GP Monaco: festa Hamilton, Ricciardo e Ferrari che rimpianti
Hamilton canta sotto la pioggia. Si parte e si arriva sotto l'acqua a Montecarlo. E il bagnato porta fortuna al campione del mondo che torna a trionfare a Montecarlo a otto anni dal suo unico precedente successo al Principato. Hamilton diventa così il primo a conquistare almeno una vittoria all'anno nelle sue prime dieci stagioni in Formula 1. E' furioso Ricciardo per un secondo posto amaro. Scuro in volto anche sul podio per una vittoria mancata per i 10 secondi persi al pit stop perché i meccanici non erano pronti con le gomme. "Non c'è niente che possiate dirmi per migliorare la situazione" si sfoga. Da applausi la gara di Perez, che regala alla Force India il sesto podio in Formula 1, il primo a Montecarlo (una serie iniziata con Giancarlo Fisichella a Spa), e di Alonso, quinto e al miglior piazzamento eguagliato dal ritorno in McLaren. In mezzo Vettel, solo quarto a salvare l'onore di una Ferrari zavorrata dal ritiro di Raikkonen, finito sulle barriere al tornante della vecchia stazione. Mestamente settimo Rosberg, staccato di oltre un minuto da Hamilton ma condizionato da problemi ai freni nella prima parte di gara, e bruciato sul traguardo da Hulkenberg, al centesimo gran premio in carriera. A punti anche Sainz, Button e Massa su una Williams sempre più lontana dalle posizioni che contano.
Partenza bagnata – La partenza con la safety car, la prima a Montecarlo e la decima nella storia della Formula 1 rovina l'emozione iniziale di una gara su cui non ci sono, di fatto, traiettorie alternative ma solo 28 volte ha vinto chi è partito dalla pole. Non evita, però, i problemi alla frizione sulla Toro Rosso di Kvyat che deve rientrare due volte in quattro giri e accumula un giro di ritardo in regime di safety car, intervenuta in 11 delle ultime 13 edizioni. Magnussen (che alla ripartenza passa immediatamente alle intermedie) e Hamilton implorano via radio i tecnici di comunicare che si può iniziare a correre, mentre inizia il sesto giro in fila indiana. Proprio il danese sarà vittima dell'attacco di Kvyat al 23mo giro: il russo entra da cattivo all'interno alle Piscine, e i due finiscono sul guard rail fra le parolacce di Magnussen via radio. La domenica da incubo di Kvyat si chiude, dunque, col primo ritiro stagionale, l'ottavo in carriera.
Palmer out – All'ottavo passaggio, con la pazienza dei piloti al limite, il gran premio può iniziare davvero. Ma praticamente si ferma di nuovo dopo poche curve con Palmer, tre giorni e tre incidenti, che si schianta alla Sainte Devote: praticamente non è nemmeno arrivato alla prima curva del suo primo GP a Monaco. Stavolta la safety car è solo virtuale, ma il britannico adesso è sempre più sotto pressione mentre crescono le indiscrezioni di una possibile sostituzione a favore di Esteban Ocon, attualmente impegnato nel DTM. Lo schianto frontale del figlio d'arte aumenta anche l'allarme in casa Renault per il peggioramento delle prestazioni e un assetto complessivo che, a detta dei piloti, è peggiorato con il recente upgrade.
Schianto Raikkonen – La gara si complica anche per Raikkonen, che va largo al Loews e danneggia l'alettone anteriore. Riparte, quasi tocca Grosjean che intanto sta passando all'interno, e per questo verrà convocato dai commissari a fine gara, ma può solo percorrere mezzo giro, il dodicesimo, con l'ala incastrata sotto il fondo. Il suo gran premio finisce mestamente nella via di fuga: è il suo primo ritiro a Montecarlo dal 2006, il suo ultimo anno in McLaren (allora si fermò per un problema al motore). Il 58mo ritiro in carriera del finlandese complica la corsa della Ferrari e di Sainz, che prende in pieno un pezzo dell'alettone di Iceman all'uscita del tunnel.
Vettel rischia – Ricciardo intanto continua a dilagare, dà un secondo a giro a un Rosberg stranamente lento che fa da tappo a tutto il gruppo. Il tedesco, ha qualche problema a gestire la temperatura dei freni: prima, al sedicesimo giro, lascia passare il compagno di squadra Hamilton alla Massenet per un ordine di scuderia, poi si ferma per una prima sosta lunghissima da quasi sei secondi. E con pista libera, in un amen il campione del mondo si allinea sui tempi dell'australiano: e presto comincia a fare anche meglio, rosicchiando un mezzo secondo a giro. Mercedes e Red Bull continuano con le full wet con l'obiettivo dichiarato di allungare il primo stint di 4 o 5 giri. Il Cavallino prova a giocare d'anticipo e al tredicesimo giro Vettel rientra per montare le intermedie. Si ritrova undicesimo, primo dei piloti con le medie, ma resta diversi giri dietro Massa, che rallenta tutti con le gomme da bagnato. Nella succesione di pit stop, il quartetto con il brasiliano, Vettel, Hulkenberg e Alonso si ritrovano a lottare per il sesto posto. Il tedesco, spazientito, prova l'attacco sull'ex ferrarista ma va lungo alla chicane e deve immediatamente restituire la posizione.
Out Verstappen – Il sole aggiunge sfida alla sfida. Ricciardo entra ai box, monta le intermedie, e Hamilton trascorre almeno un giro in testa per l'87mo gran premio in carriera. Il britannico deve osare, si difende in uscita dalle curve ancora con le gomme da bagnato. Dà spettacolo Max Verstappen che, partito dalla pit lane, a meno di metà gara entra in zona punti grazie al sorpasso su Button, ma la foga, la gioventù, la voglia di riscatto, lo portano a bloccare le ruote e praticamente ripetere l'errore di ieri in qualifica: per la seconda volta, il più giovane vincitore di un gran premio nella storia della Formula 1 non arriva al traguardo nella più affascinante delle gare del Mondiale.
Box, caos Ricciardo – Dopo 32 giri si fermano praticamente tutti, ma nella gran confusione la Red Bull rovina tutto lo sforzo della prima parte di gara. E' incredibile quello che si vede al rientro dell'australiano. I meccanici, ancora indecisi se montare supersoft o ultrasoft probabilmente per un difetto di comunicazione fra il muretto e i box, perdono secondi preziosi (mancano tutte le gomme) prima di rimandarlo in pista con le supersoft. Secondi che gli costano la testa della classifica. Vettel, invece, va in pista con le soft con l'obiettivo dichiarato di non fermarsi più fino alla bandiera a scacchi.
Bene Perez – Davanti il duello Ricciardo-Hamilton si fa muscolare. All'uscita del tunnel, l'australiano tenta di passare all'esterno subito dopo la chicane ma, su una carreggiata larga appena 13 metri, il britannico, arrivato lungo alla frenata, finisce per schiacciarlo contro il guard-rail. Ricciardo deve frenare per evitare di sbattere contro le barriere e non nasconde un gesto di frustrazione: chi si è trovato alla guida con un'auto davanti che ti taglia la strada può comprendere eccome. Altrettanto prevedibile, comunque, la decisione dei commissari di non prendere provvedimenti per quella che appare comunque una manovra lecita, con lo stesso metro usato due srttimane fa a Barcellona. La gara si spacca in due. Davanti se la giocano Hamilton, Ricciardo, Perez e Vettel, che volano con le soft, mescole curiosamente più performanti rispetto alle più morbide. Dietro si apre il gap con Alonso che per oltre 30 giri rallenta anche Rosberg e Hulkenberg. Nelle retrovie, clamoroso contatto fra i due compagni di squadra Ericsson e Nasr. Il brasiliano avrebbe dovuto cedere la posizione a Ericsson perché lo svedese era più rapido, questo l'ordine di scuderia. Ericsson però ha deciso di non aspettare la prima curva del 50mo giro e alla Rascasse ha centrato il brasiliano: e per la Sauber, fortemente critica del nuovo accordo al ribasso sulla fornitura dei motori, è il primo doppio ritiro dal GP di Singapore del 2014. Nel finale, Vettel prova a spingere al massimo e rischia in frenata al Massenet, dove Verstappen aveva perso il controllo con l'umido all'esterno. Chi rischia, in teoria, di più è Hamilton che ha le ultrasoft e deve dosare di più le prestazioni delle gomme mentre la pioggia si riaffaccia negli ultimi otto giri. Si riaffaccia anche Vettel negli scarichi di Perez, ma non basta. La storia è già scritta. La Ferrari è giù dal podio per la prima volta in stagione. Un segno. Un punto di non ritorno.
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