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MotoGp, l’anno che verrà: Ducati, all-in su Dovizioso per battere il Dream Team

Marquez e Lorenzo insieme in Honda sono già la grande storia del 2019. Il Cabroncito ha commesso solo due errori in stagione, ha vinto e controllato. Scelta diversa per Ducati che ha chiuso la miglior stagione dal 2007. Petrucci affiancherà Dovizioso, prima punta per la corsa al titolo. Rossi sogna ancora il decimo titolo, Yamaha promette cambiamenti.
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Il quinto titolo di Marquez segna un 2018 nutrito di rivalità interne, di vecchie ruggini, di nuove ambizioni. Di strette di mano chieste, forse non troppo sinceramente dal Cabroncito, e molto sinceramente rifiutate da un Rossi che si ferma al rispetto in pista. La maturità dello spagnolo, non più solo Marc-attack, ha colorato una stagione dalle molte sotto trame. Il Dream Team 2019 con Jorge Lorenzo, arrivato alla fine di un rapporto raddrizzato troppo tardi con Ducati che pure ha saputo condurre verso strade nuove, è già il tandem più osservato del paddock. Ma una domanda rimane: in MotoGp si vince con una o due punte?

I numeri di Marquez, il dominio della Honda

Nove vittorie prima di Valencia, il quinto titolo in classe regina conquistato con tre gare d'anticipo. Due soli errori, in Argentina e al Mugello. I numeri di Marc Marquez lo candidano ad essere già uno dei più grandi piloti di sempre. Vanta gli stessi titoli di un'altra leggenda della Honda, Mick Doohan, imbattibile fra il 1992 e il 1998. Entrambi hanno avuto un amico geniale, Jerry Burgess e Santi Hernandez (gli ingegneri di pista), ma hanno attraversato epoche diverse con una concorrenza diversa. Nel 1997, l'anno del maggior dominio di Doohan, che vinse il titolo con 143 punti, tutti i suoi rivali guidavano la sua stessa moto, una Honda NSR500.

Marc Marquez ocn gli stivali dedicati a Doohan
Marc Marquez ocn gli stivali dedicati a Doohan

Non si può dire lo stesso per la RC213V di Marquez che formerà formare il Dream Team 2019 con Jorge Lorenzo. Un duo, quello ufficiale HRC, da undici titoli mondiali complessivi. In MotoGP, solo il team ufficiale Yamaha all'epoca di Lorenzo e Rossi aveva vinto di più. Nell'era pre-MotoGP, bisogna tornare al 1999, alla coppia Doohan-Alex Criville in Honda. E ancor più indietro, alla coppia d'oro Yamaha con Eddie Lawson e Wayne Rainey (sette titoli in due) nel 1990, o ai ruggenti anni Settanta della MV Agusta di Giacomo Agostini, in coppia con Mike Hailwood nel 1965 e Phil Read nel 1973.

Marquez-Lorenzo: l'unione farà la forza?

Certo, dopo l'incidente di Aragon il matrimonio ancora da celebrare non si può dire sia partito nel migliore dei modi. “Se Marquez avesse fatto la curva normalmente mio figlio ora starebbe bene e questo nessuno lo può discutere. Non capisco come mai la Direzione gara non intervenga sulla questione” diceva il padre di Lorenzo, che comunque aveva già ricevuto le scuse del campione del mondo. “Gli sono molto grato per la possibilità di essere in Honda nel 2019” ha detto ad Autosport Lorenzo, che sembra avere le qualità per domare la Honda così come è riuscito a evolvere il suo stile di guida in Ducati. Lorenzo, che non arriva per far da secondo, porta comunque l'esperienza con compagni di squadra ingombranti come Dovizioso e Rossi: i due arrivarono a separare i box per non condividere i dati, e i rapporti peggiorarono nel 2015 quando lo spagnolo all'ultima gara favorì Marquez. Il Cabroncito, invece, ha sempre avuto accanto piloti ben consapevoli di un ruolo diverso, di scudieri un po' come Daniel Pedrosa, al passo d'addio. "Mi ha insegnato tanto” ha detto Marquez in conferenza stampa a Valencia per salutare Pedrosa, prossimo collaudatore KTM. “Non è come le persone credono. Davanti alle telecamere sembra molto timido, ma in realtà è molto divertente, è stato un grande compagno di squadra”.

Jorge Lorenzo e Marc Marquez - Getty images
Jorge Lorenzo e Marc Marquez – Getty images

Ducati, la miglior stagione dal 2007

E' proprio verso questa architettura di squadra che si muoverà il team ufficiale Ducati, alla miglior stagione dallo storico titolo mondiale del 2007 di Casey Stoner, al secondo e definitivo addio al team dopo aver contribuito a raccogliere dati per rendere la Desmosedici una delle moto più competitive in pista nelle ultime tre stagioni.

Domenicali: l'anno prossimo Dovizioso unica carta per il Mondiale

In almeno quattro gare (Qatar, Barcelona, Austria, Misano), la Ducati ha espresso una superiorità soverchiante sulla Honda. Dovizioso e Lorenzo si sono equamente divisi i sei successi in stagione della Desmosedici anche se Dovi, complice l'infortunio dello spagnolo nel finale di stagione, ha raccolto più podi, altri cinque nel 2018. "Non si può dire che sia mancato qualcosa a Lorenzo. In questi casi manca qualcosa all'insieme” ha detto il capo tecnico Luigi Dall'Igna a Sky. “Di sicuro avevo aspettative diverse, pensavo che non servisse un anno di ambientamento per poter esprimere il suo potenziale sulla nostra moto. In realtà le cose sono andate in modo un po' diverso”.

Per puntare al mondiale piloti, di fronte al Dream Team Honda l'ad Claudio Domenicali sceglie di giocare a una punta sola. “La ragione per cui abbiamo scelto Petrucci e non Lorenzo per il 2019 è stata la volontà di non dividere le vittorie tra due piloti” ha candidamente spiegato al quotidiano spagnolo As. “Ce la giocheremo con Dovizioso, perché, nel momento in cui abbiamo preso la decisione, era il pilota più solido sul quale costruire una simile strategia”. Petrucci, che ha iniziato in Ducati da collaudatore delle moto di produzione, vuole essere ricordato come uno di quei piloti che ha incarnato la filosofia e la passione per la Ducati come Bayliss, Stoner e Capirossi. Le premesse ci sono, e la nuova Desmosedici, a giudicare dalle prime impressioni di Michele Pirro che l'ha provata al Ricardo Tormo di Valencia, sembra pronta per le grandi destinazioni. E a passare dal titolo nel Mondiale eSport con Lorenzo Daretti, alias Trastevere73, a un trionfo reale atteso da oltre dieci anni.

Marc Marquez e Andrea Dovizioso / MotoGP.com
Marc Marquez e Andrea Dovizioso / MotoGP.com

Yamaha, un gap da colmare presto

Chi resta ancora in mezzo al guado, appeso al sogno del decimo titolo, è Valentino Rossi, che non vince dal capolavoro di Assen del 2017 rimasto per 26 gare l'ultimo successo Yamaha prima dell'acuto di Maverick “Top Gun” Vinales a Phillip Island. Non basta di certo a cancellare i problemi di grip, trazione, accelerazione e gestione delle gomme, non si illude il managing director Lin Jarvis che a Marca ha lasciato intendere piani di rinnovamento per il 2019 senza scendere nel dettaglio. “Abbiamo avuto molte discussioni internamente” ha detto. “Abbiamo alcune idee, ma devono essere cristallizzate. Non c’è dubbio che ci saranno cambiamenti nell’organizzazione. Tutto sarà chiaro prima del 2019”. Soprattutto, bisognerà colmare un gap in termini di elettronica che ha creato sulla M1 problemi sconosciuti a Honda e Ducati.

Una sorpresa però già c'è per l'anno prossimo, la promozione per il team satellite di un ex giovane prodigio che sembrava perso per i grandi palcoscenici, Fabio Quartararo, prossimo compagno di squadra di Franco Morbidelli. Due volte campione nazionale in CEV Moto3, già etichettato come nuovo Marquez non solo perché spinto in Moto3 dallo stesso manager del Cabroncito, Emilio Alzamora, ha fallito anche dopo un frettoloso e non del tutto giustificato salto in Moto2. Le dure lezioni in due stagioni da ballerino di fila basteranno a fargli vivere la prima da protagonista? Per Jarvis evidentemente sì. “E' giovane, ha talento e non ha pressioni” ha detto, come riporta Autosport. “Con la giusta mentalità, nella giusta struttura, se sei disposto a lavorare i risultati arrivano”.

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Le novità regolamentari

Qualche novità di sicuro arriverà in termini di regolamento. A Sepang, la Gran Prix Commission ha deciso di aumentare le sanzioni per chi supera i limiti di velocità in pitlane e di estendere a 75 minuti l'intervallo fra l'annuncio della temperatura ufficiale ambientale e l'inizio della gara. Inoltre, previsti un unico standard per i caschi e specifiche più dettagliate per i tubi e le pompe dei freni. A Valencia, prima dell'ultimo GP dell'anno, i piloti si son detti contrari invece alla possibile introduzione di zavorre. “In MotoGP non ha nessun valore, perché se sei pesante avrai degli svantaggi nella velocità di punta ma avrai altri vantaggi” ha detto Marquez. Chi è minuto come il Cabroncito o come Pedrosa va forte in rettilineo ma ha più difficoltà in frenata e nei cambi di direzione. “Se invece sei pesante come Petrucci” ha aggiunto Lorenzo, “ puoi essere più lento in rettilineo ma puoi avere più benefici quando piove forte o riuscire a riscaldare meglio le gomme”. A ciascuno il suo. Non sono già tutti segnati i percorsi che portano al successo.

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