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GP Russia, a Sochi la curva più lunga del Mondiale

Il circuito di Sochi misura 5.853 metri. E’ il quarto più lungo del Mondiale dietro Spa-Francorchamps, Baku, e Silverstone. Diciotto le curve, 12 a destra e 6 a sinistra. La 3, a raggio costante e con più punti di corda, impegna i piloti per dieci secondi. Pirelli conferma il salto di mescola: hypersoft, supersoft e soft come a Singapore.
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“Sochi è un circuito unico, piatto, aperto. Sembra per certi versi di guidare in un parcheggio, però è molto divertente. Al di là dei lunghi rettilinei è un circuito che ti mantiene concentrato, che ti fa pensare. Anche il livello di grip dell'asfalto è migliorato negli anni”. Daniel Ricciardo presenta così il circuito di Sochi, terza sede olimpica ad ospitare un gran premio di Formula 1 dopo il circuito Gilles-Villeneuve di Montreal e il Circuit de Barcelona-Catalunya. Disegnato da Hermann Tilke, l'autodromo di Sochi è il quarto tracciato più lungo del Mondiale (5.853 metri) dietro Spa-Francorchamps, Baku, e Silverstone, e impiega per 1,7 km strade solitamente aperte al traffico. Diciotto le curve che si snodano all’interno del Parco Olimpico usato per i Giochi Olimpici Invernali del 2014, compresa la più lunga del Mondiale (curva 3 da 650 metri).

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L’impegno dei freni

Secondo le rilevazioni dei tecnici Brembo, i piloti azionano il freno per quasi 15 secondi ogni giro, pari al 16 per cento della durata complessiva della gara. Dieci le frenate con decelerazioni superiori ai 4g, un fattore che alza fino a 4,6g la media delle forze massime sul giro. In gara, dalla partenza alla bandiera a scacchi ciascun pilota ricorre ai freni almeno 530 volte, esercitando un carico totale sul pedale di 75 tonnellate e mezzo.

Circuito da medio carico

Vista la presenza di lunghi rettilinei, il tracciato richiede un assetto da medio carico. La power unit lavorerà a pieno carico per il 70% del tempo sul giro, e l'ala mobile consentirà un incremento di velocità fino a 20 kmh. L'energia recuperata dalla componente elettrica, soprattutto dai gas di scarico dall'unità MGU-H, vale quasi 4500 kJ per giro che si possono tradurre in un guadagno di 2,8 secondi e in un incremento della velocità di punta fino a 19 kmh. Critico il consumo di carburante, servono tutti i 105 kg concessi per completare la gara. Si rivedranno probabilmente le strategie al risparmio che hanno cancellato lo spettacolo a Singapore, secondo gran premio in stagione e nella storia della Formula 1 in cui i primi sei sono arrivati nello stesso ordine che avevano in griglia di partenza.

La pista di Sochi - Getty Images
La pista di Sochi – Getty Images

Un giro di pista a Sochi

Proprio la partenza evidenzia la prima particolarità del tracciato. La prima curva infatti è lontana 820 metri, la distanza più lunga del Mondiale. Il lungo rettilineo rappresenta anche il primo tratto su cui si può utilizzare l'ala mobile. La prima frenata è di fatto alla curva 2, la più dura di tutto il tracciato. Le monoposto vi arrivano a 314 km/h e frenano per 1,76 secondi per entrare in curva a circa 137 km/h. Ci riescono in soli 108 metri, con un carico di 151 kg sul pedale e 4,9 g di decelerazione. È l'inizio della lunghissima curva 3, che costeggia l'Olympic 4. “Mi piace molto questa curva” ha detto Grosjean, “è abbastanza veloce poi appena uscito devi già frenare per percorrere la quattro. Credo che le curve si succedano molto bene una dopo l'altra”. L'infinita curva 3, splendida e temuta, a raggio costante, tiene i piloti impegnati per dieci secondi mentre passano accanto alla Adler Arena e all’Ice Dome Bolshoi, i piloti restano in curva 10 secondi. La frenata della curva 4 (4,8g di decelerazione) immette in un breve rettilineo che conduce alla curva 5 e alla seconda frenata impegnativa del tracciato. I piloti rallentano fino a 144 kmh poi dopo la breve piega della 6 iniziano il secondo settore.

L'avvio è segnato da una curva ad angolo retto a destra, la 7 che porta i piloti a scendere da 270 a 179 kmh in 60 metri. Breve ma intensa la staccata di curva 8 (4,4 g di decelerazione, si perdono 60 kmh in 44 metri). La piega della 9 introduce al breve tratto di scorrimento su cui è posto il secondo detection point per l'attivazione del DRS. La curva 10, ad angolo retto a destra, richiede una frenata abbastanza impegnativa per passare da 270 a 160 kmh in 70 metri. Sul successivo lungo rettilineo, che apre il terzo settore, si può di nuovo aprire il DRS.

La curva 11 è poco più di una piega, velocissima, a destra, che si affronta a 290 kmh e porta verso la 12 dove si potrebbero superare i 330 kmh con l'ala mobile prima della frenata più lunga del tracciato, 2,21 secondi per scendere dai 304 ai 105 kmh alla 13, una curva secca a destra.

Il tratto finale è il più lento del tracciato. Dalla curva 14 si esce in terza e si entra in una chicane sinistra-destra: si scende da 230-240 kmh fino a quasi 120 all'ingresso della curva 15 per poi dare un breve colpo all'acceleratore prima di uscire dalla 16. Dopo un breve rettilineo in sesta, si arriva alle ultime due curve, a destra che conducono al rettilineo d'arrivo. Qui sarà importante trovare il giusto punto di frenata per avere la massima velocità in uscita.

Le scelte Pirelli: hypersoft e salto di mescola

Si torna all'antico a Sochi, alla collocazione originaria, autunnale, in calendario abbandonata l'anno scorso. Pirelli, che festeggerà la pole numero 200, un traguardo toccato solo da un altro fornitore di pneumatici (Goodyear al GP di Francia del 1988), conferma le hypersoft che hanno permesso di demolire tutti i record dei circuiti in cui stati usati finora, anche perché i livelli di usura e degrado rimangono bassi. Come a Singapore, ci sarà il salto di mescola: i piloti avranno a disposizione soft e ultrasoft. Visto il divario abbastanza ampio in termini di prestazioni, le strategie dovrebbero diversificarsi, commenta Mario Isola. “Questo circuito, molto diverso rispetto a quello di Marina Bay, è a bassa severità e presenta un asfalto piuttosto liscio, con usura e degrado contenuti: l’ideale per i P Zero Pink hypersoft. Per i Team saranno fondamentali i dati raccolti durante le prove libere su questa mescola, per comprendere come utilizzarla al meglio nella strategia di gara. Sarà molto interessante capire come la hypersoft si adatterà alle caratteristiche di questo tracciato, specialmente su un settore particolarmente impegnativo come quello di Curva 3”.

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Le scelte dei piloti

Come a Singapore, Mercedes opta per una dotazione più conservativa con sette hypersoft, due soft e quattro ultrasoft per Hamilton e Bottas, sempre staccato di oltre tre decimi in Q3 dal compagno di squadra dopo la pausa estiva. Scelte più aggressive in Ferrari. Vettel sceglie nove hypersoft, tre ultrasoft e un solo treno di gomme gialle, Raikkonen ne porta uno in più della mescola più dura e uno in meno della più morbida. In Red Bull, Ricciardo e Verstappen potranno sfruttare un treno di soft, tre di ultrasoft e nove di hypersoft.

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