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MotoGP: Marquez, la ferocia dell’intelligenza per la nona sinfonia al Sachsenring

Marquez eguaglia le sei vittorie di fila in top class di Agostini. Niente Marc-attack oggi. Fa sfogare in avvio Lorenzo, che paga la scelta della soft all’anteriore e crolla dopo metà gara. Ottima la strategia di Rossi. Due Yamaha sul podio: Vinales in extremis passa Petrucci, con una Ducati ormai instabile al posteriore.
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Ha aspettato, ha lasciato sfogare Jorge Lorenzo, ha ragionato e accelerato. Marc Marquez ridefinisce i limiti del dominio di lungo periodo. A due passi dalla città un tempo intitolata a Karl Marx, firma la vittoria numero 40 nella top class, la 66ma nel Mondiale. Sul circuito che gira dieci volte su tredici a sinistra, Marquez domina da quando è arrivato in MotoGP nel 2013. Eguaglia i sei successi in classe regina di Giacomo Agostini sulla vecchia versione del Sachsenring, al Gran Premio della Germania Est, il primo per il Motomondiale in un Paese del blocco sovietico. Se si considerano tutte le classi, restano ancora ineguagliati i dieci successi di Agostini. Marquez, che raggiunge i nove come Mike Hailwood, consegna alla Yamaha la tredicesima vittoria su questo tracciato, la nona di fila

Marquez, intelligenza feroce

Ipotizzava una gara a due tempi, Marquez, con il mistero degli ultimi dieci-quindici giri senza certezze per nessuno sulla tenuta delle gomme, "Per quel motivo abbiamo lavorato duro per cercare di tenere un passo attorno all'1'21" alto. Sarà difficile. Dovremo vedere dove riuscire a dare un po' di più perché sarà la seconda parte della gara a essere determinante" diceva ieri dopo le qualifiche, dopo una sudata nona pole consecutiva in tutte le categorie.

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Marquez, che pure ha la media dietro, spinge, si rimette dietro Lorenzo ma in fondo la sua guida vellutata non si spinge mai al limite. Nessuna frenata estrema, la moto viaggia sui binari, senza ondeggiare, senza sfiorar l'asfalto, senza saltar sui cordoli.

Resta nella scia di Lorenzo, anche se i tempi un po' scendono verso il decimo giro, primo drop previsto del rendimento della gomma. E con l'arrivar del calo, quando la scia prolungata diventa controproducente perché riduce l'afflusso d'aria e fa salire la temperatura del battistrada, si butta dentro alla curva 1 e in un paio di giri prende quattro decimi di cuscinetto.

Lorenzo, che errore la soft all'anteriore

"Normalmente parto bene con la Ducati. Ma, per esempio, al Montmelo Marc è partito meglio di me. Dunque potrebbe accadere anche domani. Ovvamente cercherò di partire nel miglior modo possibile, ma non penso sia fondamentale iniziare la corsa al comando" prometteva Lorenzo, che dalle parole è passato ai fatti. Notevole lo spunto all'interno, il migliore di tutti, che lo lancia primo dopo la prima curva. " L'importante sarà cercare di salvaguardare le gomme per la seconda fase della gara, per gli ultimi 15 giri".

E qui il passaggio dalla teoria alla pratica salta. Contento del passo nelle ultime libere, sceglie la media al posteriore perché, spiega, le soft potrebbero crollare prima nel corso della gara" spiegava. Ragionamento impeccabile. In effetti la soft davanti crollerà dopo metà gara. Peccato che Lorenzo abbia una soft all'anteriore, e la sua gara finirà lì.

Lorenzo, che ha triplicato la dimensione della protezione al ginocchio, ridisegna la prima parte di gara da uomo solo al comando, sul ritmo dell'1.21.9. Va in progressione su una Ducati che non vince qui dal 2008 con Stoner davanti a Rossi e Vermeulen. Quando però finisce largo alla prima curva, per quanto poi rimedi alla frenata successiva, intuisce che il pericolo sta per arrivare. E' l'inizio del giro chiuso con l'attacco vincente di Marquez, e la situazione non fa che peggiorare. Lo infila anche Rossi, e l'anteriore si fa scivoloso e ballerino. Perde efficacia e stabilità in frenata, esce anche dai primi cinque.

La gran domenica del Dottore Rossi

Sarà per questo che in extremis Ross è passato dalla soft alla media dietro, per un inizio deciso in una gara di gruppo nei primi passaggi. "Siamo riusciti a migliorare il bilanciamento della moto e già da questa mattina sono stato più veloce. Poi ieri avevamo provato una cosa di elettronica per cercare di migliorare l'accelerazione ma purtroppo non funzionava. E' stato facile tornare all'assetto base e ora la moto va meglio".

Rossi evidenzia, nel trenino iniziale dietro Marquez, un'impressione già emersa in qualifica e nel warm up. La Yamaha, soprattutto dopo il rettilineo in discesa, fa più fatica a mantenere trazione e velocità e perde in uscita di curva rispetto alla Honda.

"Guardando la storia questa è una pista in cui ci sono state sfide memorabili come ad Assen. Sinceramente non so perché, forse per la sua conformazione. Se magari i primi aspettano un po' per non finire le gomme si potrebbe vedere un bel gruppo di moto. Vedendo i tempi fatti sino a ora siamo in tanti ad avere un passo per stare nelle prime posizioni. Quindi magari sarà un'altra gara di gruppo".

E così è, almeno per metà. Rossi, animale da gara e da corsa, uomo della domenica, fa il massimo possibile con una Yamaha che di più non poteva dare. E chissà che sarebbe successo se Maverick Vinales avesse veleggiato sulla M1 nei primi giri come negli ultimi. Top Gun, più fresco e deciso, infila all'ultimo giro un Petrucci col posteriore ormai instabile, che su una scodata vede cancellarsi l'illusione del primo podio al Sachsenring, dove comunque era arrivato al massimo nono, nel 2015.

Petrucci, un sogno svanito sul più bello

Eppure era proprio lui il più veloce nei primi giri. Il romano, il più fisicamente massiccio e il più energico dei piloti Ducati, si adatta al ritmo conservativo dei primi in avvio ma anche per stile di guida finisce per stressare di più gomme e telaio. E il finale diventa quello di sempre, che lascia da sei anni una domanda inevasa: chi fermerà El Cabroncito al Sachsenring? La risposta, con il circuito quasi certamente destinato a sparire dal calendario, ormai soffia nel vento.

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