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Morto Giorgio Faletti: la sua storia di ferrarista e pilota

Giorgio Faletti, artista di multiforme ingegno, è stato un grande tifoso della Ducati e della Ferrari. Ha partecipato da pilota a due edizioni del Rally di Sanremo. Nel 1992 è arrivato 15mo con la Lancia Martini ufficiale nel team con Auriol, Kankunnen e Anghini.
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"Ho giocato, benino, a basket, ma quello è uno sport classista: se sei corto, stai a casa. Ho corso in auto, rally, dall’85 al ’98, c’ero al Rally di Sanremo nel ’92 con la Martini Delta. Anche se facevo più ridere da pilota che da comico". Così raccontava Giorgio Faletti, morto oggi alle Molinette di Torino per un tumore, che ha frequentato Sanremo in tre diverse vesti. Prima da cantante, spicca il secondo posto e il Premio della critica per Signor tenente, il brano del 1994 ispirato alle stragi di Capàci e di via D'Amelio. Poi da autore, di Giovane vecchio cuore cantata da Gigliola Cinquetti nel 1995 e di The Show Must Go On scritta per Milva nel 2007. Ma la vita forse meno conosciuta del comico diventato scrittore, dell'artista “larger than life” come l'ha definito il suo amico e romanziere cult del genere noir Jeffery Deaver, è quella di pilota.

Faletti ferrarista – Appassionato di motori, è stato grande tifoso della Ducati e della Ferrari, accomunate da quel colore rosso che campeggia sulla copertina di “Io uccido”, il suo romanzo d'esordio, il più venduto nella storia in Italia dopo Il nome della rosa, ambientato nel weekend del GP di Montecarlo. Tra le vittime del serial killer che si fa chiamare Nessuno c'è il 34enne pilota Jochen Welder, che conosceva bene la paura, “era una compagnia abituale per un pilota di Formula 1. Ci si coricava da anni ogni sabato prima della gara, qualunque fosse la donna che in quel momento divideva la sua vita e il suo letto. (…) Per tanto tempo l'aveva lucidata e battuta la sua paura, dimenticata ogni volta che allacciava il casco o che saliva in macchina e stringeva la cintura di sicurezza (…). Adesso aveva paura della paura. Quella che sostituisce il ragionamento, che ti fa staccare il piede dall'acceleratore un attimo prima del necessario e che un attimo prima del necessario ti fa cercare il pedale del freno. Quella che di colpo ti rende muto e parla soltanto attraverso un cronometro, mentre spiega quanto sia veloce un secondo per un uomo comune e quanto sia lento invece per un pilota”. Un ritratto che nasce anche dall'esperienza diretta di Giorgio Faletti ai rally.

Il pilota che non t'aspetti – Faletti ha partecipato nei primi anni '90 alla cronoscalata ”Il Nido dell’Aquila” sugli sterrati del Monte Pennino, a Nocera Umbra, ma ha cappottato l'auto proprio sull'ultima curva a sinistra. Nella sua carriera di pilota brilla soprattutto la partecipazione al Rally di Montecarlo del 1992, un'edizione che vedeva al via anche Adriano Panatta (ritiro illustre nella prima giornata a causa di un'uscita di strada) e il sultano del Dubai, Bin Sulayem, su Sierra Cosworth, anche lui costretto presto a dire addio alla corsa. Faletti, invece, in coppia con Geppi Cerri, abitualmente navigatore di Dario Cerrato, è stato il più applaudito di tutti al volante di una delle quattro Lancia Martini del team ufficiale. Memorabile la conferenza stampa della vigilia in cui, alla presenza dei compagni di squadra Didier Auriol, Juha Kankkunen e Andrea Aghini, Faletti disse con il suo immancabile humour: "Al d.s. del Martini Racing, Claudio Bortoletto, l'ho già detto chiaramente: non accetto ordini di scuderia, nemmeno se si tratta di favorire Auriol". Alla fine, nonostante la piccola delusione dei tifosi per la scelta degli organizzatori di eliminare la penultima speciale per questioni di sicurezza, si è quasi commosso per un 15mo posto in classifica finale e per un'auto storica che, parole sue, "solo a pensare di accelerare, già va". Per la Lancia Martini è trionfo: Aghini infatti si aggiudica quel 34mo rally d'Italia davanti a Kankkunen. Per Faletti è un'altra piccola grande rivincita personale, una costante nella carriera dell'artista dal multiforme ingegno. “ Tutte le volte che mi sono proposto in una nuova veste, comico o cantante o scrittore, c’è stato qualcuno pronto a sostenere che non avevo il physique du rôle” ha raccontato qualche anno a Vanity Fair.

Sanremo è Sanremo – A Sanremo, dopo aver presentato al Festival del 1995 la struggente “L'assurdo mestiere”, tornerà nel 1998 da pilota. Sempre con Cerri al suo fianco, al volante di una Fiat 500, chiuderà solo al 54mo posto. “Sul mio epitaffio”, diceva a Repubblica, “scriveranno: qui giace Giorgio Faletti, morto a diciassette anni. Ho tanta energia e voglia di mettermi in gioco. Non ho paura di rischiare”. Non l'ha avuta da attore, non l'ha avuta da scrittore, non l'ha avuta da pilota. Non l'ha avuta nell'ultima battaglia contro il cancro.

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