Jules Bianchi, l’inchiesta sull’incidente e gli impuniti
La scomparsa di Jules Bianchi porta una grande tristezza in tutti gli amanti del motorsport. Il talentuoso pilota francese ha lottato per 286 giorni come un leone da quell'incidente del 5 ottobre a Suzuka ma non ce l'ha fatta. Quello che è successo sulla pista giapponese fu un misto terrificante di sfortuna, incapacità organizzativa e follia regolamentare che lascia aperte ancora molte discussioni. Secondo quanto sostenuto dalla FIA nel documento articolato in 11 punti redatto dall'Accident Panel nel dicembre del 2014 è stato il pilota francese a commettere l'errore e a scrivere il suo destino. Ci sono però delle cose che non bisogna dimenticare che l’inchiesta della Federazione Internazionale dell'Automobile ha provato a cancellare o far cadere nel dimenticatoio: il primo punto riguarda la questione orario/tempo e la scelta di far partire la gara nell’orario prestabilito pur sapendo che sarebbe arrivato il diluvio. La seconda scelta sbagliata fu quella di far proseguire la gara quando la pioggia ritornò con la conseguente diminuzione della visibilità che è testimoniata dalle urla di Felipe Massa nella sua radio. Una domanda che non ha mai trovato risposta è perchè con la macchina di Sutil fuori pista e la gru che si adoperava per spostarla non è stato subito segnalato il regime di Safety Car.
Jules Bianchi secondo i dati non avrebbe rallentato in quella porzione di tracciato ma la sua colpa non cancella quelle di altri. Una situazione frutto di tante leggerezze, troppe. Non è il giorno più giusto per ritirare fuori la questione ma non si può non ricordare lo sgradevole rimbalzo di responsabilità che ha preso forma poche ore dopo l'accaduto. A 21 anni di distanza da Imola si torna a parlare di morti in pista e la rabbia è sempre la stessa.