dovuta ad una serie di episodi – ha aggiunto Vettel -. Un incidente davvero stupido, un peccato per me e per Nico. Non ho potuto fare molto, ero fianco a fianco con Verstappen, ma in frenata sono arrivato lungo e non c'è stato nulla da fare".

Frustrazione crescente – Non è certo "un pazzo", come ha commentato Verstappen, a cercare di infilarsi nello spazio alla prima curva. Ma ricercare una manovra del genere così, già all'inizio della gara, questo costante "want it all or nothing at all", non paga. Ma non ha pagato nemmeno il conservatorismo di Kimi, deluso dal passo di gara inferiore a quanto su poteva ipotizzare dopo le libere di venerdì.  "E' evidente che ci mancava qualcosa rispetto agli altri, i tempi ad ogni giro erano superiori a quelli di Mercedes e Red Bull, non abbiamo mai avuto la possibilità reale di lottare per il podio", ha ammesso. "Ci mancava velocità, la mia auto si è danneggiata leggermente nel contatto con Rosberg, ma non voglio trovare scuse in merito, eravamo più lenti e basta. Abbiamo fatto il massimo, ma questi non sono i risultati che vorremmo ottenere. Purtroppo di meglio non riusciamo a fare".

Todt: troppo severi – "La gente è molto severa nei confronti della Ferrari", ha osservato Todt alla Gazzetta dello Sport. “La Ferrari è protagonista da anni, ed è molto più avanti rispetto a quella che ho trovato io nel 1993 e diversa da quella che ho lasciato nel 2009. Ricordiamoci che Michael Schumacher arrivò nel 1996 e per vincere il Mondiale piloti abbiamo dovuto aspettare il 2000″. In Formula 1, ha sottolineato anche l'ex team principal della Ferrari, "la macchina è sempre la priorità. Bisogna avere pilota, macchina e squadra. Solo così si vince. Michael arrivò alla Ferrari dopo aver vinto due Mondiali di fila. Al suo primo anno con grandi difficoltà vinse tre gare. Non per colpa del pilota… non aveva la macchina, non c’era la squadra".

Confusione – Quest'anno, però, sembra venire a mancare anche la squadra. Anche a Sepang, è continuata la tendenza a presentare una monoposto al venerdì con delle soluzioni aerodinamiche previste e poi bocciate alla prova della pista. Il Cavallino per ora ha dovuto bocciare la nuova cosiddetta "bat wing", l'aletta montata sul fondo nella zona anteriore, tornando così ai tradizionali deviatori di flusso che sporgono sotto al telaio della SF16-H. Una soluzione, comunque, che sarà utilizzata probabilmente nei prossimi gran premi, forse già a Suzuka la prossima settimana. Ma il tempo per sviluppare ancora il potenziale della SF16-H ormai è praticamente finito, e c'è da considerare la stagione 2017, con tutte le novità richieste dal nuovo regolamento tecnico, con una macchina da ripensare completamente.

Arriva Lowe? – Vettel e Raikkonen torneranno a provare le nuove gomme nei test Pirelli dopo il GP del Giappone che fanno parte del “pacchetto performance” per la prossima stagione (che comprenderà anche diversa aerodinamica). I nuovi pneumatici sono del 25% più ampi rispetto a quelli attuali: 305/670-13” all’anteriore e 405/670-13” al posteriore. E il futuro sarà ancora più complicato da gestire. Perché proprio in un momento come questo, in una fase di transizione e di trasformazione, servirebbe un direttore tecnico che sia in grado di coordinare tutti i componenti, un ruolo in cui Binotto, più tecnico, più motorista che gestore di risorse, potrebbe non essere a suo agio. Intanto crescono le voci su un possibile interessamento a Paddy Lowe, che non ha ancora rinnovato il contratto con la Mercedes e potrebbe lasciare a fine stagione. Per il post-Allison, per una stagione senza certezze per nessuno, potrebbe essere la figura giusta.

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