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Graziano Rossi: “Non pensavo che Valentino avesse in mente un Ranch”

Il papà del nove volte iridato: “Quando comprai il terreno non sapevo che avrebbe creato uno spazio del genere”. Il pesarese: “L’idea iniziale era un’altra, ma sentendo parlare dei ranch americani di Kenny Roberts e Kevin Schwantz, alla fine è arrivato qualcosa di speciale”.
A cura di Valeria Aiello
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Appena fuori Tavullia, sulle verdi colline marchigiane, c’è un circuito speciale, il Ranch di Valentino Rossi, che nei quasi quattro anni di attività è diventato qualcosa di più che un tracciato dove allenarsi e sfogare l’adrenalina: è un posto dove condividere l’amore per le moto, dove stare insieme e combinare l’ossessione per le due ruote con l’amicizia, il cibo, il divertimento, le risate. Una sorta di salotto del motociclismo dove il ‘dottore’ fa mangiare polvere ad amici, colleghi, ai ragazzi della Vr46 Riders Academy che si allenano con lui, a leggende del motociclismo e tanti piloti del Motomondiale che nei fine settimana sui circuiti del calendario fanno a gara per organizzare una sfida sullo sterrato del pesarese. Anche Marc Marquez con il fratello, furono suoi ospiti, prima che il fattaccio di Sepang raffreddasse i loro rapporti.

Valentino Rossi al Ranch di Tavullia / Monster Energy
Valentino Rossi al Ranch di Tavullia / Monster Energy

“Tanti piloti sono venuti qui, anche Kevin Schwantz che era il mio eroe, tanti piloti americani, tanti piloti della MotoGp, Moto2 e Moto3” racconta Valentino nella terza delle cinque puntate della web serie “Valentino Rossi: The Doctor” pubblicata sul canale ufficiale YouTube del colosso dell’energy drink Monster Energy. “A me sta bene e un sacco di persone e piloti sono curiosissimi perché è il mio tracciato, e tante volte nel paddock durante i weekend mi dicono ‘Voglio venire al Ranch, organizziamo dai!’ penso che molta altra gente voglia venire al Ranch”.

Ad acquistare la proprietà fu Graziano Rossi.

Ho comprato il terreno perché ho pensato, fra me e me, ‘Chissà se un giorno a Valentino dovesse venire in mente di creare uno spazio suo come quelli ad esempio vanno di moda in America, come il ranch di Kenny Roberts di cui sentivamo parlare – ammette il papà del nove volte iridato.

Però io non sapevo che a Valentino sarebbe venuto in mente di fare una cosa del genere – spiega.

L’ispirazione per un circuito che potesse per sostituire la mitica “Cava” dove Rossi andava ad allenarsi arrivò successivamente.

L’idea iniziale era quella di creare un tracciato per il drifting – spiega Valentino – In seguito abbiamo deciso si crearne uno per le moto.

Ci allenavamo alla Cava e abbiamo cercato di ricostruire un feeling più o meno simile sulla moto per cercare di imparare l’abilità nei traversi, e alla fine è arrivato il Ranch che è un tracciato molto particolare, è qualcosa di speciale

Ci siamo concentrati parecchio sul tracciato, sull’avere qualcosa di spazioso e veloce, di interessante insomma e per il resto cerchiamo di conservare l’autenticità di questo posto. Il casolare è molto antico, quindi cerchiamo sì di modificare, migliorare, ma facendolo rimanere più o meno uguale.

Determinante è stata la curiosità per i dirt track americani e l’influenza di una generazione intera che ha dominato i Gp dagli anni ‘70 fino alla metà degli anni ‘90.

Lo stile del Ranch è un po’ americano, perché siamo cresciuti sentendo parlare del Ranch di Kenny Roberts, del ranch di Kevin Schwantz che sono molto in stile americano.

Ora il flat track è molto famoso. Non tutti ma molti piloti fanno flat track perché permette di migliorare le abilità nel lasciare scorrere e controllare la moto sia al posteriore che all’anteriore”.

E poi, non è pericoloso. Certo, è sempre un po’ pericoloso perché quando si va in moto è pericoloso, ma rispetto al motocross e supermotard, lo è molto meno. Quindi per noi è molto importante, perché dobbiamo allenarci, ma non possiamo rischiare troppo”.

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