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La Ferrari nella proprietà della F1?

Il 13 ottobre Montezemolo lascerà a Marchionne non solo la presidenza della Ferrari. Al Cavallino va anche l’opzione per acquisire lo 0,25% della Delta Topco, la compagnia che possiede la Formula 1. Sarebbe la prima scuderia nella storia a entrare così nel circus.
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La Ferrari potrebbe diventare la prima squadra nella storia a detenere una quota di partecipazione nella Formula 1. Il 13 ottobre, infatti, Luca Cordero di Montezemolo lascerà non solo la carica di presidente della Ferrari, ma anche il suo posto di direttore non esecutivo e un'opzione dello 0,25% della Delta Topco, la compagnia che possiede la Formula 1 Management. Montezemolo ha acquisito l'opzione, che vale 25 milioni di dollari, nel 2012 quando la F1 puntava all'ingresso in Borsa a Singapore attraverso un'offerta iniziale di acquisto per una capitalizzazione da 10 miliardi di dollari. Ma la crisi finanziaria globale e le vicende giudiziarie di Bernie Ecclestone hanno rimandato l'operazione. Con la conclusione del processo, la capitalizzazione sembra più vicina, e potrebbe avvenire in due modi: o con la presentazione dell'offerta iniziale di acquisto rinviata due anni fa o con la cessione di una parte delle azioni della CVC Capital Partners, azionista di maggioranza nella Delta Topco, che ha acquistato la compagnia nel 2006 e in otto anni ha ricavato dall'investimento 8,2 miliardi di dollari. Se l'operazione dovesse andare in porto, sottolineano fonti vicine al Cavallino al Telegraph, “è la Ferrari, non Montezemolo, a detenere il diritto di esercizio” sull'opzione.

Status privilegiato – Già adesso la Ferrari è la squadra che ricava di più dal Patto della Concordia, perché oltre a essere parte dell'elite dello Strategy Group è anche l'unica scuderia sempre presente nel Mondiale dal 1950, uno status privilegiato che frutta 100 milioni di dollari l'anno. Considerato che, dal 2006 ad oggi, le scuderie hanno ricevuto, nel complesso, 3,7 miliardi di dollari e che negli ultimi cinque anni i proventi della F1 sono saliti del 31,7%, come scrive Forbes, Marchionne, la Ferrari e la FCA hanno tutto l'interesse a esercitare il proprio diritto e a entrare nella proprietà della F1.

Il management della F1 – La Delta Topco, che ha sede nell'isola di Jersey, possiede fino al 2110 la licenza per le corse, e assegna il diritto a organizzare i gran premi e a trasmetterli in televisione. Ha quattro principali fonti di ricavi: le sponsorizzazioni sulle piste e della F1 nel suo complesso (come gli accordi con DHL e Rolex, partner ufficiali della F1) pesano per il 15%. La corporate hospitality e le due F1 junior series portano un altro 20%, ma il grosso, il restante 65%, arriva dai diritti tv (32%) e dalle tariffe che gli organizzatori dei GP pagano per far parte del Mondiale che, sempre secondo le cifre pubblicate da Forbes, hanno raggiunto la somma di 512 milioni di dollari, quasi il doppio di cinque anni fa (304 milioni). La CVC è ancora l'azionista di maggioranza, ma dal 2012 ha iniziato a ridurre la sua partecipazione. Nel gennaio 2012 la compagnia di servizi finanziari Waddell & Reed hanno versato 1,1 miliardi di dollari per acquisire il 13,9% , una cifra che si è andata a sommare ai quasi 421 milioni di dividendi ricavati a maggio. Un mese dopo la Black Rock, società americana di gestione del risparmio, ha acquisito il 2,94% per 1996 milioni e Norges, la divisione investimenti della banca centrale norvegese, è entrata con il 4,5% per 400 milioni. Successivamente, nel giugno 2012 Waddell & Reed ha acquisito un ulteriore 7% ed è ora il secondo maggior azionista della Delta Topco con il 20,9%. Seguono Lehman Brothers con il 12.3% e il fondo Bambino, della famiglia Ecclestone, con l'8.5%.

Squadre proprietarie? Ma anche no – Già ad aprile, Bloomberg rivelava come le squadre di proprietà del gruppo Daimler, della Ferrari e della Red Bull avessero avviato dei colloqui per programmare l'acquisto di quote della Formula 1, ma non è successo nulla. “Se ne continua a parlare, lo dicono in tanti che le scuderie vogliono comprarsi un pezzo della F1” commentava ironicamente Bernie Ecclestone allora. “Ma se non hanno nemmeno i soldi per gestire le squadre: è una possibilità che non esiste”. La Ferrari, invece, potrebbe aprire una strada. E che succederà, allora, quando il Cavallino andrà a discutere i nuovi regolamenti? Quanto peseranno, a quel punto, le ragioni del business e dell'industria? Tu chiamalo, se vuoi, un piccolo conflitto di interessi.

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