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MotoGP, il Mondiale più incerto di sempre

Dopo dieci gare, Marquez guida con 154 punti, 31 in più di Pedrosa, quinto. Con questa media, chiuderebbe a 277 punti, la seconda quota più bassa da quando esiste la MotoGP. “La costanza” diceva Rossi alla vigilia di Brno, “sarà la chiave per il titolo”.
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Una corsa a cinque per il titolo. Dopo dieci gare, l'edizione 2017 della MotoGP rimane una delle più indecifrabili da quando questa categoria è stata introdotta quindici anni fa. Il giro perso da Rossi prima di rientrare ai box che gli ha fatto perdere una posizione sul compagno di squadra Vinales e quasi certamente il quarto podio in stagione a Brno, tiene il Dottore a soli 22 punti da Marquez.

In cinque in 31 punti

Il campione del mondo, tornato a vincere due gare di fila come non gli succedeva dai GP di Argentina e Giappone dell'anno scorso guida con 154 punti in dieci gare, davanti a Vinales a 140, Dovizioso a 133, Rossi a 132 e Pedrosa a 123. Racchiusi in 31 punti, hanno tutti vinto almeno una gara. Tre i successi di Marquez, che ha raggiunto in32 nella classe regina superando Lawson, e Top Gun, a un podio dai 50 in carriera. Due i successi di fila per Dovizioso, uno per Rossi, il capolavoro di Assen, e Pedrosa, fresco di podio numero 109 in MotoGP, il 150mo in Motomondiale, un traguardo toccato nella storia solo da Valentino Rossi e Giacomo Agostini.

Se rispettassero l'attuale media punti nelle otto gare che mancano da qui a fine stagione, Marquez vincerebbe il secondo titolo consecutivo con appena 277 punti, la seconda quota più bassa da quando esiste la MotoGP. Solo nel 2006, ne sono bastati meno per conquistare il Mondiale. Dopo 17 gare, Nicky Hayden fa valere la forza della continuità e si laurea campione del mondo all'ultima gara, a Valencia, vinta da Troy Bayliss all'unica presenza stagionale, schierato dalla Ducati per l'infortunato Gibernau quasi come un premio per la vittoria nel Mondiale Superbike. Hayden vinse con 252 punti, 14.8 per gara, cinque più di Rossi nonostante due soli primi posti, a Assen e Laguna Seca, contro i cinque del Dottore sulla Yamaha YZR-M1, e i tre di Marco Melandri e Loris Capirossi, terzo a fine stagione sulla Ducati Desmosedici.

Marquez: bastano 15 punti a gara

L'attuale media punti di Marquez sarebbe bastata solo per un secondo posto a fine stagione l'anno scorso e per un terzo posto due anni fa. Rossi sta mantenendo praticamente la media dell'anno scorso, molto lontana dai 18 punti a gara del 2015, in cui era salito sul podio in ogni singola gara da inizio stagione a Brno.

Mugugna il Dottore, a Brno, anche se si sforza comunque di vedere il lato positivo. "La responsabilità non è tutta la mia – scherza Rossi -,avevamo deciso che dai box avrebbero controllato i settori dei primi per darmi dei riferimenti sulla lavagna e chiamarmi al momento giusto, visto che non è il mio miglior pregio capire quando fermarsi in queste condizioni, ma hanno aspettato un giro di troppo con la tabella e non so perché. Considerando che un giro in più vale 10" lì mi sono giocato il podio. Di solito in queste gare faccio da 8° a 10° e invece sono 4°: tutto sommato ero veloce, soprattutto sull'asciutto, ma dobbiamo diventare più furbi”.

Quando Lorenzo vinse con 383 punti

È un Mondiale più difficile da interpretare, più tattico rispetto alle edizioni con un dominatore chiaro e incontrastato. Un Mondiale che gli stessi piloti devono affrontare con una mole di variabili più ampia da considerare. E non tutti si trovano al meglio nelle corse di gruppo, un po' come nel ciclismo o nel mezzofondo: c'è chi corre meglio con la lepre a dettare il ritmo e chi si esalta nelle sottigliezze, nelle strategie, nella ricerca dei dettagli.

Chi resta ancora indietro è Lorenzo, che nel 2010 vinse con 383 punti, la quota più alta che si sia mai registrata in MotoGP. Fu un martello in quell'edizione sulla Yamaha YZR-M1: non arrivò mai oltre il quarto posto in tutta la stagione e chiuse la corsa al titolo con quattro gare d'anticipo.

Rossi vinceva da lepre

Anche Rossi si è trovato più spesso a trionfare da lepre. I distacchi sul secondo nelle stagioni delle sue vittorie vanno dai 45 del 2009, l'anno della sua centesima vittoria (traguardo toccato prima solo da Agostini), celebrata nella cornice migliore, nel tempio delle due ruote, ad Assen, ai 145 del 2005. Una stagione indimenticabile, con undici vittorie in diciassette gare, e il titolo già deciso a Sepang, con quattro gare d'anticipo, al termine di un GP complicato, di un duello rusticano con Capirossi sull'asfalto rovente, condotto senza calcoli come fosse la prima gara della stagione.

La costanza farà la differenza

Le prime dieci gare di questo Mondiale disegnano una stagione che ricorda il 2013, l'anno del primo titolo di Marquez, il più giovane a imporsi in classe regina battendo anche il record di Freddie Spencer. Nonostante Lorenzo avesse vinto 8 gare rispetto alle 6 del campione del mondo e alle 3 di Pedrosa, terzo, i piazzamenti hanno fatto la differenza. Marquez, a podio in tutte le occasioni in cui ha tagliato il traguardo, chiude in testa con 334 punti, quattro in più di Lorenzo e 34 più di Pedrosa.

Allora come oggi, la costanza sarà la chiave per vincere. “Devi essere forte quando ti senti bene con la moto e con le gomme, cercando invece di non avere troppi problemi quando non sei al top con l'assetto. Devi farti trovare pronto in ogni situazione” come ha commentato Rossi alla vigilia del GP di Brno, dove nel 1996 festeggiava la prima vittoria in MotoGP.

In queste condizioni, ogni piazzamento, ogni punto conta. Per i giovani Top Gun e per i dottori più esperti, per i campioni in cerca di conferme e per i secondi che sognano un posto al sole. Con una sola regola, per tutti: si vince e si muore per ogni singolo centimetro.

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