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Monza, sequestrati 3 milioni di euro ai gestori dell’Autodromo

False fatturazioni, peculato e corruzione nell’ambito della maxi inchiesta sui presunti illeciti nella gestione dell’Autodromo.
A cura di Valeria Aiello
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Non è davvero un buon momento per l’Autodromo di Monza. Dopo le parole di Bernie Ecclestone e il rischio di un mancato rinnovo con il circus della F1 dal 2017, un’altra vicenda non strettamente legata a mondo dello sport investe il circuito. Tre milioni di euro sono stati sequestrati dalla GdF di Monza agli ex vertici Sias, ente gestore dell’autodromo, Enrico Ferrari e Claudio Viganò, nell’ambito della maxi inchiesta sui presunti illeciti nella gestione dell’Autodromo di Monza. L’inchiesta coordinata dai Procura brianzola accusa le parti di false fatturazioni “con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, in tempi diversi, in concorso tra loro” e di aver evaso circa 2 milioni di euro mentre di 1 milione di euro sarebbe, secondo il Pm Walter Mapelli, il profitto derivante dal reato di peculato, in capo a Enrico Ferrari.

Un sommerso di incassi al nero

Contratti non trasparenti, prezzi fuori listino e presunte fatturazioni inesistenti avviate all’ombra di una società inglese: questo è quanto emerso dalle indagini svolte a partite dall’esposto di Paolo Guaitamacchi, ex Presidente della Sias che subentrò a Viganò nel 2012. Dalla ricostruzione delle dinamiche gestionali del circuito gli inquirenti sono venuti a capo di una falsa fatturazione gestita attraverso la creazione di una società in Inghilterra e di affitti di pista a prezzi difformi da quelli indicati in listino e sempre pagati in contanti. Il sequestro di contanti, titoli, fondi e beni, è stato autorizzato dal Gip del Tribunale di Monza.

Le testimonianze e la valigetta piena di soldi

I sospetti legati al ritrovamento di una valigetta piena di documenti e con 105mila euro abbandonata per strada nei pressi del centro storico di Monza e consegnata alla Polizia da un passante si infittiscono. Restituita al proprietario, la valigetta apparteneva a un tedesco che in commissariato aveva motivato i contanti per un evento all’Autodromo, proprio per una delle manifestazioni che oggi risulta oggetto d’indagine. Nel mirino degli inquirenti gli affitti del circuito da parte di due società svizzere, la Kuno e la Moto Center Thun, e di una tedesca, la Porsche Club Nurburgring Sportpromotion fra il 2007 e 2012. Gli investigatori ritengono che a fronte di sconti e trattamenti di favore non previsti ma in alcuni casi documentati, la differenza o l’intero importo della tariffa venisse versata in contanti nelle mani dell’ex direttore Ferrari.

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