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Manuela Gostner, la mamma italiana che sfida Alonso alla 24 Ore di Le Mans

La bolzanina al via della gloriosa gara endurance con l’unico equipaggio tutto femminile. È la terza italiana alla 24 Ore dopo Lella Lombardi e Anna Cambiaghi.
A cura di Valeria Aiello
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Manuela Gostner con la Ferrari 488 GTE del team Kessel Racing
Manuela Gostner con la Ferrari 488 GTE del team Kessel Racing

È bolzanina, si chiama Manuela Gostner, e fa parte dell’unico equipaggio tutto femminile iscritto alla 24 Ore di Le Mans: è lei la pilota italiana, mamma di due bambine di 11 e 7 anni, al via all’ottava e ultima prova del campionato endurance 2018/19.

La mamma italiana al via della 24 Ore

Manuela si alternerà al volante di una Ferrari 488 GTE schierata dal team Kessel Racing con la svizzera Rahel Frey e la danese Michelle Gatting. Le tre donne gareggeranno in classe LMGTE Am, sfidando gli equipaggi composti da soli uomini e misurandosi anche con quello di un certo Fernando Alonso che, dopo due titoli vinti in Formula 1 con la Renault, nel 2005 e 2006, può laurearsi campione del mondo Prototipi con la Toyota Gazoo Racing. “Non siamo qua per dare un tocco rosa, come uniche donne – dice la Gostner – . L’obiettivo è essere forti. Vincere sarà difficile, però vorremmo stare nella top 10 perché il nostro punto forte è la gara” promette in un’intervista a Corriere della Sera.

Manuela Gostner è la terza italiana a partecipare alla 24 Ore dopo Lella Lombardi e Anna Cambiaghi. “Quando abbiamo saputo che eravamo state ammesse alla gara abbiamo pianto, è stato un momento magico, incredibile. Noi donne spesso ci diamo dei limiti da sole, non pensiamo di poter raggiungere grandi obiettivi. Io mi sento una donna molto dolce, ma correre con l’auto per me è una sfida”.

Chi è Manuela Gostner?

Manuela Gostner, nata nel 1984 a Bolzano ma cresciuta a a Caldaro, in Alto Adige, arriva da una famiglia di piloti. Tuttavia, la sua passione per il motorsport è nata solo da qualche anno. Nel suo passato solo pallavolo e beach volley, con discreti risultati. “Nel 2014 è scattato qualcosa – racconta – . Sono andata al Mugello a vedere le finali mondiali del Ferrari Challenge e mio fratello David si giocava il titolo. Mi divertii tantissimo e mio padre, vedendomi così entusiasta, mi chiese se volevo provare l’altra Ferrari 458 Challenge su cui si allenava lui, che aveva preso l’abitudine di seguire mio fratello. Io l’ho guardato: “Ma stai scherzando?”. E invece era serissimo. Quando sono salita per la prima volta in macchina con mio fratello, nel circuito di Cremona, ho capito cosa vuol dire portare al limite un’auto da corsa: a ogni curva credevo che saremmo morti, ma al tempo stesso ero impressionata e affascinata dall’eleganza con cui decelerava, sembrava una danza. Lì mi sono detta: se il mio fratellino più piccolo riesce a farlo, voglio riuscirci anch’io. Così ho cominciato a prendere lezioni da Giorgio Sernagiotto al quale devo tutto: mi ha insegnato ad allacciarmi le scarpe, il casco, ogni cosa”. Cinque anni dopo, Manuela corre abitualmente, e lo scorso marzo, con la sua squadra, ha conquistato il podio della 12 Ore del Golfo. E se oggi dovesse scegliere un modello, i nomi sarebbero due. “Michèle Mouton, la più forte di tutti i tempi, ed Ellen Lohr, l’unica donna ad aver vinto una gara nel Dtm tedesco”.

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