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MotoGP, GP Argentina: tutti i segreti di Termas de Rio Hondo

Ridisegnato dall’italiano Zaffelli, Termas de Rio Hondo è un circuito tecnico e veloce. Presenta nove curve a destra, cinque a sinistra e un backstraight da un chilometro. Almeno quattro le frenate indicate per il sorpasso. Valentino Rossi festeggerà le 350 gare nel Motomondiale.
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La MotoGP torna per il quarto anno a Termas de Rio Hondo. Il circuito, inaugurato l'11 maggio 2008 con una prova del Turismo Carretera davanti a 65 mila spettatori, viene ridisegnato nel 2012 dall'architetto italiano Jarno Zaffelli (che si chiama così, come Trulli, in in onore del grande Saarinen). L'attuale configurazione della pista, da 4806 metri, ospita per la prima volta la MotoGP nel 2014: ci sono 126 mila tifosi ad ammirare il trionfo di Marquez nella prima gara in Argentina dal 1999. Il tracciato è scandito da nove curve a destra e solo cinque a sinistra, che però sono più severe, soprattutto la 6 e la 11, e questo le due spalle delle gomme tendono a consumarsi nello stesso modo. Considerato il più bello e il più moderno impianto dell'America Latina, è considerato di media difficoltà per i freni dagli ingegneri Brembo, di valore 3 su una scala da 1 a 5 come Losail. Le otto staccate impegnano il pilota in frenata per il 31% del tempo sul giro ma con una decelerazione media di 1g, tra le più basse del Mondiale.

Come si guida

Zaffelli, spiegava a Sportskeeda, ha dovuto vincere una grande sfida: vincere la ritrosia di Hector Farina che trattava il vecchio circuito come un figlio. “Però mi sono accorto subito che sarebbe servito molto lavoro per ridisegnarlo” ha spiegato. “E non l'ho conquistato finché non ha girato per la prima volta sulla pista nuova: alla fine era tutto sorridente”. La nuova configurazione, realizzata grazie al software DroCAS, ha innovato molto alla prima curva, che ora coincide con una delle frenate più dure del tracciato. Per affrontare il curvone a 180°, a destra, i piloti perdono 170 kmh in 238 metri con una forza massima di 12 chili sulla leva. La spettacolare combinazione della 2, a sinistra, che si affronta praticamente con il ginocchio sull'asfalto, e della 3, una veloce in accelerazione (si frena per appena 50 metri), chiude il primo settore e immette sul rettilineo più lungo, 1976 metri, interrotto sotto dalla piega alla curva 4.

L'uscita della 3 segna la fine del primo settore e l'inizio di uno dei punti più delicati della pista, perché sbagliare la traiettoria di ingresso e non avere abbastanza velocità sul back-straight può far perdere diverse posizioni. Si arriva così alla curva 5, particolarmente indicata per i sorpassi. È un tornante a destra che richiede la frenata più impegnativa del tracciato, si passa da 330 a 75 kmh in 270 metri.

Si entra così nella lunga e impegnativa curva 6 che inaugura il terzo settore, il più guidato: si affronta in quarta, in graduale ma costante accelerazione, e conduce alla 7 e alla 8, una doppia a destra che si può considerare come una curva unica, con un falso punto di corda. Inizia quella che Zaffelli definisce “la sezione più impegnativa della pista, dalla curva 9 alla 11. Senza punti di riferimenti chiari, sarà difficile per molti piloti ma una gioia per i tifosi. L'entrata è cieca, in leggera salita, poi i piloti devono cambiare direzione in discesa con poca forza sulla ruota anteriore e cercare di affrontare la 11 con la massima velocità possibile”. In questa combinazione, spiega, la curva 10, che segna l'inizio dell'ultimo settore, “è stata aggiunta perché il software ha evidenziato il rischio che si arrivasse alla 13, un punto delicato e l'ultimo per cercare il sorpasso e la vittoria, con le gomme troppo fredde: e non era sicuro”. Alla curva 11 i piloti devono tenere la moto piuttosto a lungo solo sulla spalla sinistra delle gomme prima degli ultimi decisivi passaggi per la vittoria finale. Il curvone composto dalla 12 e dalla 13, a destra, dove i piloti frenano per sei secondi e passano da 245 a 70 kmh in 230 metri, e l'ultimo cambio di direzione a sinistra, entusiasmano i tifosi sulle tribune e spingono verso l'arrivo, non troppo lontano dall'uscita dell'ultima delle tre curve, piuttosto tecniche. Per questo, saranno garantiti duelli e spettacolo.

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Le gomme

La scelta delle gomme, ha sottolineato Marquez, sarò fondamentale perché l'asfalto abrasivo, le caratteristiche del tracciato e le alte temperature favoriscono un consumo più elevato. Michelin ha scelto soft, medie e dure sia per l'anteriore sia per il posteriore. Le due mescole più morbide prevedono un design asimmetrico, con la spalla destra più dura della sinistra. Il fornitore ufficiale di pneumatici, però, sgonfia la preoccupazione che si possa ripetere quanto visto l'anno scorso, ovvero la gara accorciata con cambio obbligatorio di moto e di gomme. “Ci siamo concentrati molto su questa gara e abbiamo imparato tanto dall’ultima edizione che ha cambiato i nostri piani 2016. L’obiettivo è di migliorare nei circuiti dove abbiamo faticato e Termas è uno di quelli” ha detto il manager Piero Taramasso. La pista non viene molto utilizzata e pensiamo di trovarla abbastanza sporca, la prima sessione servirà più che altro per pulirla ma poi ci aspettiamo miglioramenti per tutti il weekend, condizioni meteo permettendo. L’asfalto è molto abrasivo e ci sono alcune curve molto lunghe e veloci, a questo si aggiungono frenate impegnative, caratteristiche che sollecitano molto le gomme anteriori e posteriori”.“Il meteo – conclude Taramasso – è imprevedibile, quindi ci sono tante variabili in questa gara ma, con l’esperienza e le evoluzioni fatte nel corso degli ultimi dodici mesi, siamo pronti per ogni eventualità e siamo determinati a far bene.”

I numeri: le 350 di Valentino

In Argentina, Valentino Rossi, primo nel 2015 e secondo l'anno scorso grazie anche all'incidente made in Ducati fra Iannone e Dovizioso, disputerà il GP numero 350 nel Motomondiale, con la speranza di centrare la 115ma vittoria e avvicinare le 122 di Giacomo Agostini. Rossi è anche l'unico ad aver vinto insieme a Marquez nelle tre edizioni del GP su questo tracciato in MotoGP.

L'osservato speciale sarà, manco a dirlo, Vinales che va a punti da 17 gare di fila, una serie iniziata proprio dopo la caduta a Termas de Rio Hondo dell'anno scorso quando era in lotta per il podio. Quest'anno, “Top Gun” potrebbe diventare il primo a vincere le prime due gare della stagione dal 2014 e il primo Yamaha a conquistare due successi consecutivi da Wayne Rainey nel 1990.

In Moto2, invece, gli occhi di tutti saranno su Franco Morbidelli capace, come Andrea Iannone, Roberto Rolfo, Michele Pirro e Lorenzo Baldassarri di vincere all'esordio nella categoria. Sempre a punti dal GP di Germania dell'anno scorso, potrebbe diventare anche il primo italiano a vincere due gare di seguito in Moto 2. Dovrà battere la concorrenza di Tom Luthi, l'unico con più di successi nella classe intermedia, recordman peraltro con 36 podi all'attivo.

Cerca il bis in Moto3 anche Joan Mir, quinto l'anno scorso in quello che allora era il suo miglior piazzamento. Con una vittoria in Argentina, il maiorchino del team Leopard Racing potrebbe diventare il secondo spagnolo a vincere due gare di fila in Moto3 dopo Alex Rins. E il primo in assoluto a centrare due successi consecutivi in questa classe dal successo di Brad Binder l'anno scorso a San Marino. In Moto3, il circuito porta bene a KTM che ha il primato delle pole anche se ha vinto solo una volta, nel 2014, con Romano Fenati, l'unico dei piloti al via che abbia già vinto il GP d'Argentina.

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