GP Monaco, un giovedì di incognite
Scende la pioggia, e il giovedì di Monaco si trasforma in una passerella bagnata che non risolve le domande e le incognite in vista della gara. Hamilton ha dato un segnale forte al compagno di squadra nell'unica sessione asciutta, sul circuito che l'anno scorso ha visto il primo vero strappo in casa Mercedes con il lungo del tedesco al Mirabeau. Rosberg, che arriva dalla vittoria a Barcellona, arriva con più pressioni del solito e con l'obiettivo del quarto podio consecutivo nel Principato, condizione necessaria per tenere aperto il discorso iridato. Le Frecce d'Argento hanno presentato una version piuttosto complessa del monkey seat intorno allo scarico, con più profili e voluminose paratie laterali. Spicca anche anche una pinna dorsale più allungata all'altezza del cofano motore che consente di migliorare il flusso d'aria destinato all'ala posteriore.
La Ferrari – Scende la pioggia e non cancella i dubbi post-Montmelò della Ferrari. Certo, il quarto posto di Vettel a tre decimi da Hamilton fa ben sperare. Ma questa è pur sempre la pista più corta e più lenta del Mondiale e i distacchi sono d'abitudine ben più contenuti del solito. Quanto valgono, davvero, tre decimi a Montecarlo? Ci vorrebbe il bilancino dell'alchimista. Così come servirebbe una palla di vetro da indovino per discernere cosa non abbia funzionato nel pacchetto di upgrade presentato dal Cavallino dall'ultimo gramn premio. L'impressione è che la "versione B" della SF15-T soffra di una carenza di trazione in uscita dalle curve lente, e l'assenza di spunto ai bassi regimi può diventare un fattore penalizzante anche a Montecarlo. Probabilmente, più delle interpretazioni più restrittive della FIA in materia di misurazione del flusso di benzina, possono aver inciso le mescole dei pneumatici, gestite tanto bene in Malesia quanto male in Spagna. A Montecarlo, la nuova configurazione, portata in gara solo da Vettel, è applicata su entrambe le vetture e si abbina ad una serie di accorgimenti specifici per il tracciato monegasco. Diversa, per esempio, la disposizione dei condotti di raffreddamento dei freni (uno degli aspetti più critici da gestire in gara, soprattutto nel primo stint con il serbatoio pieno, e la fisionomia del cofano motore, meno rastremata intorno allo scarico.
Rivelazione Verstappen – Al termine di una PL1 segnata, come da programma, da grande attività perché tutti vogliono prendere le misure alle stradine del Principato, Verstappen si rivela tra i più brillanti, unico a scendere sotto il muro dell'1:19, bravo a ottenere il tempo su pista gommata come Ricciardo. La Red Bull, che rischia di dover già affrontare penalizzazioni in caso di sostituzioni del motore, ha mostrato tempi e comportamento in pista certo più incoraggianti del recente passato. Il muso corto comincia a dare i suoi frutti, insieme al lavoro su una monoposto che comunque ha sempre espresso il meglio sulle piste ad alto carico aerodinamico. Proprio per recuperare carico, insufficienza di cui più volte si è lamentato Ricciardo, la Red Bull ha studiato un monkey seat ancora più pronunciato con un doppio flap orizzontale e due paratie ondulate. Soluzioni di cui ha beneficiato anche Kvyat, il più veloce con gomme intermedie nella seconda sessione: il russo ha girato sotto l’1:34 grazie anche alla pista via via sempre meno umida (e con evidenti chiazze d’asciutto nel primo settore e al tornantino del Grand Hotel).
Alonso bacia la pioggia – La pioggia premia così Fernando Alonso. Undicesimo nella prima sessione, a poco più di un secondo da Hamilton, l'asturiano è il più veloce di tutti sulla pista bagnata. Gira infatti in 1:34.5, due decimi meglio di Dani Ricciardo. Poco, certo, per una squadra che era partita per puntare al titolo nel medio periodo e si ritrova ancora a zero punti, ma almeno non ha avuto gli stessi problemi di Button, sceso in pista solo nell'ultima mezz'ora stamattina e comunque in grado di staccare il dodicesimo tempo a quattro decimi dal compagno di squadra. Il giorno "di riposo" di domani diventerà dunque un fondamentale giorno di lavoro per il team di Woking perché una pista come Monte Carlo non concede margini di errore e avere tra le mani una MP4-30 lontana dalla perfezione rappresenta un’incognita di difficile soluzione.