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GP Singapore: Vettel, addio al Mondiale? Freni e gomme affondano la Ferrari

Problemi ai freni, difficoltà nel tenere in temperatura le gomme, poca incisività dopo la sosta. Vettel e la Ferrari affondano a Singapore. Il tedesco perde mezzo minuto da Hamilton, lontano 40 punti nel Mondiale. Mancano ritmo e velocità alle rosse, soprattutto nel secondo settore. Perez spinge Ocon sulle barriere, poi dà una pesante sportellata a Sirotkin.
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Nel trenino di Singapore, Vettel resta spettatore. Non funzionano le ultrasoft, non funziona una Formula 1 che vive al risparmio, in amministrazione controllata. La Ferrari per certi versi migliora la macchina, ma gli interventi riportano alla luce problemi di gestione della temperatura delle gomme che sembravano ormai lontani ricordi. Questione di temperatura, di surriscaldamento anche dei freni. Ma se poi perdi due secondi a giro da Hamilton, su una monoposto che al sabato faceva segnare la più elevata velocità allo speed trap, i problemi sono anche altri. In questi casi, spesso si ritrovano dove non è immediatamente evidente, nel motore o nel "tigre" che il pilota dovrebbe mettere e non mette in quel motore. Hamilton vola a 22 vittorie nella storia della Formula 1 da Michael Schumacher, davanti a Verstappen e a un Vettel che aggancia un podio triste e scivola a 40 punti nel Mondiale.

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Resa Ferrari

Il tedesco, nei primi dieci giri, è il migliore nel primo settore, il più veloce. E' l'unico momento in cui resta davvero in gara. Illude il sorpassone cattivo di Vettel a Verstappen, e chissà che i commissari non abbiano aspettato qualche secondo di più visto il duello iniziato già alla seconda curva a chiamare la safety car, entrata per la settima volta al primo giro.

Molla lui, molla presto, abbandona tutto il team il sogno del titolo mondiale. E la domanda a questo punto viene spontanea: la Ferrari era davvero la macchina migliore? Il delta prestazionale di oggi, e le difficoltà delle ultime gare, si spiegano solo con le doti di Hamilton, con le diverse specifiche di motore utilizzate? O la Ferrari non è più riuscita a stare al passo degli altri, nonostante una serie di interventi aerodinamici?

Verstappen si esalta nel guidato, nel secondo tratto come ieri e attacca con meno precauzioni. Hamilton, praticamente perfetto in tutte le curve nel giro dell'anno in qualifica ma splendido soprattutto nelle ultime tre curve, nel cercare il cordolo interno sul punto di corda e baciare il muro senza toccarlo, è da subito l'uomo da battere nel terzo settore.

E' una costante il cedimento nel secondo settore, nel tratto guidato dove serve generare carico dal corpo vettura. Difficile anche immaginare che i pochi dati raccolti in FP1 possano, a posteriori, spiegare una gara così poco cattiva, una prestazione così deludente. Il decimo podio consecutivo della Rossa, quarta serie più lunga nella storia della scuderia, non consola.

Poca fiducia nel team?

Vettel stappa la gara con la sosta al giro 15, va con le ultrasoft che poco funzionavano in qualifica ieri. Ma sono bollicine amare per il tedesco. "Con queste gomme non arrivo al traguardo, c'è qualcos'altro che dovrei sapere prima che sia troppo tardi?" sbotta Vettel che sembra aver perso fiducia nelle strategie del team. I team radio sembrano contenere sempre più spesso un fondo di dubbio nelle scelte, una concentrazione anche eccessiva su queste decisioni, che comunque finiscono per distogliere parzialmente l'attenzione dalla pista. E correre così non è facile, né per Vettel né per il team. "Per come abbiamo corso oggi, non abbiamo avuto una sola possibilità di vincere" ammette a caldo il tedesco. "L'avevo detto prima del weekend, potevamo solo perdere da soli. Penso che questo weekend non siamo riusciti a estrarre tutto il potenziale dalla macchina., Ci è mancato ritmo in gara, non eravamo abbastanza veloci. Su una gomma diversa, abbiamo fatto una gara diversa dagli altri".

Il tedesco rientra davanti ad Alonso, primo dei piloti partiti proprio con le viola e dunque destinato a fermarsi più tardi, ma perde troppo tempo alle spalle di Perez. Non aiuta l'undercut di Verstappen che si ferma dopo 18 giri. Le ultrasoft dovrebbero dare un secondo e mezzo di vantaggio rispetto alle soft, ma il tedesco continua a perdere quasi mezzo secondo a giro, non tiene nemmeno nel secondo settore, viaggia su un insolito, inspiegabile, 1.47 alto per un paio di passaggi. Possibile, però, che sia una questione di lentezza nel raggiungere la finestra ottimale di temperatura, perché anche Ricciardo dopo la sosta, con la stessa mescola, fatica ad essere performante nei primi giri con la gomma nuova. In Ferrari, riferisce Mara Sangiorgio di Sky, ipotizzano anche un surriscaldamento eccessivo dei freni.

La Ferrari differenzia le strategie. Raikkonen, ritarda la prima sosta e sceglie le soft al giro 22. E chissà se Arrivabene e il muretto della Rossa non si sia pentito in corso d'opera di aver portato un solo treno di soft, praticamente mai testate nel corso delle prove. Vettel però perde due secondi a giro nel finale da Hamilton, che guadagna 48 punti in cinque gare nel Mondiale.

Mercedes, perfetto lavoro di squadra

"Dopo Spa abbiamo capito cosa non funzionava, ancora una volta sono le esperienze difficili ad indicarci la strada. In Formula 1 l'uomo non funziona senza la macchina, la macchina non funziona senza l'uomo: è un lavoro di squadra" ha detto Toto Wolff. In casa Mercedes la fiducia non manca. Hamilton cammina e corre staccato da terra, dentro un universo tutto suo in cui il capolavoro da qualifica ha l'effetto di un Ali Shuffle, ha detto. E' come la danza di Muhammad Ali che poi punge come un'ape, che sorprende, incanta e destabilizza gli avversari. Romba, Hamilton, nella giungla urbana di Singapore illuminata da oltre diecimila luci a LED. Wolff si è tolto il metaforico e proverbiale cappello per ringraziare i tecnici di Brackley e Brixworth che hanno preparato la W09 su una delle piste peggiori per le Frecce d'Argento insieme a Montecarlo. Hamilton, che opta per una sola sosta, sembra andar sui binari con le morbide. E così sarà fino all'arrivo.

Bottas invece fatica di più, e non trattiene la frustrazione nel finale perché non riesce a doppiare Hulkenberg. E' anche questo il risultato di una Formula 1 in cui spesso si privilegiano strategie iper-conservative a quelle che garantirebbero prestazioni migliori, anche nell'articolazione delle soste ai box. La toppa che Liberty Media sta pensando di introdurre in futuro, l'obbligo delle due soste per tutti, è ancora una volta il segno di una continuità di pensiero nella discontinuità di gestione. In fondo, basterebbe eliminare vincoli e penalità, invece di riproporre per regolamento misure che dovrebbero favorire quello spettacolo, quelle gare al limite, che i regolamenti sempre più stretti e l'impossibilità di sviluppo delle vetture hanno finito per rendere impossibili o quasi in nome del contenimento dei costi.

Cresce la Red Bull

L'avvio in surplace è una processione lenta di piloti sornioni che aspettano, osservano, controllano e non rischiano. I top driver viaggiano anche relativamente piano, anche per non consumare troppo presto le hypersoft. Verstappen, a cui gli ingegneri di pista comunque ricordano di amministrare le gomme, rimane sotto il secondo da Vettel. La Red Bull, che mostrava il miglior passo di gara nelle simulazioni di venerdì (che vanno sempre prese non come dato assoluto non conoscendo i carichi di benzina dei vari team), "è davvero ottima oggi" dice l'olandese.

Verstappen rende la Red Bull la sesta scuderia a rimanere in testa per almeno un giro in 100 gran premi. Quando l'olandese si è trovato davanti quest'anno, è sempre andato a podio. I doppiaggi al 38mo giro riavvicinano l'olandese nell'orizzonte ottico di Hamilton, che da dietro assiste al duello Grosjean-Sirotkin, apparentemente ignari dell'altra lotta, per la vittoria e per il Mondiale.

Con le vetture più leggere, emergono anche valori più in linea con le indicazioni del weekend. Verstappen fatica, rispetto a Hamilton, nel secondo settore, ma è proprio in questo tratto che Vettel perde decisamente di più anche rispetto all'olandese.

Perez: due incidenti, un solo drive through

Sbagliare è umano, perseverare è… da Perez. Il messicano butta a muro Ocon (quarto ritiro stagionale) al primo giro. Sembra di rivedere i duelli all'arma bianca dell'anno scorso, vedi il sabotaggio tutto interno alla Force India di Baku. Così l'orizzonte del team in rosa si colora di rosso. Il rosso del passivo, delle multe ancora da pagare, del fallimento evitato con il mecenate Stroll senior. E' il rosso della rabbia di Perez, che o non guarda gli specchietti o continua a farsi condizionare dalla frustrazione, perché ricade nello stesso errore e va a dare una spallata a Sirotkin a sorpasso praticamente concluso.

Il drive through è inevitabile, il futuro in casa Force India anche in chiave piloti è sempre più incerto. Notte fonda in rosa… e in rosso. L'argento invece scintilla come non mai nella notte di Singapore.

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