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MotoGP: al Mugello 15 curve, 10 frenate, una sfida continua

La prima staccata è la più difficile del tracciato. I piloti possono procedere senza frenare dalla Savelli alla Scarperia. La Bucine apre al rettilineo d’arrivo: qui le traiettorie più pulite e meno rischiose pagano di più. Michelin prevede anche gomme medie posteriori con spalla destra rinforzata.
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Lo scenario delle colline toscane. Un percorso di 5.245 metri con 15 curve e continui cambi di inclinazione, e uno dei rettilinei più lunghi del Mondiale (1.141 metri). Il Mugello, considerato di difficoltà 3 per i freni su una scala da uno a cinque, racchiude sfide complesse e prevede affascinanti sviluppi per i piloti. Nelle curve in salita, i piloti rischiano di perdere trazione, in discesa di staccare troppo tardi.

La storia

L'autodromo del Mugello nasce come reazione alla pericolosità del circuito stradale dopo la morte di un bambino investito durante le prove di una gara nel 1970. Progettato dall'ingegner Gianfranco Agnoletto, costruito su un'area di circa 170 ettari nel 1972, per iniziativa dell'Automobile Club di Firenze, ha ospitato il primo gran premio motociclistico nel 1976. In quella prima edizione della classe regina vinse Barry Sheene, l'Iron Man che quell'anno avrebbe vinto il primo di due titoli mondiali consecutivi, con meno di un secondo di vantaggio su Phil Read. Dal 1991 il Mugello è rimasta la sede costante del Gran Premio d'Italia.

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Come si guida

Dopo il rettilineo d'arrivo, i piloti affrontano la San Donato, la frenata più pesante del tracciato. Dopo un leggero scollinamento, i piloti della MotoGP arrivano a 355 kmh (qualcosa di più con la scia) per entrare in curva a 90 kmh, dopo una frenata da 5,2 secondi durante i quali percorrono 288 metri. La decelerazione è brutale, 1,5 g, sopra la media del tracciato (1,15 g, come Assen e Brno). Complessivamente sono 28 i secondi in cui i piloti usano i freni, che rappresentano il 26% del tempo sul giro, la percentuale più bassa finora in stagione.

La Luco-Poggio-Secco è cieca

La prima staccata è da batticuore. Le prime volte rimane forte la tentazione di frenare presto e arrivare corti, ma i campioni, ormai adusi alla guida a spigolo, sanno dove e come aprire il gas presto. Le insidie però non finiscono con l'uscita della prima curva, perché l'impostazione della Luco-Poggio Secco è cieca, dopo un rettilineo cortissimo. La doppia curva si affronta a 110 kmh dopo due frenate da 0,8 e 0,6 G per poi entrare nel nuovo rettifilo che segna la fine del primo settore.

Il secondo settore inizia alla Materassi

Si arriva così alla Materassi, che sembra una banale esse, ma richiede una staccata violenta. In 146 metri, secondo i dati Brembo, si passa da 230 a 118 kmh con un carico massimo sulla leva di 5,9 kg, praticamente come alla Bucine. La frenata d'ingresso è ancora più brusca per poter uscire a velocità ancora più alta dalla esse. Inevitabile passare sui cordoli prima di affrontare un passaggio che toglie il fiato, il rapidissimo cambio di direzione della Casanova e della Savelli. Qui, in discesa e con la seconda curva da affrontare in contropendenza,ogni errore può essere fatale. Non si può sbagliare, bisogna lasciar scorrere la moto, assecondare la conformazione particolare della curva che inizia un lungo tratto di scorrimento.

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Senza frenare fino alla Scarperia

I piloti sfidano limiti e confini, procedono senza toccare il freno fino alla Scarperia. Dunque affrontano in accelerazione la lunga Arrabbiata 1 e l'Arrabbiata 2, più difficile, in salita e con l'uscita cieca. Far bene questo tratto, tra i più spettacolari, garantisce un gran tempo in qualifica e in gara. È uno dei tratti più spettacolari della pista, dominato da una tribuna da 1500 spettatori dedicata dal 2012 a Marco Simoncelli, che nel 2008 qui vinse la sua prima gara in 250 con la Gilera.

La Scarperia, che apre l'ennesima esse del tracciato conclusa dalla Palagio, è una staccata corta, secca in cui i piloti tendono a frenare forte subito per chiudere quanto più possibile la prima curva e uscire meglio dalla seconda. Le moto vi arrivano a meno di 240 km/h e frenano per meno di 4 secondi ma il carico sulla leva è sempre di 5,5 kg.

I piloti arrivano così alla frenata del Correntaio, in leggera discesa. È un tornante a destra, che da sempre è uno dei punti più graditi a Valentino Rossi, che al Mugello non vince dal 2008 e aspetta ancora un trionfo Yamaha dall'ultimo suo successo a Assen l'anno scorso. Qui si frena lunghi per far correre di più la moto all'ingresso della curva.

È importante rispettare la traiettoria in uscita. I piloti devono chiudere molto la curva per impostare al meglio le Biondetti, che segnano l'inizio dell'ultimo settore.

La Bucine poi via fino all'arrivo

La parte finale è di fatto costituita dall'ultimo backstraight e dal rettilineo d'arrivo, uniti dalla Bucine, l'ultimo tornante, che si affronta in discesa. Si spiegano così i 204 metri della frenata per affrontare una curva in cui le MotoGP passano da 265 a 108 kmh in 4,2 secondi con una decelerazione massima che tocca gli 1,5 g. Qui i piloti possono scegliere più di una traiettoria, ma guai a sbagliarla se si arriva in lotta perché poi si finisce inevitabilmente per perdere almeno una posizione sul lungo rettilineo finale.

Le traiettorie sono chiaramente il frutto della velocità con cui si affronta la curva. Chi guiderà più pulito, con meno rischi, uscirà più veloce.

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Una pista dura per le gomme

Cambi di direzione, salti di pendenza e forti staccate rendono il Mugello una pista impegnativa per le gomme. Michelin porta mescole morbide, medie e dure tanto davanti quanto per le posteriori. Tutte le anteriori saranno simmetriche mentre al posteriore è prevista anche una media asimmetrica con con spalla destra rinforzata.

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