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Lotta ai furbetti dell’auto con targa straniera, buona idea ma già esiste

Basterebbe applicare le attuali norme del Codice della Strada anziché arrovellarsi su divieti di dubbia applicazione nell’Unione europea.
A cura di Valeria Aiello
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Vietato circolare in Italia con un’auto con targa straniera: a richiamare l’attenzione sul fenomeno dei furbetti è l’emendamento al Decreto sicurezza votato al Senato che vieta, a chi risiede in Italia da oltre 60 giorni, di circolare sul territorio nazionale con veicoli con targa straniera. Una misura volta a contrastare un fenomeno sempre più diffuso nel nostro Paese dove i costi di proprietà del veicolo spingono a ricercare alternative per eludere bollo, risparmiare sull’assicurazione ed evitare sanzioni, compresi le multe di tutor e autovelox.

Buona idea ma già esiste

Una pratica evidentemente scorretta ma che, probabilmente, molti non sanno che già vietata in Italia. Secondo il comma 1 dell’art. 132 dell’attuale Codice della Strada, infatti, gli autoveicoli, i motoveicoli e i rimorchi immatricolati in uno Stato estero […] sono ammessi a circolare in Italia per la durata massima di un anno, in base al certificato di immatricolazione dello Stato di origine. Vale a dire che l’attuale legge stabilisce un termine massimo entro cui un’auto con targa straniera di proprietà di un cittadino residente in Italia può circolare sul territorio italiano, trascorso il quale è necessario provvedere alla re-immatricolazione del veicolo in Italia. Diverso è il caso in cui il proprietario di un veicolo con targa straniera non è residente in Italia, ma in un qualsiasi altro Stato membro dell’Ue: se il suo veicolo è immatricolato nello stesso Paese di residenza, la circolazione è permessa in Italia ed in tutta l’Ue senza limiti temporali. Se invece il proprietario di un veicolo con targa straniera risiede in un Paese extra-europeo, il veicolo può circolare in Italia per non più di sei mesi.

I limiti dell'attuale normativa

Come vedremo, l’applicazione di questa norma è però difficoltosa, in particolare per quanto riguarda i veicoli immatricolati in un altro Paese dell’Unione Europea. Se, infatti, per i veicoli immatricolati fuori dall’Ue è possibile accertare il periodo di permanenza del veicolo in Italia facendo riferimento al visto di ingresso apposto sul documento di circolazione durante le formalità doganali, per quelli immatricolati in un altro degli Stati membri, non esiste questa possibilità, non essendoci più controlli alle frontiere, motivo per cui è impossibile determinare con certezza la data di ingresso del veicolo in Italia. In pratica, quest’ultima, può essere ricostruita solo se l’auto con targa straniera viene fermata per un controllo di polizia o se collezionano più multe – ad esempio l’accesso quotidiano alle zone Ztl – per cui si presume che, già in quel momento, il veicolo stia circolando in Italia. Spetterà al proprietario dimostrare, eventualmente, che il veicolo sia stato ‘rimpatriato’ (Gdp Modena, sent. n. 265/2017 del 20 dicembre 2017). Per chi non procede alla reimmatricolazione con targa italiana di un veicolo straniero è prevista una sanzione che va da 84 a 335 euro. E non solo. Circolare con un’auto con targa straniera per più di un anno è considerata evasione fiscale, dunque un reato vero e proprio, la cui pena prevista, ai sensi dell’art. 640 comma 2 del Codice Penale, va da uno a cinque anni di reclusione congiunta alla multa da 309 a 1.549 euro.

E allora cosa cambia?

Se l’emendamento al Decreto sicurezza sarà approvato in via definitiva, verrà eliminato il termine temporale di un anno entro il quale i cittadini residenti in Italia sono obbligati alla reimmatricolazione del veicolo. In ogni caso, la violazione verrebbe comunque accertata solamente se il mezzo venisse fermato per un controllo di Polizia o incappasse in una multa. Non cambierebbe dunque la modalità di accertamento dell’infrazione, la principale discriminante per cui oggi gli italiani con auto con la targa straniera continuano a circolare indisturbati ben oltre i termini indicati dalla norma in vigore.

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