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MotoGP: che gara in Australia! Rossi c’è, Marquez sempre più re

Rossi torna sul podio dopo la frattura alla gamba. Brillano anche Vinales e Zarco. Dal duello Yamaha emerge Marquez, alla sesta vittoria stagionale, dominatore dei circuiti anti-orari. Dovizioso va largo all’inizio e chiude 13mo: è a -33 nel Mondiale.
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Un caos. Una gara Down Under, sottosopra, senza le gerarchie delle qualifiche, senza pensieri e senza tatiche. Tutta pensiero veloce, volontà di precisione, sorpassi al millimetro e graffi sulle spalle. La gara che riconsegna Valentino Rossi, splendido secondo, Vinales e la Yamaha al Mondiale. La gara che a questo punto, non per la matematica ma per la sostanza, consegna il Mondiale a Marquez. "Devi essere più ‘stupido', devi pensare di meno ed essere più aggressivo di loro" dice Rossi nel post gara. "E' stata una battaglia fantastica" ha spiegato Marquez, "negli ultimi due-tre giri ci siamo divertiti davvero tanto". Chi non si è divertito è Dovizioso. Finito largo e ventesimo nelle prime fasi di gara, continua a galleggiare intorno all'undicesima posizione e perde l'ultima volata: finisce 13mo e lontano 33 punti.

Rossi c'è

Era preoccupato del passo, Valentino Rossi, ma a metà gara si ritrova in testa alla gara. In uno dei circuiti iù belli e più affascinanti del Mondiale Rossi, unico dei piloti di testa con la media, torna il Dottore che si mette a dare lezioni. Il Dottore che sembra aver curato la Yamaha, dopo le qualifiche che avevano lasciato più di qualche dubbio.  "Non sono tanto contento, perché come passo non sono abbastanza veloce e non mi trovo benissimo" diceva ieri. "Mi preoccupa di più il mio passo, perché non sono troppo competitivo ma abbiamo visto che con queste moto e queste gomme si può fare un bel passo avanti da un giorno all'altro". Il passo in avanti è più un salto nel buio, un volo leggero, l'orgoglio del campione che si riaccende di passione.

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In una notte Yamaha torna grande

E il passo avanti si vede eccome. Si vede nello spunto di Vinales, che nel lunghissimo duello di gruppo e nella guida completa e lucida di Zarco. Tre indizi che fanno una prova, la Yamaha è davvero tornata.Torna quella di inizio stagione, che illuminava la scena e sognava in grande quando su queste curve si viaggiava nei test di pre-stagione. Ma sull'asfalto scuro, quasi nero, con l'erba verdissima sullo sfondo, sotto il cielo azzurrissimo d'Australia, quelle promesse si rivitalizzano, si vestono di nuovi colori.

Ma il terzetto Yamaha non replica l'alleanza italiana qui all'ultima gara del Motomondiale 125 nel 1990 quando Capirossi arrivò a Phillip Islandda secondo in classifica tra il tedesco Prein e l'olandese Spaan, tutti racchiusi in soli 9 punti e dopo l'uscita di Prein, Casanova, Romboni e Gresini (allora esperto compagno di squadra di Loris) si alleano per rallentare e ostacolare Spaan.

Il Dottore più vincente di tutti a Phillip Island

Due volate disegnano il finale di gara e probabilmente a questo punto l'esito del Mondiale. Il ventaglio a tre per il secondo posto toglie il podio a Zarco, che duella con il Dottore alla ricerca di tagli di luce, in esplorazione di spazi prima immaginati e poi creati. Ma non è un caso se Rossi sia il più vincente di sempre a Philip Island. Qui, dove il Motomondiale è arrivato la prima volta nel 1989 per restarci senza altre eccezioni fino al 1997, Yamaha ha vinto quattro volte, una con Jorge Lorenzo e tre con Valentino Rossi, che complessivamente di successi qui ne ha festeggiati otto (due in 250, uno in 500, cinque in MotoGP), l'ultimo nel 2014.

Dovizioso, che errore!

La seconda fa perdere anche l'undicesimo posto a un Dovizioso vero sconfitto e scontento su una delle piste più belle della stagione. "Desmodovi", che tra le altre cose era tra i pochi ad aver montato la gomma media al posteriore (la maggior parte degli altri aveva la soft), si è ritrovato quindi a battagliare con Dani Pedrosa e Scott Redding, beffato da entrambi sulla linea del traguardo.

Marquez re degli "anti-orari"

Una pista su cui si gira a sinistra, in senso antiorario, e quando si vira a sinistra nessuno va forte come Marquez che amministra un gran premio quasi più da Moto3, con i primi sette rimasti compatti pr oltre metà gara, che ha offerto sorpassi adrenalinici e anche qualche leggero contatto. Negli ultimi 5-6 giri però lo spagnolo ha cambiato completamente ritmo e, approfittando anche della battaglia tra le Yamaha alle sue spalle, è volato in fuga solitaria verso la sua sesta vittoria stagionale. Se mai ci fosse ancora qualche dubbio, è lui il re dei tracciati antiorari.

Cinque pole e cinque vittorie a Austin, 8 su 8 in carriera al Sachsenring tra 125, Moto2, e MotoGP, cinque nel vecchio circuito di Indianapolis, peraltro sempre con pole e giro veloce nelle tre gare in classe regina. Il dominio ad Aragon, Philip Island e Valencia non ha assunto le stesse dimensioni ma in totale Marquez ha disputato 26 GP "antiorari" e ne ha vinti 18. E nelle otto non vinte pesano tre cadute, due a Philip Island, il flag-to-flag di Aragon 2014, i calcoli a Valencia nell'ultima gara della stagione.

Calcoli che Marquez può già iniziare a fare dalla prossima gara. Ora, con 50 punti ancora in palio e 33 di vantaggio, il Mondiale può perderlo solo lui.

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