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In F1 al volante con papà

Max Verstappen, ingaggiato dalla Toro Rosso, sarà il dodicesimo figlio d’arte in F1. Graham e Damon Hill gli unici ad essere anche campioni del mondo.
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Perché (un figlio) si azzarda a sfidare il destino”, scrive Charles Jennings nel suo libro Burning Rubber sulla storia della Formula 1, “nella forma di un padre celebre, le cui glorie passate avrà pochissime possibilità di uguagliare, e ancor meno di superare. Eppure, continuano a provarci. Il bruciante bisogno edipico di sconfiggere il padre deve essere più forte di quanto si creda”. Dall'anno prossimo, ci sarà un altro figlio pronto a sfidare il destino: Max Verstappen, figlio di Jos, sarà il più giovane di sempre a debuttare in F1, al volante della Toro Rosso. Sarà il dodicesimo figlio d'arte a seguire le orme del padre in F1: ad aprire la strada Hans-Joachim Stuck, nel 1974. E' un elenco nobile: tra i campioni del mondo cinque padri e due figli. Graham e Damon Hill sono l'unica coppia di padre e figlio entrambi campioni del mondo. Jacques Villeneuve resta l'unico figlio capace di far meglio del genitore e conquistare un campionato del mondo.

Ma potrebbe essere raggiunto a fine campionato dal dominatore della stagione, Nico Rosberg, che quest'anno ha scelto di correre con il numero di papà Keke, il 6. In Cina, nel 2012, ha vinto il suo primo GP, a trent'anni esatti dal primo successo di Keke, nel GP di Svizzera, che però si correva a Digione. Ha trionfato al suo 111mo GP in Formula 1: solo Button (113), Jarno Trulli (117), Rubens Barrichello (124) e Mark Webber (131) hanno atteso di più prima di salire sul gradino più alto del podio. I ricorsi generazionali sono continuati anche l'anno successivo. La seconda vittoria di Nico è infatti arrivata a Montecarlo, nel 2013. E dove pensate che Keke, re dei circuiti cittadini, abbia vinto il suo secondo GP, nel 1983?

La leggenda degli Hill – Oltre ai Rosberg, sono solo due le coppie padre-figlio capaci di vincere almeno un GP in Formula 1. Damon Hill (22 GP vinti in carriera) è circondato da motori e piloti sin dal primo vagito, e con papà Graham due volte campione del mondo (1962 e 1968), sembra inevitabile che ne segua le orme. Lo farà, ma questa non è la storia di un padre di successo che spinge il figlio. “Mr.Monaco”, questo il soprannome che Graham si è meritato avendo vinto 5 volte a Montecarlo su un totale di 15 successi in carriera, muore in un incidente aereo, in un giorno di pioggia sui cieli di Londra, quando Damon ha 15 anni. Farà il corriere per aiutare la famiglia, chiederà un prestito di 100 mila sterline per comprarsi la prima macchina, a 23, e debutterà in Formula 1, senza brillare, con la Brabham, altra dinastia familiare, altro segno del destino. La sua, di strada, è segnata. Nel 1993 passa alla Williams. Vince la sua prima gara in Ungheria, mantenendo il primo posto dal primo all'ultimo giro. Ci prende gusto, e arriva davanti a tutti sotto la bandiera a scacchi anche a Spa, dove supera ai box il futuro campione del mondo Prost, e a Monza. Non gli bastano per chiudere secondo nel Mondiale piloti, ma portano la Williams al titolo costruttori. Nel '94 perde il titolo in Australia dopo il controverso incidente con Schumacher. Ma nel 1996 non lo ferma nessuno. Parte in prima fila in tutte le 16 gare della stagione e vince il titolo. La Williams, però, non lo conferma e gli preferisce Frentzen. Hill lascia con il secondo premio di Personalità dell'Anno BBC, come il secondo pilota più vincente nella storia della scuderia con 21 GP all'attivo, dietro Mansell. Gli Hill sono l'unica coppia padre-figlio campioni del mondo.

Jacques e Gilles – Anche Gilles Villeneuve non può assistere al trionfo mondiale del figlio Jacques, campione del mondo 1997. Il titolo si decide a Jerez, al GP d'Europa. Jacques parte in pole, ma scatta male e Schumacher lo passa. Dopo il primo pit stop, Villeneuve inizia una strepitosa rimonta e al 47mo giro tenta l'attacco. Schumacher, sorpreso, prova invano a buttarlo fuori pista, ma finisce per avere la peggio. Villeneuve chiude terzo la gara e vince il Mondiale con 7 vittorie, 10 pole e 81 punti complessivi. Fa anche meglio del padre in Formula 1, ma Gilles resta un idolo per i ferraristi e non solo, anche se il suo palmares recita un secondo posto nel Mondiale 1979 dietro al compagno Jody Sheckter, 6 vittorie, 2 pole position, 8 migliori giri e 13 podi. Indimenticabili il GP di Spagna del 1981, in cui resta in testa dal 14mo giro fino al termine tenendo testa a quattro inseguitori racchiusi in un secondo e mezzo, e soprattutto il duello con René Arnoux durante il GP di Francia 1979, a Digione. Non lottavano per la vittoria, ma il loro duello elettrizzante ha entusiasmato il pubblico più della corsa per il successo finale.

Più' di un figlio d'arte – Quest'anno sono due i figli d'arte in pista. Oltre a Rosberg, infatti, in McLaren spicca Kevin Magnussen, che chiamare “figlio d'arte” sarebbe riduttivo. Papà Jan avrebbe potuto diventare un grande pilota, per Jackie Stewart era il più grande talento dopo Senna. Ma ha sprecato le sue occasioni, in McLaren e alla Stewart, e a 25 anni la sua carriera era già finita. E nel suo palmares restano il titolo britannico di F3, un secondo posto nella serie Turismo ITC, un quarto alla 24 Ore di Le Mans, e il sesto al GP del Canada 1998, il suo miglior piazzamento in F1. A 19 anni era già padre di Kevin, che ha respirato subito l'aria dei paddock e delle piste. E non si è più fermato. Dovesse rimanere alla McLaren, ritroveremmo l'anno prossimo tre figli d'arte in pista come non accadeva dal 2009, quando Rosberg duellava con Nakajima e Nelsinho Piquet, che ha certo sfidato il destino senza riuscire nemmeno ad avvicinare la gloria del padre.

Troppo "inho" – “Non sbaglia quasi mai, è sempre veloce, sempre in forma” diceva Niki Lauda di Nelson Senior. Figlio di un importante politico, Ministro della Salute nel governo di Joao Goulart (1961-1964), Piquet è uno dei soli nove piloti ad aver conquistato almeno tre mondiali in Formula 1, e il primo ad esserci riuscito con un motore turbo (sulla Brabham BMW nel 1983). Il suo carattere spigoloso e le sue uscite velenose contro gli avversari, soprattutto quelli che andavano più forte (chiamava Senna “il tassista di Sao Paulo”), gli hanno attirato più di qualche antipatia. La Formula 1 però lo ha reso ricchissimo: nel solo 1988 riusciva a guadagnare 6.5 milioni di dollari a stagione. Spenderà quei soldi, e il prestigio del suo nome, per spingere in Formula 1 il figlio Nelson junior, che però avrà una carriera breve, grigia, e con un pessimo finale. Licenziato dalla Renault, porta in tribunale il suo ex team che gli avrebbe ordinato, nel GP di Singapore del 2008, di avere un incidente alla curva 17 per consentire l'ingresso della Safety Car e permettere al compagno di squadra Alonso di recuperare posizioni. Il “crashgate” si conclude con la squalifica di due anni alla scuderia, sospesa con la condizionale, e con la radiazione a Flavio Briatore, allora team manager, poi annullata dal tribunale per le grandi istanze di Parigi. Il 7 dicembre 2010 la Renault ha pagato un sostanzioso risarcimento a Nelsinho, che dal 2012 corre in Formula Nascar.

Gloria giapponese –  Kazuki Nakajima, compagno di squadra di Nico Rosberg alla Williams, è arrivato in F1 nel 2007. Suo padre, Satoru, è considerato uno dei padri fondatori della F1 in Giappone: ha debuttato a 34 anni ma ha comunque completato 80 GP con 10 piazzamenti tra i primi sei, senza mai salire sul podio. Kazuki ha lasciato la F1, ma per papà Satoru c'è un altro Nakajima pronto a mantenere il nome di famiglia. Il 21enne Daisuke, infatti, per Satoru è il più veloce dei due figli. Il bruciante bisogno edipico in famiglia, dunque, non è ancora spento. Rapidi e presto dimenticati i passaggi in F1 di Manfred Winkelhock (quinto in Brasile nel 1982), già protagonista di uno spettacolare incidente al Nurburgring in F2 nel 1980, ucciso durante la 1000 km di Mosport del 1985, e del figlio Manfred, una sola gara, al Nurburgring, durata 15 giri.

Brabham, più di un team – Ad accomunare le dinastie degli Hill e dei Piquet, il nome storico, il fascino “vintage” della Brabham. Jack ha fondato la scuderia nel 1963, e con l'auto che porta il suo nome vince il suo terzo, e ultimo, titolo mondiale tre anni dopo. Sarà capace di vincere l'ultimo GP a 44 anni, nel 1970. Dimenticabili le esperienze dei figli in F1. Due GP in Life per Gary, due stagioni per il fratello minore David, la prima sulla Brabham, che del padre però aveva solo il nome, perché Jack l'aveva venduta anni prima. Forse, però, il talento può aver saltato una generazione. Matthew Brabham, figlio del primogenito di Jack, Geoff, sta correndo nella Formula Ford australiana.

Pilota Anni in F1 GP Vittorie Podi Pole Punti Titoli
Hans von Stuck 1951-53 3 0 0 0 0 0
Hans-Joachim Stuck 1974-79 74 0 2 0 29 0
Jack Brabham 1955-70 126 14 31 13 261 3
David Brabham 1990-94 24 0 0 0 0 0
Graham Hill 1958-75 176 14 36 13 289 2
Damon Hill 1992-99 115 22 42 20 360 1
Wilson Fittipaldi 1972-75 35 0 0 0 3 0
Christian Fittipaldi 1992-94 40 0 0 0 12 0
Mario Andretti 1968-82 128 12 19 18 180 1
Michael Andretti 1993 13 0 1 0 7 0
Gilles Villeneuve 1977-82 67 6 13 2 107 0
Jacques Villeneuve 1996-06 163 11 23 13 235 1
Keke Rosberg 1978-86 114 5 17 5 159.5 1
Nico Rosberg* 2006-14 158 7 20 10 772.5 0
Satoru Nakajima 1987-91 74 0 0 0 16 0
Kazuki Nakajima 2007-09 36 0 0 0 9 0
Manfred Winkelhock 1980-85 47 0 0 0 2 0
Markus Winkelhock 2007 1 0 0 0 0 0
Nelson Piquet 1978-91 204 23 60 24 485.5 3
Nelsinho Piquet 2008-09 28 0 1 0 19 0
Jan Magnussen 1995-98 24 0 0 0 1 0
Kevin Magnussen* 2014 11 0 1 0 37 0
Jos Verstappen 1994-03 106 0 2 0 17 0
Max Verstappen

Fuori serie: Ascari e Andretti – La breve storia delle famiglie al volante, allargando lo sguardo anche all'era pre-Mondiale o a campioni di discipline diverse dalla F1, non può che risalire a Antonio e Alberto Ascari. Morti entrambi al volante, il padre mentre era in testa al GP di Francia nel 1924, il figlio (11 vittorie in 17 gare tra il 1952 e il 1953) durante i test a Monza. Entrambi superstiziosi, entrambi hanno perso la vita a 36 anni, su una curva veloce a sinistra, e lasciato una moglie e due figli. All'epoca pionieristica appartiene anche Hans Stuck, pittoresco pilota degli anni '20 capace di vincere una gara correndo all'indietro. Nel 1926 il Conte Szichy, noto playboy, ha scommesso con lui che la sua Bugatti sarebbe andata più forte della Austro-Daimler di Stuck, che accetta a patto che il premio fosse la moglie del conte. Ovviamente, Stuck ha vinto la scommessa, e la nuova coppia ha vissuto felice e contenta fino alla morte di lei, nel 1931. Il figlio Hans-Joachim ha vissuto sei stagioni piuttosto incolori in F1, accese solo da un paio di terzi posti nel 1977. L'anno successivo, Mario Andretti, figlio di immigrati italiani diventato leggenda nelle corse Usa, a 38 anni vince il titolo mondiale in F1 e poi ritorna dall'altra parte dell'oceano. Il figlio Michael avrà una breve parentesi in McLaren, abbandonata dopo una serie di cattivi risultati e le accuse alla squadra di averlo sabotato per poterlo sostituire con il più economico Mika Hakkinen.

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