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Mercato dell’auto | Quaranta volte giù. Gruppo Fiat -11,69%

Dati ancora negativi per le immatricolazioni europee di settembre, l’ultimo mese con IVA al 21%.
A cura di Redazione Motori
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E' il quarantesimo mese che il mercato europeo dell'auto risulta in perdita. Gli ultimi dati diffusi dall'Unrae evidenziano ancora una volta una crisi da cui non si riesce ad uscire. Le 106.363 immatricolazioni di settembre 2013 sono il 2,9% in meno rispetto alle vetture dello stesso mese di un anno fa (109.543). Un calo tutto sommato contenuto, se si prende in considerazione il dato annuale: nei primi nove mesi del 2013 le immatricolazioni sono state l'8,39% in meno rispetto allo stesso periodo del 2012.

Il Gruppo Fiat subisce una evidente riduzione della quota di mercato nel confronto tra i dati di settembre 2013 e lo stesso mese del 2012. Il calo è precisamente del'11,69%. Le 33.126 immatricolazioni di un anno fa (30,22% del mercato europeo) sono infatti scese a 29.253 (27,4%). Appena un mese fa, ad agosto, andava meglio, dato che il Lingotto si attestava sul 29,65%. La perdita di mercato, secondo una nota dell'azienda, è espressione della "scelta di non accettare la battaglia sui prezzi per mantenere i valori dei marchi e sostenere la rete di vendita". In compenso Fiat continua a crescere in America grazie all'avanzata di Chrysler.

Settembre potrebbe inoltre aver beneficiato dallo status di ultimo mese con l'aliquota IVA al 21%. Qualcuno, dunque, potrebbe aver deciso di anticipare l'acquisto dell'auto per pagare un po' meno l'auto, il che potrebbe disegnare un quadro ancora più critico per le immatricolazioni dei prossimi mesi. Da ottobre, infatti, l'IVA sale al 22%, facendo salire il prezzo medio delle auto di 150 euro. Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, facendo riferimento all'instabilità politica, aggiunge un ulteriore valutazione sul futuro del mercato dell'auto in Italia: "il blocco del mercato automobilistico non ha una particolare correlazione con le tensioni politiche degli ultimi giorni. Queste però ci danneggiano perché riducono le nostre possibilità di dialogo con il Governo alla ricerca di soluzioni, ingenerando un clima di incertezza che frenerà ancora i consumatori".

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