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Lorenzo e Dovizioso come Doohan e Criville, Marquez ringrazia

Lorenzo abbatte Pedrosa e carambola su Dovizioso. Marquez vola verso le 37 vittorie in carriera nella classe regina come Mike ‘The Bike’ Hailwood. Sul podio anche Iannone. Rossi non perde l’orgoglio del campione.
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Il moto-scontro alla curva sei segna l'inizio della fine. Mancano otto giri alla fine e la gara si decide qui. L'errore di Dovizioso tenta l'attacco su Lorenzo e va largo, lo spagnolo incrocia e stringe verso il punto di corda ma non si accorcia che all'interno sta arrivando Pedrosa. La carambola fa inevitabilmente rimbalzare lo spagnolo verso l'esterno, verso Dovizioso e lo strike amarissimo è completo. E tornano alla mente i duelli che hanno rovinato gare e campionati a Jerez, come lo scontro all'ultima curva nel 1996 fra Doohan e Criville lanciati verso il titolo mondiale.Marquez, bravo e fortunato, può perdere solo lui. La 37ma vittoria in classe regina, eguagliato il leggendario Mike ‘The Bike' Hailwood, non gliela toglie nessuno.

Dovizioso, finale amaro

Il "due" con le dita incerottate di Dovizioso racconta come un'epifania l'amarezza di chi sentiva di averne di più anche del compagno di squadra. Di chi sente frustrato, forse un po' defraudato per colpe anche non sue. Certo, si è buttato dentro in frenata con una foga anche eccessiva, che non a caso lo proietta fuori traiettoria.

Ma, ecco il senso di quelle dita alzate e non in segno di vittoria, già un paio di volte in gara aveva dimostrato di averne di più di Lorenzo. Lo spagnolo, di norma pilota corretto, avrebbe potuto far gioco di squadra e non incrociare in un punto delicato. E in ogni caso, questo sì, avrebbe potuto intuire che con i due Ducati larghi, Pedrosa, dieci volte a podio nelle ultime 11 edizioni, partito con la dura al posteriore, avrebbe tentato il sorpasso al punto di corda. Ma questa non si può considerare una scorrettezza, non va a cercare il contatto. Cerca di marcare il territorio di fronte a un compagno di squadra più veloce, che sta ottenendo sulla stessa moto risultati migliori.

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I progressi continui di Iannone

Il ritmo regolare, l'andamento senza squilli e senza errori di Iannone lo spingono fino al podio. Erano dieci anni, dai tempi di Chris Vermulen eLoris Capirossi, che Suzuki non portava almeno un pilota sul podio per tre volte di fila.

Il talento e la fortuna si combinano, ma la sua è una gara decisa, senza squilli ma senza nemmeno un errore. Una gara che non smentisce l'immagine della Suzuki come la moto cresciuta di più rispetto all'anno scorso e il pilota di Vasto sembra essere concorde: "Sono d'accordo, però penso che sia un'insieme di cose. A livello di messa a punto abbiamo fatto tanta strada, abbiamo mosso pochissimo durante l'inverno e questa strategia direi che sta pagando. Più avanti poi dovrebbero arrivare delle cose interessanti".

Iannone finisce per guidare all'arrivo un trio azzurro, davanti a Petrucci e Rossi che l'orgoglio del campione ce lo mette sempre e al penultimo giro sfodera un passaggio da 1.39.7 dopo aver faticato a star sotto l'1.40 per tutta la gara. Nemmeno il cambio di bilanciamento della moto in qualifica riusciva a far viaggiare diversamente la M1, che va in crisi con le gomme quando si eleva la temperatura. Il Dottore ha provato anche le dure, ha spiegato dopo le qualifiche, ma la moto scivolava anche di più e finiva per perdere ulteriormente grip. Tuttavia il Dottore, si sa, è animale da competizione, una specie da proteggere.

Lo stile vintage di Lorenzo

Prima della caduta, Lorenzo, che invece sceglie la soft dietro e non vince da 539 giorni, dall'ultima in Yamaha a Valencia, ha dettato il ritmo nei primi giri. Il lavoro in Ducati gli ha permesso di gestire una moto più stabile e meno nervosa, veloce in qualifica e dal passo incoraggiante in gara. Col nuovo telaio, ha detto, "riesco a guidarla meglio, con più facilità, riesco a esprimere meglio il mio potenziale. Se la moto mi piace mi sento uno dei piloti più forti". La carena con le ali, ha spiegato Dovizioso, consente una frenata più aggressiva e favorisce l'inserimento in curva alla luce del maggior carico garantito dalle appendici aerodinamiche.

Lorenzo frena forte, poi spigola molto. Guida la Ducati come la Yamaha negli anni precedenti a Jerez, ha lo stile che ci si può aspettare da lui con una moto che lo agevola e che gli piace. Dovizioso, partito con le dure dietro, rimane sornione in controllo con un paio di decimi di ritmo da poter limare nella seconda parte di gara.

Dominio Marquez

La risalita di Marquez, bel sorpasso su Pedrosa alla curva Criville, lo porta in scia di Lorenzo ma in controllo. Gira sul piede dell'1.39 alto, ma con un potenziale da 1.38 alto. Abituale la strategia dello spagnolo della Honda, che rispetto ai piloti Yamaha e Ducati esce con molta più trazione alla curva 8. Imposta traiettorie più tonde, più pulite, mentre le Yamaha di Rossi e Vinales mancano un po' nello scatto in uscita di curva. E' il solito Marquez, sempre a podio su questo tracciato, che scoda sulla ghiaia portata in pista dalla scivolata di Luthi alla curva 12, con la moto già in piega, e ancora una volta si tiene su col ginocchio a terra a fare perno, con una forza difficile da sospettare, per chi non fosse consapevole dei suoi precedenti, in un pilota minuto. Ma è proprio l'andare oltre i limiti, il consegnare al destino una strada alternativa, a costituire il presupposto del cammino dei campioni.

Crutchlow, maledizione a Jerez

Il nuovo asfalto tradisce Crutchlow, mai a podio qui, che scivola come Rins: entrambi avevano scelto la dura all'anteriore, che evidentemente risponde meno bene se portata al limite in staccata. Caduto anche l'anno scorso in gara, dopo una qualifica thrilling con tanto di ape nella tuta, Crutchlow guarda anche al mercato piloti dopo una pole e una vittoria nelle prime quattro gare. "La Honda al momento è la moto migliore" ha detto ieri, "ho un contratto di due anni e sono felice con la Honda, ma arriva un momento nella vita in cui devi ottenere un riconoscimento per quello che hai fatto".

Riconoscimento che merita un campione-macchina come Marquez, già in fuga a 70 punti, 12 più di Zarco. Chi lo fermerà quest'anno?

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