MotoGP, i segreti del Sachsenring e del leggendario Waterfall
La MotoGP arriva al giro di boa. Sulla Waterfall, una delle curve più spettacolari del Mondiale, passerà una parte del destino della stagione. Il Sachsering, un tracciato un tempo epico dobe il primo Gran Prix si corse nel 1952 e il Motomondiale arrivò nel 1961, all'epoca significava significava un percorso epico e veloce attraverso strade pubbliche e boschi per 9 km di lunghezza. Adesso invece è un tracciato breve, tortuoso, che si percorre in senso anti-orario con 10 curve a sinistra e solo tre a destra e l'incognita di un asfalto nuovo. Rispetto ad Assen, serve un buon compromesso e soprattutto una maggiore agilità in ingresso di curva, magari spostando un po' il peso in avanti ma senza esagerare, per non rischiare di deformare le gomme.
Il circuito per Brembo
Il Sachsenring rientra nella categoria dei circuiti mediamente impegnativi per i freni. Valutato 3, in una scala da 1 a 5, ha il secondo coefficiente più basso tra i GP estivi dopo Assen. Tre delle sette frenate, infatti, si protraggono per meno di 2 secondi ma l'assenza di rettilinei lunghi sull'unico circuito del Mondiale lungo meno di 4 chilometri rende complicato il raffreddamento. Durante un intero giro i piloti della MotoGP utilizzano i freni 7 volte per un totale di 210 volte sull’intera gara, anche se solo una delle sette staccata è considetata altamente impegnativa. I 19 secondi al giro in cui gli impianti frenanti sono chiamati ad intervenire costituiscono il record negativo del campionato, inferiore anche ai 20 secondi di Phillip Island che pur presenta solo 6 frenate.
Un giro di pista
La curva Coca-Cola, la prima staccata, è il “collo di bottiglia” del Sachsenring. È una curva stretta, a destra, in discesa, dove è facile soprattutto nei primi giri tentare il sorpasso. La frenata alla prima curva comporta il maggior sforzo per i piloti e gli impianti frenanti: le moto arrivano a 291 kmh ed entrano in curva a 74 kmh, dopo essere rimasti attaccati ai freni per 244 metri e 5,2 secondi. Qui i piloti subiscono una decelerazione di 1,5 G e dopo una piega a sinistra arrivano alla curva Omega, uno dei punti classici del tracciato. Individuare la traiettoria ideale è difficile. Accelerare in uscita anche perché si tende a perdere il posteriore sull'asfalto un po' scivoloso all'esterno. Qui i freni sono poco sollecitati. Alle curve 2 e 3, infatti, utilizzati rispettivamente per 56 e 58 metri, con carichi sulla leva inferiori in entrambi i casi ai 3 kg. Segue una breve curva a sinistra in salita, dove è fondamentale non scivolare troppo e non caricare troppo la spalla destra della gomma anteriore, che immette verso la Sternquell. Si tratta di un'altra curva a sinistra, molto lunga, leggermente in discesa, che gli spettatori possono osservare benissimo dalle tribune mobili erette proprio in questo tratto. Passate le curve 8 e 9, a destra, separate da un rapido tratto in accelerazione, i piloti si avvicinano alla parte più affascinante del circuito. Qui i piloti vivono l'ebbrezza di poter viaggiare alla massima velocità, con pendenze in discesa anche del 13%, i piloti si preparano al Waterfall, la memorabile curva 11 dove Stoner nel 2012 si ritrovò a perdere l'anteriore nel punto di ingresso cieco. Il Waterfall è una delle sfide più elettrizzanti del MotoGP, come il cacciavite a Laguna Seca. È una curva mozzafiato, che mette paura ma quando la moto viaggia al meglio regala un divertimento unico a piloti e tifosi. Le ultime modifiche nel 2001 hanno portato, dopo il Waterfall, a disegnare il ripidissimo rettilineo in discesa che porta alla Sachsenkurve, del successivo rettilineo in salita e di una nuova ultima curva in ripida salita (la nuova Queckenberg Kurve) che si rifà alla vecchia Queckenberg Kurve attualmente fuori dall'impianto e restituita alla viabilità ordinaria.
Michelin: nuovo asfalto, tante incognite
Su un circuito stretto e tortuoso, ma senza indicatori per il livello di grip considerato l'asfalto nuovo, Michelin mette a disposizione quattro mescole: una morbida, due medie (ma leggermente diverse tra loro), ed uno duro, tutte con la stessa carcassa asimmetrica con il lato sinitro più duro.
“Quella del Sachsenring è sempre una pista difficile per il suo layout insolito, a cui quest’anno si aggiunge un asfalto completamente nuovo” ha dichiarato Piero Taramasso, Manager di Michelin Motorsport Two-Wheel. “Non abbiamo nessuna informazione in proposito visto che non abbiamo potuto provare, quindi siamo un po’ ciechi. In ogni caso abbiamo preparato le gomme in base a ciò che sappiamo e siamo convinti di fornire le soluzioni migliori. Le slick sono asimmetriche sia all’anteriore che al posteriore, così come fatto l’anno scorso” ha poi continuato, “per fornire ai piloti la migliore trazione nel corso del giro. Un’altra incognita è il meteo, visto che l’anno scorso siamo partiti sul bagnato per poi concludere sull’asciutto, quindi porteremo vari tipi di gomme per permettere ai piloti di esprimersi al meglio in ogni condizione.”
Numeri e curiosità
Marc Marquez con sette successi (uno in 125cc, 2 in Moto2 e 4 in MotoGP) e il compagno di box Repsol Honda Dani Pedrosa, per sei volte sul gradino più alto del podio, sono i più vincenti al Sachsenring. Se Rossi dovesse conquistare il secondo GP di fila, come non gli capita dal 2009, potrebbe diventare il secondo più anziano a realizzare la “doppietta” dopo Les Graham che nel 1952 vinse il GP di Monza e del Motjuich all’età di 41 anni e 21 giorni.
Qui dove Honda vince ininterrottamente da sette stagioni in classe regina, l'osservato speciale rimane Andrea Dovizioso, che comanda la classifica iridata con 115 punti. È il punteggio più basso accumulato nelle prime otto gare della stagione del 1993 (allora Kenny Roberts era in testa con 125 punti). D'altra parte era dal 1998 che non si vedevano quattro giocatori separati da così pochi punti (11).
In Moto2, brilla la stella di Franco Morbidelli che ha vinto cinque gare delle prime otto e arriva dall'en plein di Assen: l’ultimo a riuscirci nella classe intermedia è stato Jorge Lorenzo nel 2007. L'anno scorso, però, ha rovinato la gara cadendo mentre era in testa per poi scivolare di nuovo a due giri dalla fine. Tom Luthi, che qui ha debuttato a quindici anni nel 2002, ha festeggiato il 42mo podio in questa categoria. È l'unico in Moto2 che sia andato a punti in tutte le gare da inizio stagione.
In Moto3, Romano Fenati cerca il ventesimo podio (quanti ne hanno ottenuti Brad Binder e Luis Salom). Occhi puntati su Aron Canet, che al TT di Assen ha centrato il quarantesimo successo di un pilota spagnolo in questa categoria dal 2012, e sulla coppia Mir-Migno, gli unici sempre a punti da inizio stagione.
Enea Bastianini, infine, è l'unico dei piloti in pista ad aver già conquistato la pole sulla pista tedesca: il romagnolo è anche l’unico che qui è andato a podio, nel 2015 e 2016, ma senza mai vincere.