GP San Marino: l’Italia si desta! Dovizioso, una fuga… alla Marquez
Le Ducati, le Honda, poi tutti gli altri. Misano conferma le gerarchie della stagione, dimostra che due scuderie hanno saputo lavorare meglio di tutti. Il Dovizioso sornione e sorridente della vigilia va, scatta in fuga da uomo solo al comando fino alla prima vittoria a Misano, la seconda qui per la Desmosedici dal 2007. Una doppietta sfumata, sì, ma in Ducati resta l'orgoglio di una gara perfetta, resta la fuga di Dovi che si prende l'abbraccio di Misano. Sale l'orgoglio di un'Italia che in moto si desta nella casa dei motori, e che firma tre vittorie nelle tre classi di uno stesso gran premio come non capitava dal Mugello l'anno scorso.
Marquez, inizialmente il più veloce ma poi meno a suo agio nel rimanere dietro al prossimo compagno di squadra, raggiunge Mike Hailwood al settimo posto nella classifica dei podi all-time (112). Duella fino a poche curve dalla fine con Lorenzo, Marquez, prima che lo spagnolo alle ultime in Ducati chiuda la sua rincorsa al Mondiale steso alla Quercia con l'anteriore chiuso. Terzo un ottimo Crutchlow, mai prima d'ora in top 5 a Misano, solo settimo Valentino Rossi.
La lunga fuga di Dovizioso
Lorenzo si tiene per un paio di giri alle spalle Dovizioso, che ha mostrato il passo migliore nel warm up. La guida elegante dello spagnolo ha fatto la differenza, su una pista in cui meno si è discusso di degrado delle gomme. Yamaha e Honda si sono allineate come passo per la gara, notava Dovizioso ieri. Desmodovi ha lavorato sul set-up, per lavorare con la media al posteriore, perché su un tracciato tortuoso, lento, piccolo, sono i dettagli che fanno la storia. Ha attaccato in quelle prime curve che, diceva, sarebbero state decisive per la strategia di gara. "Se Lorenzo vuole provare ad andare via, non bisogna avere piloti in mezzo, sottolineava. Nessuno dei due, però, si è messo piloti in mezzo anche perché Vinales, nonostante le promesse, perde troppo terreno.
In Austria, Dovizioso consumò la gomma posteriore nel tentativo di star dietro a Lorenzo. Qui lo spagnolo amministra con un ritmo non proprio straordinario, continua a girare sul piede del 33.3. Dovizioso ne ha di più alla Doppia Del Rio, si stacca nel rettilineo opposto e alla Quercia passa in testa. Poi abbatte il ritmo di un mezzo secondo buono, firma lo strappo in 1.32.6, fiducioso delle possibilità di spingere un po' di più sulle Michelin. Ha più margine, Dovizioso, che ha fatto 32.5 sul passo, regolare, nel warm-up. "Vediamo come lavorano le gomme, essendo più caldo ci sarà meno grip" diceva in griglia Marc Marquez, il migliore nel warm-up con due medie, il più veloce in pista nei primi passaggi.
Marquez corre in difesa
Sulla Honda che qui vince ininterrottamente dall'ultimo successo di Rossi nel 2014, Marquez si infila al Carro a 14 giri dalla fine con Lorenzo che si allarga, si scompone, spariglia le strategie interne. Anche se, Dovizioso docet, programmare strategie con Lorenzo non è poi così facile. Lo spagnolo, nel curvone veloce, entra col ginocchio, insegue la piega estrema mentre Dovizioso non ha bisogno dell'appoggio per andare al limite e privilegia una compostezza che si traduce in scorrevolezza e amministrazione degli pneumatici.
Lorenzo si misura anche nel duello corpo a corpo con Marquez, che dopo essere stato più volte infilato da Dovizioso in passato si protegge dall'incrocio del connazionale. Ma Lorenzo gli stampa un sorpasso splendido al Curvone, e il duo spagnolo negli ultimi cinque giri abbassa il ritmo sotto l'1.33. Prima del colpo di scena finale.
Yamaha, mistero senza fine
Rossi invece ha continuato a faticare nel mettere la moto in curva in warm up. La M1 sembra aver fatto un passo avanti in qualifica, soprattutto in frenata. Ma i tecnici non riuscivano a spiegarsi i tempi così lenti stamattina a temperature più basse. "Sarà importante fare una bella partenza e spingere subito dall'inizio e poi vedere, perché comunque oggi abbiamo migliorato molto il bilanciamento della moto" diceva ieri, come riportato da Motorsport.com. La precisione in frenata, però, non gli basta per restare in contatto con il terzetto di testa. I due decimi di differenza stimati ieri rispetto ai primi sembrano anche di più all'inizio. Ma Rossi, rassicurato parzialmente dal buon passo con le gomme usate, può sperare.
Vinales parte con due medie, warm up in condizioni diverse da ieri. "Devo migliorare in ingresso di curva, è importante fare un passo avanti da questo punto di vista" ha insistito ieri. Prometteva che la partenza non sarebbe più stata un tallone d'Achille, ma le premesse svaniscono veloci come le luci del semaforo al via. Poi è solo un graduale, inesorabile, scivolare indietro, nella pancia del gruppo, dove il sole non scalda i cuori, dove il metaforico sangue speso per reggere la battaglia si mescola col sudore, se ne rimane. Ma la costruzione della gara non ripaga del dolore sportivo di una squadra allo sbando, di due piloti che non sanno quale strada prendere perché non si vede luce, perché non si comprendono le ragioni delle contro-prestazioni. Silvano Galbusera scuote la testa. "Le condizioni della pista sono un po' diverse, in FP4 si poteva fare 33.0-33.2 con le gomme usate, oggi non ci riusciamo più" dice ai microfoni di Sky. E' un mistero senza fine, e non è nemmeno bello, questa Yamaha M1 che non vince da 22 gare e continua a ritoccare il suo record negativo in MotoGP.
Dovizioso, venti di grandezza
Sono venti le vittorie di Dovizioso, undici in MotoGP. Sono venti di cambiamento, dopo una prima parte di stagione in salita, sono venti che spingono alle spalle di Marquez nel Mondiale, anche se 67 punti da recuperare sono ancora tanti per i proclami. In Ducati, non a caso, il profilo è basso, il titolo è obiettivo non detto e da non dire, nemmeno nell'euforia orgogliosa e comprensibile delle dichiarazioni post-gara. E' il segno della consapevole soddisfazione di chi sa di aver lavorato bene, meglio di molti e forse di tutti. "E' bellissimo vincere qui" commenta Gigi Dall'Igna. "Se continuiamo cosi possiamo portare a casa qualcosa di importante. Non il più importante, ma possiamo essere contenti". Contenti di uno di quei passi da cui possono iniziare le grandi imprese.