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La Vespa è un’opera d’arte, il Tribunale vieta la copia

A stabilirlo è una sentenza con la quale il Tribunale di Torino ha dato ragione alla Piaggio riconoscendo lo scooter simbolo del made in Italy come “opera di disegno industriale”.
A cura di Matteo Vana
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Un'opera d'arte da non copiare, questo è la Vespa per tutti gli appassionati del marchio. Un pezzo di storia d'Italia, il veicolo che rappresenta forse più di ogni altro la tradizione del made in Italy: impossibile da replicare e da adesso anche vietato. A stabilirlo è una sentenza del Tribunale di Torino che, per la prima volta, riconosce il mitico modello Piaggio come "opera di disegno industriale".

Vespa color range.
Vespa color range.

La Piaggio vince la battaglia contro i cinesi

La sentenza giunge a conclusione di una vicenda iniziata nel 2013, quando in coincidenza con il Salone Eicma di Milano, la Guardia di Finanza sequestrò 11 scooter esposti (di 7 espositori differenti) le cui forme costituivano un'imitazione di Vespa. Una delle società coinvolte nel sequestro, la cinese Taizhou Zhongneng, ha citato a sua volta Piaggio davanti al Tribunale di Torino richiedendo l'annullamento del marchio costituito dalla forma tridimensionale dello scooter, nonché una pronuncia che escludesse la configurabilità della contraffazione del marchio stesso rispetto allo scooter "Ves" sequestrato all'Eicma, ma la sentenza ha rigettato le richieste e messo fine alla questione.

I giudici, infatti, hanno stabilito che la Vespa, in tutte le sue declinazioni stilistiche, dal 1948 a oggi, è sempre tutelata dalla legge sul diritto d'autore. Da ora l'oggetto simbolo della rinascita italiana, comparsa in film, pubblicità e cartelloni non potrà essere più copiato in quanto la sua forma è stata riconosciuta come unica e perciò da tutelare. Una vittoria, quella della Vespa, scontata ma che rappresenta un passo in avanti verso la tutela di uno dei simboli della storia motoristica d'Italia. Il mercato italiano è salvo anche se la sentenza lascia aperte le porte a quello cinese in quanto stabilisce che i cloni non potranno essere venduti nel nostro paese senza porre vincolo alla diffusione in altri tipi di mercato potenzialmente sterminati come, appunto, quello cinese.

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