GP Ungheria: Ferrari, crisi di mezza stagione
Cosa portare a casa del gran premio d'Ungheria? È una domenica a due facce per la Ferrari. Il sole a picco, il caldo dell'Hungaroring, su una pista stretta come Monaco ma senza le barriere, fa scintillare le Red Bull ma oscura un po' i valori delle Rosse.
Bicchiere mezzo pieno? – Tra forma e sostanza, stavolta, c'è qualche differenza. Certo, alla fine sono i risultati quelli che contano. E i risultati dicono che adesso la Ferrari è la terza forza del campionato, che per la prima volta da tredici mesi non riesce a piazzare nemmeno un pilota sul podio per due gare consecutive. Ma dicono anche che Raikkonen ha ha conquistato il suo 43° giro veloce in carriera, è il secondo all-time dietro i 77 di Michael Schumacher. Dicono che Vettel è il secondo pilota a superare i 2000 mila punti in carriera in Formula 1 dopo Lewis Hamilton. Raccontano di una Ferrari dal passo gara uguale se non migliore rispetto alle Red Bull, che però non è bastato né a Vettel per stare davanti a Ricciardo né a Raikkonen per vincere il duello con un Verstappen dalla difesa fin troppo vigorosa e in un caso, protesta la Ferrari, irregolare anche se non sanzionata.
Strategie ok in gara – Viste le condizioni di partenza, non si può dire che le strategie stavolta siano state sbagliate. Raikkonen ha fatto la differenza con un primo stint da 30 giri con le Soft nuove, Vettel è anche riuscito nell'undercut su Verstappen alla prima sosta. Qualcosa è cambiato con la seconda, che Ricciardo ha molto anticipato proprio con l'intenzione di evitare un possibile secondo sorpasso al box del tedesco che a quel punto, con le gomme meno fresche, ha fatto più fatica a trovare spazi per riuscire a guadagnare una posizione in pista.
Arrivabene: morale alto – Arrivabene, dopo il mea culpa per l'errore in qualifica che ha costretto Raikkonen a inseguire dalla settima fila, ostenta ancora sicurezza e fiducia. “Io l’ho sempre detto, questa è una squadra che ha grinta, molto forte, peccato di essersi trovati con Sebastian in quella posizione, Kimi oggi ha dimostrato alla grande di aver meritato la conferma“, ha dichiarato a Sky Sport. “Questa squadra è forte e unita, il morale basso è tutta una storia che qualcuno mette in giro per far in modo che ci venga il morale basso ma noi non ci arrendiamo mai“.
Problemi – I problemi, però, ci sono. La Ferrari è una macchina nata bene, che ora va anche meglio rispetto a inizio stagione. Ma i rivali sono progrediti di più rispetto alle Rosse, che invece stanno pagando un rendimento al di sotto delle attese degli interventi anche di micro-aerodinamica che si sono succeduti nelle ultime gare. Molte le modifiche all'ala anteriore, compresa la nuova deriva oggi danneggiata da Raikkonen nel lieve tamponamento con Verstappen, accusato di avere cambiato due volte traiettoria nel tentativo (riuscito) di non perdere la quinta posizione. Col passare delle gare, la Ferrari sembra sempre più ostica da guidare per Vettel, che più volte ha pagato anche nei confronti di Raikkonen sul guro secco. I tecnici hanno concentrato gli interventi sull'ala anteriore, che ha cambiato volto praticamente in ogni gara dal GP di Sochi, ma senza un effettivo successo in pista. Quel che ci si può augurare a questo punto è un lavoro d'anticipo sulla vettura del 2017 per nonn arrivare impreparati a una rivoluzione tecnica che potrebbe sparigliare destini e fortune. E magari una presa di posizione della scuderia, forte del suo status di unico team sempre in Formula 1, per intervenire sui regolamenti.
Più chiarezza – Troppe le rigidità e le zone grigie messe in evidenza dal gran premio condizionato dal diluvio nella prima parte delle qualifiche. Al di là delle gomme full wet, criticate anche dai piloti Ferrari, che prenderanno parte ai test Pirelli per sviluppare le mescole dell'anno prossimo, le questioni da risolvere sono parecchie. Serve più chiarezza su cosa fare in regime di bandiere gialle: rallentare solo di un decimo, come Rosberg nel giro che gli ha dato la pole, può bastare? Serve una maggiore flessibilità dal punto di vista tecnico, e non una linea della fermezza che per certi versi ricorda le motivazioni dei governanti d'Europa nel difendere un'applicazione burocratica del limite de 3% previsto dai parametri di Maastricht. È difficile, innfatti, capire perché le monoposto adattate per la pioggia al sabato, con un fondo più alto e sospensioni più morbide. Dal 2003, da quando è stato introdotto il parco chiuso, le monoposto devono affrontare le qualifiche e la gara nelle stesse condizioni di assetto. Adesso, però in caso di condizioni variabili, con qualifiche sull'asciutto e gare con la pioggia e viceversa, il provvedimento rivela parecchie controindicazioni. Perché una macchina che ha corso le qualifiche col sole non può iniziare la gara sul bagnato, e si arriva all'aborto delle partenze con la safety car. E una macchina pensata al sabato per la pioggia deve funzionare in condizioni e con gomme diverse se la domenica torna il sole, come oggi a Budapest. Basterebbe poco a risolvere la questione, basterebbe permettere di cambiare l'altezza delle monoposto tra qualifiche e gara in caso di pioggia.
Vettel, via limiti sui team radio – Whiting, però, sembra aver irrigidito le sue posizioni dopo la morte di Jules Bianchi. Una rigidità che si estende anche ai team radio, che Vettel vorrebbe di nuovo liberi e senza restrizioni come qualche anno fa. Punire Button, come Rosberg a Silverstone, per aver ricevuto un'informazione su un guasto, sfiora l'irrazionalità. La Formula 1 che mette la sicurezza anche davanti allo spettacolo finisce per vietare proprio le comunicazioni che con la sicurezza hanno a che fare. La Ferrari e lo Strategy Group hanno modi e tempi per far valere una posizione più chiara.